Un medico dialoga col medico santo Giuseppe Moscati Chiesa Cattolica

Il dott. Antonio Volpe, dirigente medico nella divisione di ematologia dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Avellino, sposato e padre di tre figli è un grande ammiratore e devoto del medico santo Giuseppe Moscati, scelto come sicuro punto di riferimento per la umanizzazione della medicina.

Il dott. Volpe ha fondato e presiede un gruppo di preghiera mariano che porta il nome di San Giuseppe Moscati ed opera con ammirevole spirito missionario all’interno della struttura ospedaliera irpina.

Antonio Volpe è autore di un recentissimo libro dal titolo “Dialogo con un santo. Una chiacchierata con il mio maestro San Giuseppe Moscati, Edizioni Intermedia, Attigliano 2019, 120 pagine, prefazione di don Luigi Maria Marone, parroco nel Cilento, e postfazione del vescovo di Avellino mons. Arturo Aiello.

In questa pubblicazione il dott. Volpe immagina un dialogo col suo maestro San Giuseppe Moscati, pone domande e riceve risposte, trattando dei temi cruciali della medicina e della bioetica, del rapporto tra scienza e fede, mondo naturale e soprannaturale, nascita, morte, aborto, eutanasia, pace, giustizia sociale, ecologia ed infine del ruolo centrale della Vergine Maria nella vita del santo medico Moscati e di ogni cristiano testimone del primato dell’amore.

Linguaggio limpido, discorsivo, profondo, coinvolgente, avvincente che scorre nell’anima come acqua fresca di sorgente con accenti squisitamente francescani, capaci di riconciliare Dio con il mondo, Dio con l’uomo, fino a cogliere il valore mistico che palpita nelle creature. E’ soprattutto San Francesco d’Assisi a cogliere nel creato il valore mistico, mentre si sente immerso e sommerso in una sinfonia di carezze divine fino a godere un anticipo di Paradiso sulla terra.

Così fa anche San Giuseppe Moscati e insieme al maestro, il discepolo Antonio Volpe, per contemplare, riconoscere e servire in ogni ammalato il Cristo crocifisso e risorto, offrendo ad ognuno, nel dono di sé, una generosa caparra di speranza nel tempo del pellegrinaggio e nell’eternità della gloria. Se nel creato, infatti, rifulgono le vestigia Dei, in ogni uomo risplende la imago Dei.

La testimonianza di San Giuseppe Moscati rimane soprattutto oggi di un’attualità sorprendente: nasce a Benevento il 25 luglio 1880 nel palazzo Andreotti-Leo, nei pressi dell’Arco di Traiano, settimo di nove figli, nati da Francesco e Rosa De Luca, un’antica e prestigiosa famiglia quella dei Moscati, originaria di Santa Lucia di Serino in provincia di Avellino; battezzato in casa dall’economo curato della parrocchia di San Marco in Santa Teresa a Benevento. Il padre giunge a Benevento come presidente del tribunale e si trasferisce poi a Napoli come presidente della corte d’appello. Ferventi cristiani i genitori del santo, offrono ai figli una sana e luminosa educazione religiosa.

Peppino frequenta a Napoli le scuole elementari, il ginnasio, la facoltà di medicina e si dedica interamente ai sofferenti e ai poveri, unendo scienza e fede in un binomio indissolubile. Riscuote ovunque fama di scienziato e di clinico illustre, perché capace di diagnosi perfette, rimanendo sempre umilissimo e fuggendo in ogni occasione i riflettori sociali del prestigio.

Come docente universitario è stimato ed amato dagli studenti che vedono in lui un modello esemplare di impeccabile professionalità e santità di vita. Le sue intense giornate si rincorrono tra cattedra universitaria, ospedale, studio, preghiera, carità, Messa quotidiana dove si sente onorato di servire come fosse l’ultimo ministrante del mondo, rosario, amicizia cordiale e sincera col beato Bartolo Longo e gli orfanelli della città mariana di Pompei.

Muore a soli 47 anni, il 12 aprile 1927. Proclamato beato da San Paolo VI il 16 novembre 1975 e santo da San Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987. Sulla scrivania posta nell’anticamera del suo studio un cesto con la scritta: “Chi ne ha ne metta, chi non ne ha ne prenda”. Affascinante e coinvolgente il suo programma di vita: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Parole di fuoco che hanno ferito così intensamente la mia anima tanto che il 29 ottobre 1983 le stampai sulla partecipazione della mia ordinazione sacerdotale.

PASQUALE MARIA MAINOLFI