Chiese chiuse Chiesa Cattolica

Benedetto XIII, Vincenzo Maria Orsini, contemplativo e allo stesso tempo pratico, uomo di Dio e molto vicino alle sofferenze della gente affidata alla sua responsabilità pastorale, per 44 anni, anche da Pontefice, rimane Arcivescovo di Benevento (1686 - 1724). Ama Benevento come la sua “patria del cuore”.

Un vescovo speciale: consacra chiese, altari, portali, prescrive iniziative di ristrutturazione edilizia e riorganizzazione urbanistica e a futura memoria ne segnala gli eventi nei registri e nelle lapidi. Mobilita risorse, energie, istituzioni e confraternite. Costruisce ospedali, ospizi, acquedotti, chiese e tutto ammoderna, decora, rinnova. Chiama gli ospedali “patrimonium Christi”, tutela e cura il ricco patrimonio artistico e culturale, chiese, biblioteche e archivi. Definisce le edicole votive, vere finestre del Cielo per i viandanti lungo la strada: “Oratoria viarum”.

Eredi di questa luminosa tradizione civile ed ecclesiale, facciamo una fatica immane a digerire lo scempio di tantissime chiese oggi inaccessibili, saccheggiate e pericolanti. Altre trasformate in attrazioni turistiche a pagamento. Oggi diamo purtroppo la deludente prova che non sappiamo cosa farcene di tutto questo “ben di Dio” e bene pubblico. In verità mancano: visione, prospettiva, ispirazione e profezia. Invece anche qui si potrebbe costruire un futuro diverso, più umano. E non sprechiamo molte parole sulla improvvida e deludente decisione di chiudere tutte le chiese in questi due pesantissimi anni di pandemia. Quanti danni psichici e spirituali l’insano provvedimento ha procurato, soprattutto a quelli in cui la paura ha soverchiato la fede e nonostante il vaccino e le maniacali precauzioni sono stati ugualmente contagiati dal virus, soprattutto perché l’ansia ha inesorabilmente abbassato le difese immunitarie.

Deludente la mercificazione del patrimonio ecclesiastico. Circa 85.000 chiese storiche italiane sono un bene pubblico, almeno dal punto di vista morale. Sono sempre più le chiese accessibili a pagamento o destinate ad attività economiche redditizie o addirittura alienate. Tantissime quelle di cui siamo privati a causa del loro abbandono, degrado, crollo o chiusura. Proviamo un dolore viscerale di fronte alla rovina materiale e morale di una parte crescente di questo patrimonio, tanto esteso quanto vario, delle grandi basiliche, conventi, monasteri, fino alle piccole chiese rupestri.

Tocca ai cittadini italiani e ai cristiani salvare le loro chiese storiche, mantenendole intatte, aperte al pubblico, al servizio del pieno sviluppo della persona umana, riconoscendo la funzione educativa delle cose belle, dell'arte come della musica.

L’Italia sacra, crolla.

Luoghi di silenzio, oasi di senso, dove è possibile abbracciare la storia. La straordinaria Napoli sacra è in agonia. Si tratta di un’ecatombe culturale. Squarci nei tetti, scrosci di acque piovane, montagne di escrementi di volatili e topi, schianto e crolli. Il martirio delle antiche chiese riguarda tutta l’Italia, da San Giuseppe dei Falegnami in Roma alle centinaia di chiese avvolte dai rovi e circondate dai rifiuti nei quartieri storici di Napoli, fino alle 30 chiese storiche in totale abbandono a Venezia. Una via dolorosa delle chiese in rovina che attraversa tutta la Penisola. Chiese abbandonate e luoghi di culto in rovina in tutt’Europa. Chiese sconsacrate. Un rosario di sconfitte, di morti annunciate e recuperi ancora possibili.

Nel Seicento, il cistercense Ferdinando Ughelli ci regalò il suo capolavoro erudito “Italia sacra”, una sorta di geografia e storia delle diocesi italiane in 9 monumentali volumi, ma dopo 4 secoli, brancoliamo in un Alzheimer collettivo che ci strappa via ogni giorno un brandello di storia e di memoria, mentre tutto inesorabilmente si sgretola, in un terribile, generale silenzio. È l’immane naufragio dell’Italia sacra, un atroce “genocidio culturale”.

Quando le chiese si chiudono ai cittadini, si aprono ai ladri. Assistiamo attoniti all’inesorabile spogliazione delle chiese chiuse. Di chi la colpa? Di decine di governi che hanno tagliato sul patrimonio culturale e la sua manutenzione e di inquietanti mercanti del tempio dimentichi che accanto alle opere di misericordia corporale ci sono anche le opere di misericordia spirituale. La forza della bellezza può salvare il mondo, consigliando i dubbiosi, insegnando agli ignoranti e consolando gli afflitti. Le antiche chiese sono ancora una “Biblia pauperum”, un luogo di formazione, istruzione, conoscenza e liberazione per i poveri di denaro, di cultura e di spiritualità.

Se le chiese tornano a essere case vive per i vivi, allora tornano a essere luogo di annuncio del Vangelo cristiano e del primato dell’essere umano, fabbriche della Pace in un mondo che ancora si diverte a fare la guerra. Il primo dovere dello Stato è dunque quello di tenere aperte queste “cliniche dello spirito” che fanno parte del “patrimonio storico artistico della Nazione” (art. 9 della Costituzione). La funzione educativa delle cose belle è insostituibile. Tutte le cattedrali e le chiese monumentali sono una perenne liturgia di pietra, un tangibile invito alla “Comunione dei vivi e dei morti”, un luogo privilegiato dell’incontro tra l’uomo e il Dio dei viventi che vi abita, granai di sopravvivenza nella stagione invernale dello spirito che purtroppo viviamo.

MONSIGNOR PASQUALE MARIA MAINOLFI