Al Vinitaly 2014 finalmente il Sannio ha spiccato il volo Società

È con grande soddisfazione che presentiamo quest’anno le attività e le esposizioni del Sannio alla 48ª edizione del Vinitaly, il più importante salone internazionale del vino, svolto presso la Fiera di Verona da domenica 6 a mercoledì 9 aprile. Si può dire che, finalmente, il ‘Sannio’ si sia fatto marchio. Perlomeno questa sembra essere la volontà che si apprende dai produttori consorziati e dagli enti che curano la rappresentanza e la promozione del territorio beneventano.

Ancora è lontano il tempo in cui il Sannio sarà maturo per quell’operazione di emancipazione, forse forzata ma tuttavia efficace, che l’Irpinia ha iniziato da tempo, quest’anno culminata con la secessione dal padiglione Campania, dal quale la provincia di Avellino risultava assente. Ma la strada per abbandonare l’idea, radicata nei consumatori, di viticoltura beneventana come “serbatoio” di vini del Sud Italia, pare essere quella giusta.

Indubbiamente alcuni accorgimenti, come la fascetta ministeriale apposta anche sulla Falanghina del Sannio Dop, hanno iniziato a dare consapevolezza al consumatore nella distinzione tra un prodotto di qualità al giusto prezzo e una delle tante Falanghina del beneventano Igp a meno di due euro al supermercato, imbottigliata nel basso Lazio o in Abruzzo da una azienda che si nasconde dietro l’anonimato del codice alfanumerico in retro-etichetta. E di queste pratiche, lecite per l’ordinamento ma letteralmente delittuose per l’economia sannita, ne abbiamo vista una esagerata reiterazione negli anni, a danno soprattutto dell’immagine di Benevento e della spendibilità del nome di un territorio: il Sannio.

Stando a guardare il Vinitaly, cioè la più importante vetrina del settore vino, quella riservata agli operatori del settore e che quindi, per forza di cose, fa presagire le scelte del consumatore, però, la musica sembra cambiare. Entriamo alla Fiera di Verona.

Decisamente elegante l’allestimento curato dalla Camera di Commercio, a trame bianche e nere, dell’area dedicata alla provincia di Benevento all’interno del padiglione Campania, strutturata da cinque file di stands, sempre affollati, dove esponevano i 36 produttori intervenuti quest’anno. All’entrata centrale è stata prevista anche un’area degustazione a banchi d’assaggio, che proponeva i vini di diversi produttori divisi per tipologia. Più al centro, all’incrocio dei corridoi degli stands, il banco informazioni dell’area beneventana, gestito dall’Associazione Italiana Sommelier (AIS) Benevento, che ha collaborato all’organizzazione. Molte le iniziative che hanno riguardato i vini del Sannio, organizzate per lo più dal ‘Sannio Consorzio tutela vini’, che già dalle prime ore di apertura hanno interessato il grande pubblico di Vinitaly, che quest’anno ha raggiunto la quota record di 155mila presenze.

Un convegno ad alto livello

Ha avuto molta visibilità, poiché presente nel programma ufficiale dei convegni di Vinitaly, l’incontro tenutosi nel Centrocongressi Arena domenica 6, dal titolo ‘Il vigneto Sannio a tutela del paesaggio e della biodiversità’ che ha affrontato il tema del patrimonio ambientale, coordinato dalla giornalista RAI Federica De Vizia, al quale hanno presenziato Libero Rillo e Nicola Matarazzo, rispettivamente presidente e direttore del Sannio Consorzio tutela vini, e al quale sono intervenuti Angelo Turco, preside di facoltà dell’Università di lingue e comunicazione di Milano, Francesco Iacono, AD di Arcipelago Muratori (gruppo di aziende vitivinicole), Giampaolo Pioli, consigliere dell’Associazione nazionale Città del vino, Silvio Barbero, dell’Università di Scienze gastronomiche e Luciano Pignataro, giornalista.

