La statua di San Francesco a Pietrelcina Chiesa Cattolica
La statua di San Francesco di Assisi, giunta in Pietrelcina nei giorni antecedenti il 4 ottobre del 1926, ed esposta al culto e alla devozione dei fedeli nella chiesa Madre, l’ha fortemente voluta proprio il suo cittadino più illustre, Padre Pio. La propiziò, prima, attraverso l’invito per la costituzione del Terz’Ordine Francescano pietrelcinese, il cosiddetto TOF, poi, con il proponimento alla prima ministra Violante Masone, della associazione religiosa, di provvedere all’acquisto.
Cercheremo di mettere un po’ di ordine in questa enunciazione, che potrebbe far presagire una contorta ed intrigata vicenda popolare se non operassimo con la dovuta accortezza cronologica che merita, indi occorre risalire agli albori della devozione in Pietrelcina per il Santo di Assisi, che era già forte sin dai secoli antecedenti alla nascita di San Pio da Pietrelcina. Basti solo considerare ai tanti Pietrelcinesi, che, nel corso del fluire dei secoli passati, gli è stato conferito il nome di Francesco. E lo stesso Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, portava, come suol dirsi, il nome del Poverello di Assisi. Altresì, Francesco era il nome di suo zio, e alla mamma Peppa De Nunzio le veniva imputata e riconosciuta la fortissima devozione per San Francesco d’Assisi.
La statua predetta, ad altezza umana standard, allocata nella nicchia centrale della navata laterale al portone d’ingresso principale, prospiciente all’ingresso della sacrestia, è la seconda in ordine di tempo, appunto giunta in Pietrelcina. Dunque, la prima, in ordine cronologico, è quella, di più piccole dimensioni della predetta, situata - dal libro Beata te Pietrelcina - nel “nicchio grande” senza cancelli vi è una statua di San Francesco d’Assisi. Ed è stata collocata lì, nel nicchio grande, della chiesa del Castello […] che i “pucinari” riscostruirono assieme alla chiesa appena cinque anni dopo il disastroso terremoto del 1688 e da cui si salvarono soltanto le due campane sostenute da una modesta ventola.
Difatti, consultando l’inventario del 1687, redatto l’anno prima del disastroso terremoto del 1688, dal reverendo arciprete don Antonio Tavini, non vi è alcuna traccia della statua di San Francesco, collocata là, nel nicchio grande, della chiesa del Castello, chiesa parrocchiale precedente l’attuale, ovvero l’odierna chiesa Santa Maria degli Angeli, la cosiddetta chiesa della Madonna della Libera, che i Pietrelcinesi chiamano comunemente chiesa Madre. In ossequio alla nostra deontologia professionale, pertanto dichiariamo che non ci è stato possibile consultare il successivo inventario del 1712. In merito agli arcipreti ed economi di Pietrelcina, dall’albo presente ed esposto in Canonica, redatto e fatto dono da Angela Petrone e da Domenico Caruso, compaiono i nomi dei reverenti, tra i medesimi, don Francesco Tavini.
Ebbene, giunti sin qui, ci piace disaminare accuratamente l’origine dell’imposizione del nome Francesco al futuro Padre Pio da Pietrelcina. Per soddisfare la nostra desiderata, ci avvaliamo della valente quanto preziosa collaborazione dello scrittore pietrelcinese Dante Mastronardi, autore di Storia d’Amore: «Volle nascere di Maggio con le siepi in fiore allineate di rose e di viole; s’inebriò dei profumi e ne accumulò nel corpo e nell’anima per farne dono ai suoi prediletti a prova d’affetto e d’attenzione. Lo battezzarono il giorno seguente, di mattino presto, lo chiamarono Francesco. Dopo Michele il primogenito, era nato un altro Francesco, morì a 19 giorni; […] Il nome Francesco gli fu assegnato in memoria del fratellino scomparso, e in entrambe le volte, in onore dello zio Francesco, zì Francescone, e comunque per devozione a San Francesco di Assisi e a San Francesco di Paola, molto venerato in quel tempo nelle terre del Sannio».
Ed ancora dal libro Beata te Pietrelcina: «Padre Pio: “Dio e San Francesco proteggano Pietrelcina” […] Padre Pio ricorreva alla intercessione del suo serafico padre san Francesco d’Assisi. […] In una lettera del 19 maggio 1921 (N.d.S. inviata a Violante Masone), Padre Pio esortava i titubanti ad iscriversi “tra le file di San Francesco”, perché “mi penso che il Signore vuol salvare il nostro paese coll’istituzione del Terz’Ordine di san Francesco […] e non restringete il numero dei terziari alle singole giovinette, o alle sole donne, ma si abbracci tutti, perché fu lo scopo che ne ebbe san Francesco”».
Rammentiamo che il Primo Ordine, istituito da San Francesco, è quello di cui fanno parte i Frati Minori, Cappuccini e Conventuali; il Secondo Ordine è quello delle Suore Clarisse. Orbene, costituito in Pietrelcina il Terz’Ordine Francescano secolare, composto da terziari e terziare, cittadini osservanti e praticanti in famiglia e nella società il Vangelo e la Regola di San Francesco d’Assisi, con ministra Violante Masone.
I ragazzi e le ragazze, seguaci di San Francesco, fanno parte della Gi.Fra. (Gioventù Francescana); i bambini sono i piccoli francescani, i cosiddetti Araldini. Con le offerte della chiesa, con parroco don Salvatore Pannullo, zi Tore, coadiuvato dagli storici collaboratori parrocchiali don Francesco Masone, affettuosamente chiamato don Cicciu Masone, e don Nicola Caruso e con sacrestano Giuseppe Pilla, zì Peppu ‘u sacrestanu, e dei Pietrelcinesi generosi, venne realizzata e deposta nella nicchia centrale della navata laterale, quella insomma contrapposta al campanile a cui si accede direttamente dal portoncino posto ad oriente, la seconda statua di San Francesco d’Assisi, presente tuttora in Pietrelcina nella centralissima chiesa Madre.
Questo è quanto Padre Pio aveva propiziato.
ANTONIO FLORIO