Anno Santo straordinario 2025 - In cammino con Papa Orsini, Pastore Santo e modello per tutti i Pastori della Chiesa Chiesa Cattolica

Pubblichiamo l’ultimo scritto lasciatoci in eredità dal nostro carissimo Don Pasquale, assiduo e coltissimo collaboratore di Realtà Sannita, ricordando che oggi alle 16.00, presso la Parrocchia di San Gennaro, si svolgeranno le esequie, presiedute dall’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca.

Il 29 maggio 1724 terminò il lungo e laborioso conclave convocato alla morte di Innocenzo XIII per l’elezione del nuovo pontefice. Risultò eletto il cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento che assunse il nome di Benedetto XIII. La notizia procurò grande tripudio in Roma e in tutta la cristianità. Grande anche la sorpresa per la scelta del successore di Innocenzo XIII.

Orsini era certamente una delle più eminenti figure del sacro collegio, ma non era il papa atteso anche per la sua avanzata età, aveva 75 anni. Più sorpreso di tutti fu proprio lui, l’eletto, santo e dotto arcivescovo di Benevento che, quando lasciò il suo episcopio per recarsi al conclave, nella sua umiltà, a tutto pensava fuorché alla possibilità di non farvi più ritorno perché scelto a “presiedere nella carità” il governo della Chiesa universale, una, santa, cattolica e apostolica.

La sua riluttanza ad accettare il prestigioso incarico pontificale assunse toni drammatici e fece epoca. Un diplomatico del tempo che aveva seguito a Roma le vicende del Conclave, raccogliendo tutte le notizie e indiscrezioni che sempre trapelano dai conclavi, scrisse all’indomani dell’elezione: “nell’Eletto si è trovata la maggiore ripugnanza del mondo ad accettare le chiavi di S. Pietro” (Pastor, Storia dei papi, Vol. XV, pag.670).

Le pagine del diario orsiniano confermano quanto riferito dal diplomatico: “fin dal giorno antecedente ci si intorbidò fortemente lo spirito nell’udire cosa lontanissima dal nostro pensiero, e che mai avremmo potuto immaginare, quale fu l’essersi uniti i nostri Eminentissimi fratelli a nostro danno col volerci eleggere a Supremo Vicario di Gesù Cristo. Per l’orrore che un tale annuncio ci cagionò a riguardo della nostra insufficienza, supplicammo quei saggi Elettori a porre l’occhio in più idoneo soggetto a sì importante elezione ed a menare gli ultimi giorni in santa quiete con la nostra dilettissima Sposa, la Chiesa Metropolitana di Benevento, ma niente badando i signori cardinali alle nostre istanze ed al nostro pianto, ci portarono o meglio ci trascinarono alla Cappella Sistina”, (Orsini, Diari, IV, 2). 

Umiltà sincera e profonda quella di Orsini ma i fatti dimostrano che ne era degnissimo. Infatti Orsini è uno dei più grandi pontefici per pietà, dottrina, zelo pastorale, apertura sociale, “un pastore antico, aperto all’effervescenza del nuovo”.

Ad appena 7 giorni dalla elezione, Benedetto XIII, spedisce un lunghissimo Breve Apostolico al Capitolo metropolitano di Benevento, traboccante di affetto e accorato rimpianto per l’antica Diocesi (39° Synodus, pag.10).

Dopo aver espresso il suo “acerbo dolore per essere stato divelto e strappato dall’abbraccio della dilettissima Chiesa che aveva retto per trent’otto anni, due mesi e dieci giorni” (i minuti carteggi sono suoi) annunciava: “una sposa così ardentemente e costantemente amata giammai vogliamo abbandonare, ma seguendo l’esempio di S. Leone IX e di Alessandro II, Nostri Predecessori, che ritennero il primo la Diocesi di Toul e il secondo di Lucca, abbiamo deciso di conservare la Chiesa Beneventana il cui ricordo sarà per Noi sempre in benedizione”.

Nominava in linea provvisoria il Vescovo di Avellino e Frigento, Mons. Francesco Antonio Finy suo sostituto ad pontificalia, concedeva la più ampia facoltà al Vicario Generale Mons. Filippo Coscia e terminava impartendo al Clero e alle popolazioni diocesane la prima apostolica benedizione.

Così Orsini continuò ad essere arcivescovo di Benevento non solo di nome, anche dopo che il 5 settembre 1725 ebbe nominato suo coadiutore con diritto di successione per l’arcivescovado di Benevento il Cardinale Niccolò Coscia. Questa decisione di Benedetto XIII di conservare l’antica diocesi, caso rarissimo nella storia dei papati, ancora oggi, a trecento anni dalla sua elezione pontificia, commuove ed entusiasma la popolazione sannita- irpinina.

In questo Giubileo della Speranza 2025 abbiamo più volte ricordato qui, su Realtà Sannita, i 48 anni di episcopato (1686-1730) di Orsini nella più vasta diocesi del Mezzogiorno, con circa duemila visite pastorali, tutte registrate in un centinaio di volumi, nella città di Benevento e nelle 97 terre, comprensive di circa 150 parrocchie; e celebrò 44 sinodi diocesani, più 3 concili provinciali, che fece prima stampare singolarmente nella tipografia arcivescovile da lui impiantata e poi raccolse in un poderoso “Sinodicon”.

Divenne così il Vescovo che più ne ha tenuti in tutta la storia della Chiesa. E che preferiva un tipo di governo sinodale, cioè “comunitario”. Tra le scarse e precarie economie, segnate spesso da angherie e ingiustizie nei confronti di più poveri, non abbiamo trascurato di sottolineare i monti frumentari promossi da Vincenzo Maria Orsini, a partire da quello istituito a Benevento il 14 febbraio 1694.

Più volte in quest’anno abbiamo valorizzata l’opera preziosa svolta da Mons. Giovanni Giordano… e ancor più quella del Prof. Angelomichele De Spirito.

Dice bene il grande storico Gabriele De Rosa, quando afferma che: “De Spirito si è immerso in questo pelago di visita e, dopo un’opportuna selezione di quelle rimaste, le ha studiate con una continuità e coerenza, fedele a quel metodo di ricerca di cui discutemmo al  convegno italo-francese, che si tenne  a Capaccio-Paestum nel 1972, sul  tema la società religiosa nell’età moderna... L’impresa cui si è accinto De Spirito, con la pubblicazione nelle Edizioni di Storia e Letteratura delle visite pastorali di Orsini, è straordinaria; sotto certi aspetti disarmante per le dimensioni e lo scrupolo erudito che accompagna ogni documento: dei questionari inviati ai parroci, con domande sempre più specifiche, quanto più mutava il corso degli eventi sociali, dei rapporti tra Chiesa e Stato, della pace e della guerra, della vita economica, sino alla visita vera e propria, con i suoi “decreti” e i riferimenti agli editti emanati nei sinodi diocesani, al colloquio del Vescovo con il popolo, all’indagine sullo stato materiale delle chiese, alle tante notizie che consentono, nella loro successione, di verificare i cambiamenti e le trasformazioni del “tempo religioso”.

Il modello della visita orsiniana può ben figurare accanto a quello della visita Borromeana. Senza trascurare i più recenti contributi offerti dall’amico Fernando Giuseppe Miele e dalle iniziative promosse da Mons. Mario Iadanza attraverso l’Ufficio beni culturali e arte sacra di Benevento.

Un anno straordinario vissuto intensamente nella luce di Papa Orsini, un pastore santo, vero modello per tutti i pastori della Chiesa.

MONS. PASQUALE MARIA MAINOLFI