Così conobbi Padre Pio Chiesa Cattolica

Mons. Pasquale Maria Mainolfi oltre che autorevole collaboratore di questa testata giornalistica è attivissimo parroco della Chiesa di San Gennaro nel cuore del Rione Mellusi. È poi scrittore, saggista, nonché direttore dell’Istituto di Scienze Religiose Redemptor Hominis; colto e appassionato predicatore richiesto in tutte le diocesi d’Italia. È altresì un vero e proprio vulcano di idee e promotore di viaggi e pellegrinaggi. Ben conoscendo la sua particolare devozione per Padre Pio che da giovane ha conosciuto personalmente abbiamo voluto incontrarlo proprio per saperne di più sul suo supporto con il Santo di Pietrelcina

Monsignore, come inizia la sua conoscenza con San Pio da Pietrelcina?

Sono nato in una famiglia di operai, quinto di sette figli, soprattutto nelle serate d’inverno eravamo intorno al focolare e papà raccontava spesso di aver partecipato ad un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo organizzato dal nostro parroco dotto e severo, Antonio Lombardi, per incontrare un frate cappuccino che, portava sul corpo le stesse piaghe di Gesù, confessava per lunghissime ore cambiando la vita di grandi peccatori ed aveva costruito un grande ospedale per sollevare le sofferenze umane. La curiosità e la fantasia concorrevano a generare in me una certa paura ed un enorme fascino per questo personaggio misterioso. Le immagini dello Stimmatizzato sannita circolavano anche in casa mia. La barba di Padre Pio e la profondità dei suoi occhi mi attiravano.

E poi cosa fece?

Lessi diverse biografie sul Padre, mi recai sui luoghi d’origine in Pietrelcina, cominciai a sognarlo spesso ed anche ad “incontrarlo” nel cuore della notte. Si mostrò con me sempre benevolo e dolcissimo, offrendomi sempre preziose indicazioni nel cammino di formazione.

Ma lo ha conosciuto personalmente?

Penso di averlo conosciuto personalmente anche se per vie non ordinarie, da seminarista, negli anni di ministero sacerdotale a Sassinoro, dove Padre Pio si era recato da ragazzo con la compagnia di pellegrini pietrelcinesi al Santuario di Santa Lucia e come novizio in paese durante gli anni di permanenza nel convento di Morcone, e a Benevento, dove l’amato Padre fu ordinato sacerdote nel Duomo, il 10 agosto 1910 dall’Arcivescovo Ausiliare mons. Paolo Schinosi.

Ci racconti qualche sua esperienza diretta con Padre Pio che l’ha particolarmente segnata?

Ne ricordo uno in particolare. Lo “incontrai” in una grande e antichissima chiesa tra una folla di vescovi, sacerdoti e religiosi convenuti per un ritiro spirituale. Fuori del tempio moriva tanta gente catapultata nella cripta di quella chiesa da volontari che reclamarono la mia compassione, per offrire almeno una benedizione ai numerosi cadaveri. Lo feci e stanco salii in chiesa per domandare l’aiuto di altri sacerdoti. Tra questi incontrai Padre Pio che fissò i suoi occhi nei miei e disse: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu fermati e ascoltami”. Poi esprimendosi sempre nel nostro dialetto sannita, aggiunse: “La cosa più brutta del mondo è il peccato, bisogna fare ogni sforzo per evitarlo, dillo anche agli studenti quando ti rechi in Seminario a fare scuola”. Mi rattristai molto per le sue parole, ma egli continuò: “La cosa più bella del mondo è il perdono di Dio, che ci perdona 70 volte sette, cioè sempre, senza stancarsi mai”. Infine affermò: “Ma la cosa più grande del mondo è l’Amore di Dio”. E ancora aggiunse: “Ma tu lo sai veramente cos’è l’Amore di Dio?”. Impressionato dal suo dire non proferii alcuna parola. Ma lui incalzò: “Se vuoi sperimentare cos’è l’Amore di Dio, abbracciami forte fino a stritolarmi e non ti vergognare”. Lo feci con delicatezza a motivo della forte emozione e soggezione e allora fu lui a stringermi con una forza inaudita, dicendomi: “Ora apri il tuo cuore e non temere!”. Il mio cuore batteva fortemente all’unisono col suo ed il sangue delle sue stimmate bagnava la mia veste talare. Ebbi la netta sensazione che il mio cuore stesse per esplodere e farsi a pezzi. Al dolore fece seguito una gioia indescrivibile, mai assaporata nella vita. Ero felice. Allora lui mollò la presa e concluse: “Hai capito ora cos’è l’Amore di Dio? Don Pascà, ce sta d’ascì pazzo!”.

Cosa ha scritto e pubblicato su di Lui?

Prima dell’anno sacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI ho scritto “Maestri e Sentinelle”, Cento profili di preti beneventani”. La maggior parte di questi ruotano alla figura di Padre Pio, il più grande sacerdote beneventano, l’unico sacerdote stimmatizzato dopo l’eterno sacerdote Gesù, in 2000 anni di cristianesimo. Recentemente ho contribuito alla pubblicazione del volume “Le risposte di Padre Pio”. Ho scritto molti articoli ed ho tenuto conferenze sul nostro grande Santo in diverse città d’Italia.

Come è presente San Pio nella chiesa parrocchiale di San Gennaro in Benevento?

Nel 1994 commissionai una statua di marmo di Carrara per il santuario di Sassinoro e nel 1996 una statua di legno realizzata dall’artista Agide Finardi di Bolzano per la chiesa di San Gennaro. Il 13 maggio 1998 abbiamo dedicato la cripta di San Gennaro a Nostra Signora di Fatima e Padre Pio, prima ancora che ne avvenisse la beatificazione. Ogni anno il 23 settembre organizziamo in città la processione in suo onore. Padre Pio riscuote molta fiducia e devozione da parte della gente e persino tra i giovani e i bambini.

Tra i suoi parrocchiani, c’è stato qualche episodio significativo riguardo alla presenza di San Pio?

Molti riferiscono di aver ottenuto grazie particolari. Qualcuno afferma di aver visto la statua animarsi. Alcuni bambini dicono che Padre Pio ha risposto al loro saluto col sorriso. Un fatto è certo: Padre Pio è un uomo serio, solido, forte, deciso. Padre Pio è un sacerdote santo, generoso, sempre attento ai bisogni della gente. Taumaturgo eccezionale. Maestro impareggiabile di vita spirituale. Una meravigliosa stella di firmamento per tutti. Un vivo calice per la nostra sete.

ANTONIO FLORIO