Il ''ritorno'' di don Emilio Chiesa Cattolica

Don Emilio Matarazzo morì l’8 ottobre 1978. Aveva 50 anni. 42 anni dopo, il prossimo 8 ottobre, le sue spoglie mortali da Foglianise toneranno a Benevento e vi resteranno per sempre.

Torna don Emilio nella grotta di Getsemani che aveva immaginato come il cuore spirituale del Centro La Pace, sopra la collina beneventana prossima a Perrillo, da dove si dominano i quattro punti cardinali. Il Cristo disteso, col volto segnato dalla sofferenza, si abbandona alla volontà del Padre, la notte della Passione. Quella statua era cara a don Emilio e fu presto adottata da tanti beneventani che ne facevano meta di un pellegrinaggio di preghiera anche quando i lavori del complesso erano fermi per difficoltà finanziarie.

Ora che, fortunatamente, il Centro La Pace è stato completato in ogni particolare, è parso doveroso un ultimo sforzo: quello di definire con dignità artistica il luogo del Cristo, facendone un vero luogo di culto. Al piccolo altare si accosteranno, giovedì 8 ottobre, i Vescovi Felice Accrocca Arcivescovo di Benevento, Nunzio Galantino presidente della Commissione dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, e Francesco Zerrillo (già vescovo di Troia e Lucera) che è anche, insieme ad Antonio Pietrantonio, l’ultimo degli eredi testamentari designati da don Emilio Matarazzo per la conclusione dell’opera da lui fortemente voluta. L’altro erede testamentario don Vincenzo De Vizia, insieme a don Laureato Maio, Pinuccio Del Vecchio e Domenica Zanin, principali sostenitori continuatori dell’opera di don Emilio, gli sono già da tempo compagni di sonno eterno.

E’ stato Antonio Pietrantonio, col sostegno di don Francesco Zerrillo e di Guido Cataldo, a creare la Associazione “Gli amici di don Emilio Matarazzo” per portare a compimento la sistemazione della Grotta di Getsemani affidandone la progettazione al professor Giuseppe Di Marzo, che ha poi curato anche l’allestimento firmando due vetrate realizzate dalla ditta Vetrate d’Arte di A. Perotti. Altri amici sono stati coinvolti per far quadrare la contabilità, ma la quota più consistente è uscita dai risparmi di preside di Pietrantonio.

In altra sede sarà possibile raccontare nel dettaglio una straordinaria vicenda umana, che vede Pietrantonio e don Emilio protagonisti della formazione dei giovani negli anni del dopoguerra, sia nell’Azione Cattolica e sia nell’assistenza al mondo operaio attraverso L’Opera Nazionale Assistenza Religiosa e Morale degli Operai (ONARMO) con la scuola di formazione della nuova figura dell’assistente sociale. Don Emilio era un prete colto, laureato in Filosofia, professore al Seminario Regionale e al Liceo Classico “Pietro Giannone”, assistente nella Gioventù di Azione Cattolica (GIAC) e pertanto a contatto con i giovani di quegli anni ’60 che tanti sbandamenti andavano provocando. Don Emilio con la fermezza del suo carattere e l’amabilità dei modi fu punto di riferimento e tanti giovani, ognuno con le sue prime convinzioni socio-politiche, andarono a lavorare a mani nude nel cantiere che stava sorgendo attorno a quella statua di pietra di un Cristo “doloroso”.

Tanti di quei ragazzi hanno i capelli bianchi, ma riescono ad assaporare i fremiti di quegli anni vedersi e a sentirsi giovani nel ricordo di don Emilio. Da giovedì 8 ottobre potranno sentirlo con le corde dell’anima chinando il capo verso una piccola piccola lapide che ne ricopre le spoglie mortali. La città di Foglianise non ha avuto difficoltà a riconoscere l’alto significato di questa appropriazione. Benevento dovrà avere cura del Centro La Pace ma soprattutto non dovrà dimenticare la testimonianza di questo prete che “menò scandalo” andando ad abitare nella baraccopoli di via Santa Colomba lungo il fiume Sabato. Ecco perché al nome di don Emilio Matarazzo è intitolato il Lungofiume.

MARIO PEDICINI 

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