Benedetto XIII Orsini Chiesa Cattolica

Sembra impossibile che in una terra emarginata del sud sbocci una santità unica e originale. Santità in tempi e condizioni difficili: illuminismo arrogante e famiglia aristocratica con un enorme patrimonio. Pier Francesco Orsini, erede al ducato di Gravina, sceglie la strada della fraternità domenicana, inusitata per la cultura del tempo corrosa da razionalismo, pragmatismo e materialismo.

Agli agi della vita ducale il giovane Orsini preferisce l’austero richiamo del Vangelo dando significativo valore alle cose che contano e mai appassiscono. La conferenza del cardinale Angelo Amato del 26 novembre 2009 nel monumentale salone della Biblioteca Casanatese rimbalzò sulle pagine dell’Osservatore Romano e su molti siti cattolici, suscitando nuovo interesse intorno al Papa di Gravina già arcivescovo di Benevento dopo il servizio pastorale offerto a Manfredonia e Cesena. Con decreto del 15 febbraio 2010 il Vicariato di Roma ha introdotto finalmente la causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Benedetto XIII.

Illustri studiosi hanno già scritto di lui sottolineando gli aspetti più significativi della sua poliedrica personalità: Angelomichele De Spirito si sofferma sull’Orsini come modello di vescovo secondo le indicazioni del Concilio tridentino accostandolo al Borromeo e Barbarigo; Pietro Giannone sul tratto familiare, la semplicità sorprendente e la generosa propensione per le celebrazioni liturgiche, i battesimi, la consacrazione di templi ed altari, la benedizione di campane ed il restauro di paramenti e suppellettili sacre; Lodovico Antonio Muratori la vita integerrima, la pietà, lo zelo, la sapienza e le altre virtù umane e cristiane, doti manifestate nel lungo e generoso governo pastorale, mentre il popolo lo considerava già santo in vita apprezzandone l’umiltà e il distacco dalla ricca e benestante parentela, ineffabile carità e tenerezza verso i poveri, aspre penitenze e digiuni, generosità e rettitudine, libertà da ogni forma di frode, artificio o intrallazzo politico, pur tra la gloria del pontificato; Luigi Fiorani la forte sensibilità spirituale e religiosa; il barone Ludwig von Pastor, infine, sottolinea un aspetto che costituisce indubbiamente il “fil rouge” dell’intera esistenza dell’Orsini, vale a dire la “pietas”, che si rivela in modo evidente nel suo culto per la Madonna e per i Santi. Infatti tra le sue opere emergono soprattutto i Sermoni Mariani.

La nobiltà della nascita, le rare virtù, la bontà dei costumi ed il prestigioso ministero pastorale svolto, l’hanno reso ammirabile dinanzi alla Chiesa e al mondo. La poliedrica figura di Benedetto XIII emerge così nella complessa trama dei suoi rapporti con gli uomini del suo tempo e della sua partecipe presenza in tutti gli ambiti investiti dal suo ministero.

Vincenzo Maria Orsini fu nominato arcivescovo dell’antica e prestigiosa sede beneventana il 18 marzo 1686, facendo il suo ingresso a cavallo di una bianca chinea il 30 di maggio. Il terremoto mise subito a soqquadro la città. Fu salvo per miracolo. Ricostruì edifici sacri e profani. Diede nuova sistemazione alle reliquie dell’Apostolo San Bartolomeo.

Oltre a quelli diocesani radunò 3 concili provinciali. Nel 1702 dopo aver speso tante fatiche e tanto denaro per ricostruire Benevento giunse un altro terremoto che produsse lutti e rovine. Sotto il cumulo di tante sciagure non si scoraggiò e fra mille sacrifici ricostruì quanto era stato distrutto. Realizzò l’acquedotto per la città assetata e tante altre opere. Fatiche senza numero. Ben 49 sinodi celebrati. Moltissime visite pastorali, consacrazioni e catechesi.

Trovò un clero molto scadente ma con leggi e provvedimenti vari ne elevò grandemente il livello culturale e spirituale. Provvide di statuti i collegi canonicali rimettendo in auge la liturgia corale delle ore. I parroci li volle dotti, morigerati e attivi. Ebbe gran premura per i religiosi e le monache, moltiplicandone le fondazioni. Portò in Benevento e diocesi nuovi ordini religiosi, mostrandosi sensibilissimo ai loro bisogni.

Promosse tenacemente l’osservanza della Regola. In pieno rigore giansenistico diede grande impulso alla vita sacramentale, favorì la Comunione dei fanciulli, la vocazione di quelli che erano veramente chiamati, istituì in più luoghi l’amministrazione del Sacramento del perdono, edificò, restaurò e dotò un’infinità di chiese e per queste fondò i monti “delle fabbriche ecclesiastiche e dei tetti”, istituì lezioni e catechesi sulla Divine Liturgia e riformò il canto sacro. In modo specialissimo provvide alla sacra suppellettile delle chiese, soprattutto le più bisognose.

Il nostro arcivescovo Orsini fu fervido assertore e difensore della dottrina cristiana obbligando i parroci ad insegnarla. Introdusse in Benevento i chierici della dottrina cristiana, moltiplicò le missioni popolari annuali dando forza ad un’attività catechistica sorprendente. Ricostruì il seminario attrezzandolo di un sapiente regolamento. Ricostruì il palazzo arcivescovile e molte case canoniche. Fondò a beneficio dei poveri, dei pellegrini e degli ammalati i monti frummentari e gli ospedali che egli amava chiamare “patrimonium Christi”.

Proibì qualsiasi distrazione dei beni mobili e immobili. Rilevò con cura lo stato patrimoniale degli enti ecclesiastici. Tutelò il ricco patrimonio culturale: biblioteche e archivi. Fece compilare il famoso “Bullarium selectum sacrae beneventanensis ecclesiae”. Pretese in ogni parrocchia o rettoria un proprio archivio. Il 29 maggio 1724 venne eletto Papa. Dedicò 38 intensissimi anni di vita pastorale al nostro Sannio e alla nostra Benevento. Fu Pontefice santo. In lui brillarono carità, giustizia, liberalità, austerità e pietà.

Dopo breve malattia, pieno di anni e di meriti rese l’anima a Dio il 21 febbraio 1730. La sua salma dapprima inumata nella basilica di San Pietro fu poi solennemente trasportata nel tempio domenicano di Santa Maria sopra Minerva in Roma, nello splendido mausoleo che ne conserva le ceneri. Attendiamo di vederlo santo così da invocarlo ancora come amico e speciale protettore della nostra città e del nostro territorio.

PASQUALE MARIA MAINOLFI

 

 

 

 

 

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