Fra Pasquale Raffa, religioso mercedario del Santuario della Madonna di Carpignano Chiesa Cattolica

Nel Vangelo leggiamo questa splendida preghiera di lode, sgorgata dal cuore limpido e contemplativo di Gesù: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Mt 11,25-26).

Ogni qualvolta riascolto questa luminosa preghiera di Gesù, il mio cuore corre immediatamente a Fra Pasquale Raffa, religioso mercedario del Santuario della Madonna di Carpignano.

Proprio nei primi anni di ministero parrocchiale in San Gennaro a Benevento ebbi la provvidenziale opportunità di conoscere Fra Pasquale Raffa.

Nel 1996 organizzai presso il Santuario della Madonna di Carpignano (AV) due campiscuola: dal 3 al 7 luglio per l’Azione Cattolica Ragazzi “Alla scoperta dell’Isola di Kalòs”, l’isola della bellezza, per aiutare i ragazzi a leggere la propria vita con occhi sapienti; dal 26 al 30 luglio per l’Azione Cattolica Giovani, sul tema “Giovani: educazione all’amore e alla famiglia”, tematica sviluppata sotto il profilo etico, medico e testimoniale, per comprendere l’amore come tempo di grazia per prepararsi ad un serio cammino di coppia alla presenza di Dio.

In quelle intense giornate di preghiera, riflessione e giochi, notai la presenza umile e serena di Fra Pasquale Raffa (Zungoli 29.03.1926 - Carpignano 16.11.2022). Mi accorsi immediatamente che il soprannaturale dimorava nel cuore ed anche nel mite sorriso del religioso della Mercede. Avvertii il bisogno di avvicinarlo. Mi presentai e l’empatia nacque senza grandi sforzi. Mi raccontò delle sue umili origini familiari, delle numerose esperienze lavorative come garzone al servizio di più padroni e la gioia della vocazione alla vita verginale per il Regno nella famiglia religiosa dei Mercedari, fondati da San Pietro Nolasco, postulantato e noviziato a Nemi (RM) e la sua presenza a Carpignano sin dal 1954, la custodia del Santuario Mariano, il lavoro nell’orto del Convento e l’impegno peregrinante di frate questuante. Nei giorni successivi mi confidò il suo grande amore per il Crocefisso ed il Tabernacolo, per la Madonna di Carpignano e per le anime da salvare con la predicazione umile e semplice e soprattutto col buon esempio.

Le sue mani nodose raccontavano la generosità nei lavori manuali ma gli occhi pieni di luce e di stupore erano feritorie di luce del mistero d’amore per Dio che portava nella sua delicata e sincera spiritualità. Mi confidò dei suoi colloqui notturni col Crocefisso. Mi raccontò dei tanti incontri con le famiglie dove consegnava il calendario del Santuario mariano e l’invito rivolto a tornare ai Comandamenti, alla Messa domenicale, al Rosario recitato in famiglia e alle opere buone da compiere anche dinanzi alle ingratitudini. Volle anche confessarsi con me, aprendo il suo cuore a confidenze circa il suo intenso vissuto interiore. Al tramonto del giorno notavo con quanto fervore guidasse in Santuario la preghiera del Rosario in preparazione alla Celebrazione Eucaristica vissuta intensamente e dopo cena ancora impegnato a realizzare Corone del Rosario da distribuire ai fedeli. Fece dono anche a me di una di queste corone che accettai con sconfinata gratitudine. I suoi occhi erano pieni di luce, il suo volto colmo di pace, le sue parole semplici e infuocate dal fervore spirituale che si alternavano tra l’italiano e il dialetto della terra irpina che, comprendevo molto agevolmente.

Dopo quella prima volta, sono tornato spesso a Carpignano e sempre l’ho trovato immerso nella preghiera o nel lavoro, con la serena letizia di un uomo contento di servire Dio e sostenere i fratelli nel cammino di fedeltà al Vangelo. Sempre sono rimasto conquistato da queste note che lo caratterizzavano: umiltà, semplicità, sobrietà, essenzialità, radicalismo evangelico, concretezza, fede limpida e senza fronzoli, laboriosità senza risparmio di energie, carità pronta e generosa, accoglienza ospitale e premurosa, speranza certa nella presenza di Dio nella storia di ogni uomo.

Anche dopo la sua morte la memoria della sua eroica santità di vita è ancora molto viva tra la gente che ha avuto la gioia di conoscerlo e stimarlo.

Anch’io coltivo la viva speranza di vedere il suo corpo traslato dal cimitero di Grottaminarda al Santuario di Carpignano e che presto la Chiesa lo metta in alto sul candelabro perché possa continuare ad illuminare quanti dimorano nella “città di Dio”.

In Fra Raffaele Raffa si è rinnovata la grandezza di Dio proclamata dalla Madonna nel Magnificat: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,52).

MONS. PASQUALE MARIA MAINOLFI