''Dilexit nos'': l'enciclica di Papa Francesco sull'amore umano e divino del Sacro Cuore di Gesù Chiesa Cattolica

Dopo “Lumen fidei” (29 giugno 2013) scritta a “quattro mani” con Benedetto XVI, “Laudato sì” (24 maggio 2015) sulla crisi dell’ambiente e le necessità della cura del Creato, “Fratelli tutti” (3 ottobre 2020), “Dilexit nos” (24 ottobre 2024) è la quarta enciclica di Papa Francesco per un mondo che sembra aver perso il cuore. Ricorre infatti questo anno il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù nel 1673 a Santa Margherita Maria Alacoque.

L’enciclica scritta veramente “col cuore” vede la luce in un momento veramente drammatico per il genere umano, duramente provato da guerre, squilibri sociali ed economici, sfrenato consumismo, nuove tecnologie che rischiano di snaturare l’essenza stessa dell'uomo. Urge dunque, mai come oggi, recuperare il cuore perché “questo mondo sembra aver perso il cuore”.

Il documento pontificio raccoglie le preziose riflessioni dei testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che affonda le sue radici nella Bibbia, per riproporre oggi alla Chiesa e all’umanità un culto carico di bellezza spirituale. Invero, a partire da San Claudio de la Colombiere, guida spirituale della veggente di Paray-le-Monial, i Gesuiti si sono sempre distinti nella diffusione del culto al Cuore di Cristo, dinanzi all’invadente illuminismo, così da porre un argine contro la diffusa mentalità razionalistica che ha ampiamente alimentato la cultura atea e anticlericale. Nel 1856, Pio IX ha esteso la festa del Sacro Cuore di Gesù a tutta la Chiesa.

Ricordo con sconfinata gratitudine l’esperienza del mese ignaziano di esercizi spirituali ai quali ho partecipato, insieme ad altri 70 diaconi provenienti da tutta l’Italia, la vigilia della ordinazione sacerdotale, nell'estate 1983, nella cinquecentesca Villa Sacro Cuore di Triuggio (MB), sotto la guida energica e spiritualmente formidabile del Gesuita padre Giorgio Bettan, straordinario apostolo del Sacro Cuore e direttore nazionale del movimento “Apostolato della Preghiera”, fondato sempre dai Gesuiti nel 1844.

L’enciclica “Dilexit nos”, sull’amore umano e divino del Sacro Cuore di Gesù, prende l’abbrivio dalla lettera ai Romani dell’Apostolo San Paolo (Rm 8,37). Cristo infatti “ci ha amati...e nessun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore”. Il tema del cuore è centrale nell’antropologia biblica ed è presente anche nei Vangeli, dove Gesù mostra se stesso come “mite e umile di cuore” (Mt 11,29).

I Padri della Chiesa hanno sviluppato il tema del cuore, a partire dalla ferita del costato di Gesù, da cui uscì “sangue e acqua” (Gv 19,34) simbolo dei sacramenti della Chiesa. Nel Medioevo, grazie ai francescani e domenicani, la devozione al Sacro Cuore di Gesù si è ampiamente diffusa tra il popolo e nell’età moderna ha avuto riconoscimento liturgico. Le encicliche pontificie comunicano nuovo impulso a questa speciale devozione: “Annum Sacrum” di Leone XIII, “Miserentissimus Redemptor” di Pio XI,

“Haurietis aquas” di Pio XII, fino al Concilio Vaticano II, dove è detto che “Cristo ha amato con cuore d’uomo” (Gaudium et Spes, 22). Dopo il Concilio il culto al Sacro Cuore si è un po’ affievolito. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci hanno offerto numerosi interventi sulla spiritualità del Sacro Cuore, nelle loro catechesi. Il Cuore è espressione viva dell’immensa carità di Cristo. Il “Cuore trafitto” è la sorgente della nostra speranza, il culmine dell’Incarnazione e della Redenzione. Il secolo XIX vede l’apoteosi della devozione al Sacro Cuore con la costruzione, nel 1875, della Basilica del Sacro Cuore nel quartiere Montmartre a Parigi. Tantissime scuole, chiese, parrocchie, confraternite e congregazioni religiose portano il Suo nome.

Nel XVII secolo, con la rigidità del Giansenismo, la devozione al Cuore di Gesù ha saputo tenere desta la dimensione corporea ed effettiva della fede, in un’epoca in cui la religiosità rischiava di essere pensata in chiave esclusivamente intellettuale. Memorabile la riflessione del Gesuita beneventano Padre Giandomenico Mucci: “Dal sacrocuorismo al Sacro Cuore” (in Civiltà Cattolica, 2013, II, 596-601), per una spiritualità ben fondata nella Scrittura, Tradizione e Magistero, capace di snodare i misteri principali della nostra fede: Trinità, Incarnazione Redenzione con al centro l0’Eucarestia, in una chiara prospettiva escatologica.

Dice Papa Francesco: “Nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore” (Dilexit nos,20); “la società mondiale sta perdendo il cuore” (n. 22); “siamo feriti da tante falsità, aggressioni e delusioni” (n. 37); “La proposta della Comunione eucaristica il primo venerdì del mese... anche oggi farebbe molto bene perché, in mezzo al vortice del mondo attuale alla nostra ossessione per il tempo libero, il consumismo e il divertimento, i telefonini e i social media, dimentichiamo di nutrire la nostra vita con la forza dell’Eucarestia” (n. 84).

“San Pio da Pietrelcina, Santa Teresa di Calcutta, Santa Faustina Kowalska, San Giovanni Paolo II e molti altri santi più recenti, ripropongono la devozione al Cuore di Cristo con un forte accento sulla vita gloriosa del Risorto e sulla sua misericordia divina” (n.149); “solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità” (n. 219).

Papa Francesco infine mette in guardia i supponenti moderni rigoristi giansenisti dal disprezzare la devozione popolare al Cuore di Gesù, quasi che questa possa allontanare dalla più pura adorazione di Dio: “La forte avanzata della secolarizzazione aspira a un mondo libero da Dio con varie forme di manifestazioni di una spiritualità senza carne” (nn. 86-87). Per essere veramente “più assetati di Dio” e “meno ossessionati” da noi stessi, abbiamo bisogno di purificare con le lacrime, questo “guazzabuglio del cuore umano” (Alessandro Manzoni), con la tenerezza paziente e misericordiosa del Cuore di Cristo.

MONS. PASQUALE MARIA MAINOLFI

Foto: desta.it