Gli stranieri paragonano la lingua italiana ad un suono melodioso Politica

Da piccolo ero assai attratto dall'ascolto delle parlate, e in particolare m'incantavo a cogliere anche le più recondite sfumature della cadenza francese. Non che ne capissi il significato, ma quella tipica modulazione della bocca e le onde sonore che si propagavano mi lasciavano fantasticare su cose lontane, che avevano allo stesso tempo un che di elegante e di magico. La stessa cosa non potevo pensare della lingua italiana, semplicemente perché nessuno mi aveva fatto notare che potevo essere nello stesso tempo attore della parlata e critico dell’espressione verbale. O comunque non avrei potuto esserlo. Né col tempo è cambiata questa particolarità, nel senso però che non mi sono più posto il problema. Ma ora leggo che l’italiano, dopo l’inglese, il francese, lo spagnolo e il tedesco, è la lingua più studiata all’estero, addirittura prima del cinese, parlata in forte ascesa. E’ un’indagine del ministero degli Esteri, dove tra l’altro risulta che l’italiano è al primo posto fra le terze lingue straniere più studiate nel mondo.

Ma torniamo per un attimo alla musicalità, perché anche questa è stata una recente scoperta. Benedetto sia internet, perché tra le negatività delle varie surroghe, non ultima la deficienza del lato umano nei rapporti personali, di contro mi ha fatto prendere coscienza di un’armonia particolare della nostra lingua, legata alla sua dolcezza sonora. E nei dialoghi ho cominciato a porvi più attenzione, oltre alla naturale percezione dei significati. Sono sempre stato convinto che l’impressionante vicinanza e corrispondenza tra il pensiero e la sua verbalizzazione davvero mette ai primissimi posti la lingua italiana; e spesso mi rendo conto, fermandomi sui lemmi, sui significati e sui sinonimi, delle infinite possibilità di utilizzarli, scomponendo e ricomponendo la tavolozza come fa il pittore con l’inesauribile ricorso alle tinte ed alle sfumature dei colori. Ma non sapevo che l’italiano fosse celebrato per la tipica musicalità, che lo rende una lingua straordinariamente gradevole da sentire. Molti stranieri, magari quelli con inflessioni rudi e gutturali, al di là dei gusti personali paragonano la nostra lingua ad un suono melodioso, come un motivo piacevole e delicato. Ed andando a ritroso nel tempo si potrebbe ricordare come anticipatore di questa tendenza il monaco lollardo John Wycliffe, dichiarato eretico, che nel prologo alla seconda edizione della Bibbia fa una difesa della sua traduzione in volgare, implicitamente fornendo anche un giudizio di merito sulla qualità della lingua italiana parlata.

E’ quasi superfluo rifare la storia delle lingua italiana nelle varie epoche storiche, soprattutto riguardo alle sue implicazioni con le culture incrociate a seguito di viaggi, guerre, alleanze, scambi mercantili e culturali, così come è marginale in questo discorso passare in rassegna coloro che hanno concorso alla supremazia definitiva dell’italiano sul latino. Una sola citazione, una per tutte, va fatta, ed è quella di Pietro Bembo che affermava che “due parti sono quelle che fanno bella ogni scrittura, la gravità e la piacevolezza; e le cose poi che empiono e compiono queste due parti, son tre: il suono, il numero, la variazione”.

In connessione con la XVI Settimana della lingua italiana nel mondo (titolo: L’italiano e la creatività: marchi e costumi, moda e design) il prossimo 17 e 18 ottobre si terrà a Firenze la II edizione degli Stati generali con il titolo “Italiano lingua viva”. La prima edizione si era tenuta nel 2014. L’iniziativa nasce dall’esigenza di chiudere un vuoto, e cioè la mancanza in Italia di una politica linguistica, anche con implicazioni esterofile, fatta eccezione per la Comunità radiotelevisiva italofona (Cri), ascoltata lì dove la nostra lingua è usata o di ufficiale utilizzo. Così come nel 2014 anche quest’anno si sono attivati cinque gruppi di lavoro, che presenteranno le proprie risultanze nell’incontro del 17 e 18 innanzi richiamato, che si sono interessati delle seguenti tematiche:

▪ l’italiano nel mondo e l’italofonia (investire sull’insegnamento e le sezioni bilingui);

▪ strategie di promozione linguistica all’estero e attrazione degli studenti (Mediterraneo, Cina, Balcani, scuole e università);

▪ le nuove tecnologie e la comunicazione linguistica (apprendimento digitale, cinema, teatro, musica, design, moda, enogastronomia);

▪ la certificazione unica e la cliq;

▪ lingua, valore e creatività (la lingua e il mondo delle imprese creative e delle industrie culturali).

UBALDO ARGENIO

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