Ma di cosa parlano i politici? In primo piano
La campagna elettorale già
dalle sue prime battute non si preannuncia certamente incoraggiante.
È vero che i toni sono più soft nel dibattito politico,
ma a chi importa?
Il punto per i giovani non
è questo ma piuttosto quello di capire quali sono gli
interventi di chi si propone al Governo del Paese di fronte al mare
di immondizia reale, ma soprattutto morale, che ci sommerge. Ora che
ci hanno tolto persino lo sfizio di dare il voto di preferenza...
L'immondizia dalle
strade sicuramente scomparirà, ma il problema dell'occupazione
dei giovani: chi, come e quando si risolverà?
La verità è
che non si intravede neppure uno spiraglio...
Ed è proprio della
disoccupazione che vogliamo parlare.
Non ci sono posti di
lavoro, le famiglie sono sempre più povere, e i giovani sono
pronti a partire verso nuove mete. Questa è la realtà
vera.
Benevento, la nostra amata
città, sta via via perdendo i suoi giovani figli. Basta
guardarsi intorno per poter osservare l'abbandono dei ragazzi dalla
città, per cercare fortuna, in questo caso lavoro, al nord
Italia.
Noi, abbiamo voluto fare
una mini indagine, rientrare nelle famiglie del beneventano per poter
vedere il fenomeno più da vicino. Il risultato? Eccolo.
Cominciamo con una testimonianza di Rita, impiegata statale, siamo
una famiglia normale, mio marito Giovanni, che lavora nelle Ferrovie
dello Stato, mia figlia Elena che studia all'Università e
mio figlio Marco, che lavora a Modena.
Marco fa il programmatore
informatico, ha 29 anni e da 4 anni vive e lavora lontano dalla sua
famiglia d'origine. La sua storia ci è stata raccontata con
diligenza dalla mamma per portare alla luce questo fenomeno
dell'immigrazione. È stata dura all'inizio - continua
la sig.ra Rita - Marco ha cercato a lungo un lavoro qui, in
Campania, accontentandosi di ciò che trovava, ma aveva bisogno
della sua indipendenza economica, di un minimo di stabilità e
nessuno era disposto ad offrire un contratto, ne tantomeno più
di 400 € al mese. Ora Marco ha trovato una sua stabilità,
un contratto di lavoro, e a luglio si sposerà. Ma non tornerà
più nella sua città natale.
Così è anche
per Marta un ragazza di 32 anni, che con una laurea in Lettere e la
frequentazione di una scuola per l'abilitazione all'insegnamento,
non è mai riuscita a lavorare nella sua città. Sono
3 anni che lavoro a Milano, sono supplente nelle scuole superiori, e
almeno lì lavoro tutto l'anno. Il problema è solo la
lontananza dalla famiglia. Mi manca, è triste stare lontano da
casa.
I genitori di Marta sono
entrambi insegnanti, il padre, Matteo insegna italiano e latino e la
madre Elisa, insegna nelle scuole elementari. Ho cercato -
continua Marta - di insegnare a Benevento e provincia, ma non mi
hanno mai chiamata, così ho spostato la domanda a Milano, e mi
hanno contattato praticamente subito. Sono partita da casa e non
sapevo nemmeno dove poter dormire, così all'avventura. Per
un po' sono stata a casa di un'amica, poi ho trovato casa, ma non
è stato facile.
Queste sono solo due
testimonianze che abbiamo voluto fornirvi, ma di storie come queste
la nostra città è piena. Sono anni, ormai, che continua
la fuga dei giovani dalla nostra realtà, ma nessuno sembra
accorgersi di ciò. È un esodo, peggio che negli anni
‘50 - ‘60
Ma perché si è
costretti a questo? Perché non è possibile crearsi un
futuro nella propria città, vicino ai propri familiari? E
soprattutto perché non si pensa seriamente a dare un futuro
alla nostra città?
Sono queste le domande che
da tempo ognuno di noi rivolge alle istituzioni, ed è da
troppo tempo che si attendono le risposte giuste.
SILVIA RAMPONE