Apre a Capodimonte la chiesa di San Giuseppe Moscati Chiesa Cattolica

“Nella notte del Santo Natale del 1980 abbiamo celebrato per la prima volta la messa nella scuola rionale e da allora ci siamo arrangiati nella medesima struttura fino a oggi e lì continueremo a esercitare i nostri doveri cristiani fino all’apertura di una vera e propria chiesa. Prima ancora il quartiere Capodimonte apparteneva alla parrocchia di S.Bartolomeo, ora finalmente potremo vantare e beneficiare di un edificio nostro”. E’ così che Don Aurelio Pulla, parroco della chiesa di “S.Giuseppe Moscati” ci illustra l’esigenza di questa nuova struttura che ha tanto fatto discutere di sé, comportando anche delle modifiche al piano urbanistico, dunque alla viabilità del quartiere. Di tale argomento se ne occupò anche la trasmissione di A.Ricci “Striscia la notizia”, che ironicamente presentava le difficoltà di attraversamento della strada circostante la Chiesa, dunque l’inagevole raggiungimento della stessa. Al di là delle critiche e del superficiale polverone sollevato , il vero aspetto da cogliere risiede nell’esigenza degli abitanti del quartiere di godere di una chiesa, degna di dichiararsi tale.
Fino al dieci dicembre, giorno in cui avverrà l’apertura della chiesa, e da ormai troppo tempo, i fedeli del quartiere Capodimonte hanno partecipato alla messa domenicale, all’attività catechistica e a tutti gli impegni parrocchiali stando in una stanza della scuola per l’educazione primaria che porta lo stesso nome della chiesa, arredata da un altare, il susseguirsi di stazioni della “via crucis” appese al muro e una cinquantina di sedie. Sabato, 10 dicembre, alle ore 17:00, in occasione della festa della Madonna di Loreto, partendo dalla scuola si arriverà in processione alla chiesa dove avverrà un rito tutto particolare che è quello della consacrazione. A celebrare la messa ci sarà anche l’Arcivescovo di Benevento, Mons. Serafino Sprovieri e tra i presenti vi saranno: il sindaco, Sandro D’Alessandro, l’Amministrazione Comunale, il presidente della provincia, Carmine Nardone, il sottosegretario al Welfare, on. Pasquale Viespoli, e l’ordine dei medici. L’invito è stato rivolto al personale sanitario della città proprio perché S.Giuseppe Moscati era un medico. Nato nella casa della famiglia Leo, accanto all’Arco di Traiano, il 27 luglio 1880, egli scelse la professione medica ritenendo tale attività un nobile impegno sociale tutto a vantaggio della gente più bisognosa, ed è proprio per tale motivo che la chiesa parrocchiale ospiterà nei suoi locali anche un laboratorio di bioetica con una sorta di centro medico che vanta una qualificata equipe di professionisti che offrono la loro esperienza, volta ad attuare volontariato nei riguardi dei meno abbienti. San Giuseppe Moscati ha esercitato la sua professione a Napoli all’ “Ospedale degli Incurabili”, essendo, tra l’altro, libero docente di medicina al policlinico della città. Ai suoi discenti insegnava tutto ciò che sapeva, senza ostentare quella superbia e quella gelosia del proprio bagaglio culturale di cui molti docenti vanno fieri. Prima di essere docente e medico era quell’uomo che passava per i bassi di Napoli a visitare i poveri.
Ciò lo appagava più di ogni altra cosa soprattutto quando metteva il suo cestino sul tavolo dicendo: “Chi ha metta, chi non ha prenda”. Egli viveva il suo rapporto con Dio asserendo che tutto ciò che non vi conducesse non avrebbe avuto alcun valore. Il 12 aprile del 1927 muore accasciandosi sul tavolo per l’elevato carico lavorativo che il suo cuore non è riuscito più a sostenere. Nel 1975 viene beatificato da Paolo VI e riceve la canonizzazione da Giovanni Paolo II nel 1987. La vita del Moscati fu breve, 47 anni appena, ma intensamente vissuta. Vivere, d’altronde, non consiste nel far scorrere molti anni, ma nel rispondere a una vocazione, nel portare a termine un progetto. Tanto bastò al Moscati per realizzare su di sé il piano divino, un piano di amore, di servizio e di santità. Commemorando il Moscati a Benevento, nel 1975, il prof. Luigi Gedda disse che, quando una creatura viene alla luce, subisce inevitabilmente qualcosa del mondo in cui nasce e porta, quindi, con sé, per tutta la vita, condizionamenti psicologici e immunizzazioni ambientali.
Se volessimo prestare ascolto a questa teoria, apparirebbe ovvio indicare immediatamente la genuinità della fede e dei sentimenti, l’amore per il dovere e per il sacrificio, l’umanità forte e schietta della gente sannita. Egli amò la sua città natale, non se ne staccò mai. Il suo primo biografo, Mons. Ercolano Marini, afferma che “Fu sempre nei desideri di Giuseppe conoscere la casa in cui era venuto alla luce, e in una delle prime volte che si recò a Benevento, per l’esercizio della sua professione , domandò ai signori Leo, ai quali è passato in proprietà il palazzo Andreotti, di poter vedere la stanza in cui era nato e tornò a Napoli tutto lieto di aver visitato la casa, che per alcuni anni era stata abitata dai suoi genitori”. La popolazione sannita è orgogliosa di questo suo figlio, la nostra terra pur cosi ricca di intelligenza, di esponenti della scienza e della cultura, di testimoni di fede e di Santità, si aspetta da tempo un futuro migliore, un modo di vita nuovo, una comprensione più larga, nella speranza di una sua maggiore espansione umana e di una più profonda promozione in un organico sviluppo culturale, scientifico ed economico. La prima pietra della nuova Chiesa è stata posta il 30 maggio del 1993, nuove pietre tocca a noi porle sulle altre, affinché non ci sia mai un’ ultima pietra, affinché le mura della struttura respirino aria sempre più pura, affinché si sollevi un unico e forte canto di fede, ma soprattutto di pace, che parta dal quartiere Capodimonte, passi per le strade della nostra città e arrivi nel mondo.

MARIASERENA PELLEGRINI