Autonomia differenziata, dalla Chiesa a Mastella le voci che si scagliano contro il ddl Calderoli Politica
Nella notte del 19 giugno, la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge Calderoli, comunemente detto sull’«autonomia differenziata». Tale approvazione ha scatenato numerose reazioni da parte dei partiti politici, associazioni, enti e perfino dalla Chiesa, le quali si sono declinate in modo consistente anche a Benevento. Infatti è notizia recente l’omelia in occasione della festività della Madonna delle Grazie dell’arcivescovo di Benevento il mons. Felice Accrocca, nella quale si scaglia contro la legge sull’autonomia differenziata, auspicando ad una mobilitazione civile e democratica dei fedeli: “Le leggi separano le regioni più ricche da quelle più povere. Anche nel contesto regionale v’è differenza tra provincia e provincia con sperequazioni profonde. Noi contestiamo l’autonomia”.
L’intervento dell’autorità religiosa rappresenta solo la punta dell’iceberg delle contestazioni che hanno avuto luogo nella nostra città: altri interventi critici si sono manifestati personalmente dal sindaco Clemente Mastella e anche dal consiglio comunale, il quale ha approvato quasi all’unanimità l’odg di forte critica sul progetto di autonomia differenziata registrando appena un solo voto sfavorevole. Inoltre, in occasione dell’apertura dell’anno accademico nel gennaio scorso, presso l’Università degli Studi del Sannio il sindaco ha manifestato grande preoccupazione per l’attuazione del ddl Calderoli dichiarando “che l’autonomia differenziata possa aggravare questo processo d’impoverimento demografico nel Sud, dilatando i divari”.
In seguito Mastella ha anche partecipato il 16 febbraio scorso alla discussa protesta guidata dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in Roma, ribadendo ancora una volta l’assoluta contrarietà all’attuazione di questa legge. Più di recente Roberto Fico (M5S) ha da Benevento ribadito la necessità di un referendum durante il dibattito pubblico promosso dall’USB (Unione Sindacale di Base), tenutosi presso l’Agriturismo “La Vecchia Torre” il 24 giugno.
Ad essere aspramente critico è perfino l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Benevento, che durante la seduta consiliare, tenutasi il 19 giugno, ha ribadito le posizioni del Comitato Centrale che ha manifestato forte preoccupazione per la futura gestione della sanità regionale.
Sembra dunque essersi costituita una solidissima opposizione verso l’autonomia differenziata, un tema sentito con fortissima urgenza sia da esponenti della politica locale che dalla politica nazionale; quest’ultima infatti sembra anche vedere compatti sull’autonomia il PD di Elly Schlein e il M5S di Giuseppe Conte.
In effetti il 6 luglio è stato depositato presso la Corte di Cassazione il quesito per un referendum abrogativo del ddl Calderoli alla presenza dei partiti di opposizione e a numerosi rappresentati di enti e di associazioni come i sindacati CIGL e UIL e organizzazioni come l’ANPI e il WWF.
È dunque evidente che si sia costituito un fortissimo rassemblement molto influente sull’opinione pubblica data la costante presenza di dichiarazioni, moniti, interventi che appaiono sui tutti i media ma ciò fa anche sorgere naturalmente e spontaneamente la domanda: “Che cos’è l’autonomia differenziata?”.
L’autonomia differenziata, ovvero il ddl Calderoli è quel disegno di legge che consente alle regioni di richiedere l’autonomia in un ampio spettro di settori come ambiente, sanità, istruzione e molto altro; infatti sono 23 le sfere di competenza che possono essere proprie delle regioni ma entro certe condizioni, ovvero i cosiddetti LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) da definire entro 2 anni.
La legge è stata possibile in seguito alla modifica nel 2001 del Titolo V della Costituzione Italiana, nonché la modifica dell’Art. 117 che definisce le competenze esclusive dello Stato come politica estera, immigrazione e la difesa.
Un’ulteriore condizione di possibilità è stata data in seguito ad un’ampia discussione iniziata già nel 2017, in merito al terzo comma dell’art.116 che permette alle regioni di richiedere particolari condizioni di autonomia entro certi limiti. Inoltre nel 2017 l’autonomia è stata anche l’oggetto del referendum promosso dalla Lega di Matteo Salvini, tema che sarà inserito nel Governo Conte I anche se poi non vi è stato nessuno sviluppo a differenza di quanto è accaduto sotto l’attuale Governo. Risulta quindi, un po' dubbia e alquanto variegata la paternità dell’autonomia differenziata, sicuramente non solo figlia del centrodestra ma anche della sinistra di qualche tempo fa, segnalando che sia nel 2001 che nel 2017 essa faceva parte del governo.
Pertanto agli occhi dei più attenti, questo improvviso fronte anti-autonomia potrebbe perdere una certa credibilità se consideriamo ciò che nei palazzi nel passato è stato detto. Ma è anche vero che in una “scienza” come la politica, specialmente quella italiana, forse passato, presente e futuro si presentano come concetti alquanto dinamici e aerei, inseriti in un eterno presente caratterizzato da una lunga, continua e incessante campagna elettorale estremamente populista. Ma distogliendo lo sguardo dall’Italia e andando in un’Europa che ci parla di uguaglianza, pari opportunità e coesione, non è forse lecito pensare ad un’abrogazione di una legge così disgregativa? È ancora necessario ricordare che l’unificazione della penisola italiana è avvenuta nel 1861 e che quest’ultima non dovrebbe avere scadenza?
ANDREA ALBANESE