I Riti della Settimana Santa in Foglianise nel secolo breve Chiesa Cattolica

Alcune pagine di vita ecclesiale appaiono nei fondali del Mare Magnum della storia locale, esse sono sensazionali scoperte, riportate a galla per gli uomini del nostro tempo, per evitare che i flutti della rete, della navigazione sui web, delle piattaforme online, cancellino le orme del passato, impresse dall’inchiostro, al fine di comprendere il senso autentico del quotidiano, immerso nel terzo millennio. I riti della Pasqua, le ultime ore vissute da Gesù, narrate con dovizia di particolari nei Vangeli, segnano i momenti salienti del Figlio di Dio, dall’angoscia del Getsemani al Calvario, dalla deposizione del legno della salvezza al sepolcro.

La pietra rotolata ed il sudario nel luogo della sepoltura, colgono in un orizzonte spirituale la presenza del Redentore, che nella comunità di Foglianise sono uno spaccato di luce, riflessa nel Cronicon Parrocchiale, redatto dal parroco Don Gioacchino Pedicini (1880-1883). Tra le testimonianze del sacerdote Pedicini, i riti della Settimana Santa del 1928, sono arricchiti da note di colore ed aspetti inediti, poco noti tra i fedeli di Foglianise. Le funzioni religiose sono particolarmente solenni, rispetto agli anni precedenti, perché lascino un segno profondo.

Nella celebrazione dell’ultima messa, nella chiesa di Santa Maria, della Domenica delle Palme, il sacerdote Palumbo ha cantato il Passio, anche nel Venerdí Santo, nonché l’Exsultet nella messa del Sabato, per recare l’annuncio della risurrezione del Signore. Alle funzioni hanno partecipato alcuni chierici del paese, rientrati a casa il martedí da Benevento. Il pastore della comunità annota che alla mensa eucaristica si sono accostati oltre 500 fedeli, molte donne, ma anche abbastanza uomini, tra cui Pietro Pedicini di Giuseppe, studente al primo anno di medicina e l’appuntato della Guardia di Finanza in servizio presso la distilleria di Giacomo Lepore. Il parroco evidenzia: “La sera la predica della Passione fu fatta da P. Ermenegildo Cocchiarella dei Frati Minori del vicino convento di S.Antonio. Il giorno di Pasqua l’ultima messa fu solenne, con l’intervento dei Balilla che quel giorno per la prima volta ascoltavano la messa in gruppo, sotto la sorveglianza del signor Tommaso Palumbo”.

Il 3 aprile del 1931, dopo dieci anni vengono riproposte le tre Ore di Agonia, in parrocchia, il pio esercizio del Venerdí Santo, introdotto dalla Compagnia di Gesù, in Lima. Don Gioacchino rimarca: “Le prediche sono state fatte da P. Michele Camerlengo, che è stato ascoltato con vero gradimento. L’apparato scenico è stato opera di Michelangelo e Ciriaco Viglione ed è stato di grande effetto. Anche la musica è stata inappuntabile. È stata eseguita la musica del Marionosci da Francesco Pedicini con cantori dilettanti del paese”. Per la Pasqua giunge Carmelo Martini di Domenico, professore di violino, che con il suo strumento ha reso più bella la liturgia, per accompagnare la meditazione delle sette frasi brevissime, prima che Gesù emetta lo spirito. Al termine delle prediche, nonostante le inclementi condizioni atmosferiche si è conclusa la devozione delle tre Ore di Agonia, con una processione in religioso silenzio.

I riti della Settimana Santa, invece, sono stati celebrati nella chiesa di Sant’Anna, perché in parrocchia è predisposta la quinta scenografica del Calvario. Malgrado le avverse condizioni climatiche, i fedeli dopo le funzioni sono andati a lavorare nei campi, per liberare il frumento dalle piante nocive.

NICOLA MASTROCINQUE

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La foto dei balilla è di Alessandro De Donato