Ma non sono troppi questi candidati a sindaco? Politica

La domanda e' lecita, ma forse non legittima. Nel senso che la legge non spinge ad un duello (magari ad un triello), se non al ballottaggio, quando pero' le cartucce rimaste sono sempre poche, dopo lo spreco del primo turno.

Allora in prima battuta si fa poco più di una “esplorazione” per selezionare i due più forti. Quindici giorni basteranno, poi, per stringere alleanze e fare promesse (di assessorati, di presidenze, di consulenze).

Ecco perché ci sono tanti candidati a sindaco forse non necessari e nemmeno tanto adatti e, talora, certamente non in grado di racimolare voti per una personale elezione. Qualcuno si chiede: e allora perché succede?

In gioventù (intendo la mia) pure i politici seguivano un formulario di modestia accattivante. Dicevano più o meno così: “Pur riluttante e consapevole della difficoltà della mia elezione, cedendo alle pressanti richieste degli amici, ho accettato la candidatura”. Sottinteso: “E adesso votatemi, non mi fate fare figuracce”.

Ora che è di moda la democrazia dal basso (non solo sotto forma di primarie), il candidato è costretto a dire che la candidatura gliela ha chiesta il popolo. Lo sapete (no?) che, caduto il re, la sovranità appartiene al popolo.

Sempre in gioventù (e sempre la mia), pur digiunando di principi costituzionali, era in auge il motto programmatico: Tre so' i putienti: U' Papa, U' Re e chi nun tene niente. (C'era, a dire il vero, anche la variante con fetienti al posto di putienti, ma non è il caso dei candidati nostri).

MARIO PEDICINI

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