A Solopaca il Santuario Mariano del Roseto Chiesa Cattolica

Conosco dall’infanzia la prodigiosa immagine della Madonna Nera di Moiano, Santa Maria della Libera, essendo nato nella fertile e meravigliosa Terra Caudina. Ho più volte celebrato, predicato, guidato novenari di preghiera nel bel Tempio moianese e nella vicina chiesa di San Sebastiano dove tante volte ho ammirato la “Cappella Sistina del Sannio” del pittore Tommaso Giaquinto del 1700.

Ho gioito recentemente, quando ho appreso che il vescovo di Cerreto - Telese - Sant’Agata dei Goti, mons. Giuseppe Mazzafaro, ha deciso di elevare a Santuario Mariano la Cappella della Madonna della Libera, all’interno della chiesa di San Pietro Apostolo, per il culto molto sentito nella popolazione caudina e sapientemente incrementato dal parroco don Josif Varga, mio ex alunno.

La stessa decisione il vescovo Mazzafaro ha preso per il Santuario  di Santa Maria della Strada in San Lorenzo Maggiore e Santa Maria del Roseto in Solopaca. Conoscevo l’esistenza di questo antico Santuario solopachese dal racconto storicamente puntuale del mio amico mons. Vincenzo Canelli, ma domenica 29 maggio, nella festa dell’Ascensione, insieme agli alunni dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Benevento, ho vissuto in questo splendido luogo una giornata indimenticabile. Ora l'importanza di questo Tempio sacro mi è più chiara. La badia eretta nella terra di Melizzano rimonta intorno all’anno mille.

Nel 1214 si ha notizia di un certo fra Simone, priore della Comunità monastica. Nel 1347 il “Roseto” ha il suo primo Abate, Giovanni da Morcone, dell’Ordine di San Benedetto. La comunità rosetana è costituita da monaci verginiani, monaci benedettini in abito bianco come a Montevergine. Nel 1509 la Badia dopo molti anni fulgidi viene tramutata in  Commenda, fino al 1803, quando, abolita la feudalità, la cura della badia viene affidata a degli eremiti.

Il complesso di epoca medievale sorge sul crinale di una collina, detta collina del Roseto. L’abside è orientata verso l’abbazia benedettina di Montecassino. Così anche la Statua della Madonna posta nell’abside guarda verso Montecassino. Nel corso del tempo, per l’incuria degli uomini, la fabbrica del monastero crolla, e così la chiesa, giudicata poi “indecente” per le funzioni di culto viene infine interdetta.

Dietro le sollecitazioni del vescovo Pietro Marioni i fedeli di Solopaca, notoriamente “capotuosti”, non fanno mancare la loro sollecita generosità. Dopo i danni del terremoto del 3 giugno 1688, un colpo più duro viene inferto dal terremoto del 1805. Chiesa e badia semidistrutte, vengono abbandonate.

Anche questa volta i solopachesi si rimboccano le maniche e coltivano la viscerale devozione alla Madonna con la proverbiale generosità e testardaggine, ripristinando l’antico complesso. Nella chiesa del Roseto, nel passato, vi erano due icone della Madre di Dio e quella che ora si ammira sull'altare maggiore è probabilmente una copia di quella più antica.

La patria delle icone è l’Oriente. La nuova chiesa risale al 1857. Nei momenti di maggiori calamità naturali e nelle ricorrenti avversità, la fede del popolo si manifesta forte e sincera, anche attraverso gesti penitenziali intensi e significativi. Ogni anno il primo lunedì di giugno la discesa della Madonna in paese e il primo lunedì di settembre la risalita in montagna.

Lungo la via vecchia che conduce al Roseto in zona “Rottecielli”, una grossa pietra rudimentale a forma di sedia, per antica tradizione popolare viene ritenuta “la sedia della Madonna” che i fedeli carezzano per devozione ma senza utilizzarla come sosta ristoratrice in segno di rispetto verso la Madre di Dio.

Una simile leggenda è legata alla “Sedia della Madonna” lungo Il tratturo che conduce a Montevergine. La geografia Mariana del popolo sannita ha veramente una identità forte e storicamente documentata.

MONS. PASQUALE MARIA MAINOLFI