La cena con piatti e vini del territorio

Un’altra encomiabile iniziativa del Consorzio è stata quella di organizzare, fuori dalla fiera, nella serata di domenica 6, una cena presso un hotel La Torre di Dossobuono, a pochi chilometri da Verona, realizzata in trasferta dallo chef Daniele Luongo, della ‘Locanda della Luna’ di San Giorgio del Sannio, uno dei migliori chef del Sud della Penisola, estroso interprete della cucina campana con contaminazioni mitteleuropee, che ha preparato una cena gourmet con i prodotti d’eccellenza del Sannio beneventano, durante la quale una settantina di persone hanno avuto la possibilità di degustare piatti del territorio in abbinamento a diversi vini sanniti, dagli spumanti ai passiti.

Anche l’assessore regionale Nugnes al Convegno “Il Sannio: una storia di successi”

Il lunedì, al Vinitaly, l’atmosfera cambia. Senza gli avventori domenicali, attirati in fiera dalla possibilità di dissetare la propria curiosità con numerosi assaggi, il pubblico è visibilmente più attento e concentrato. Nel padiglione della regione Campania, grande attesa vi era per l’intervento dell’Assessore regionale all’Agricoltura Daniela Nugnens, che ha partecipato alla tavola rotonda dal titolo ‘Il Sannio: una storia di successi’ insieme a diversi altri protagonisti del comparto vitivinicolo locale e non solo. Si è parlato di risultati, come ad esempio l’exploit del Sannio con il suo +6% di produzione nel 2013, ma soprattutto di prospettive e strategie per il futuro. Nugnens ha ricordato come, per competere, occorra agire in sinergia, con fiducia reciproca e aprendo le porte delle istituzioni al territorio.

Concetto rimarcato anche da Gennaro Masiello, Presidente della Camera di Commercio di Benevento (ente organizzatore del convegno insieme al Sannio Consorzio tutela vini): “La strategia per competere nel mondo deve essere improntata ad un legame forte tra commercio e territorio. A questo proposito, l’ente camerale può fare da cerniera tra imprese e pubblica amministrazione”. Ad intervenire al convegno, anche il giornalista del Tg5 Lorenzo Montersoli, il quale ha suggerito un lavoro sinergico tra comparto agricolo e quello culturale.

Il concetto sul quale tutti hanno manifestato un deciso assenso è stato quello della necessità di semplificazione per comunicare il territorio ad un consumatore che domani potrà divenire turista, come ha ben focalizzato Libero Rillo, presidente del Consorzio: “Il Sannio si è reso conto che mancava il potere e la forza di un marchio. Per questo, attraverso una semplificazione, è iniziata una grande collaborazione tra i vari consorzi produttivi al fine di ottimizzare gli investimenti. Ormai, quando si dice ‘Sannio’, si sta facendo marketing territoriale”. All’incontro hanno dato il loro apporto anche i Deputati Paolo Russo, Giovanni Palma e Mario Caruso e i rappresentanti del ‘Consorzio tutela vini Collio e Carso’, Robert Princic e del ‘Consorzio tutela olio Lamezia’, Pietro Taccone.

Ecco le sei falanghine sannite in diverse tipologie

La giornata di lunedì della provincia di Benevento è proseguita con una degustazione di Falanghina del Sannio Dop, organizzata da AIS Benevento in collaborazione con la Camera di Commercio, che si è svolta nello spazio eventi del padiglione Campania, che ha visto il tutto esaurito. Ha presentato l’incontro Federica De Vizia ed ha condotto la degustazione tecnica Maria Grazia De Luca, Delegato AIS di Benevento, dialogando con Pasquale Carlo, giornalista specializzato, uno degli autori de ‘La guida completa ai vini del Sannio’. Sono state degustate sei falanghina in diverse tipologie: La Guardiense Janare Falanghina Cinquantenario metodo classico 2010; Il Poggio Falanghina del Taburno 2013; Antica Masseria Venditti Falanghina Assenza 2013; Nifo Sarrapochiello Falanghina vendemmia tardiva 2012; Fontanavecchia Falanghina del Taburno 2001 (tutt’ora in fase crescente di vita); Aia dei Colombi Falanghina Beneventano Igp ‘Jocalis’ passito 2012.

Un’altra grande occasione di visibilità dei vini del Sannio è stata la degustazione tenutasi presso lo spazio “osteria” dello stand di Slow Food che ha visto il matrimonio tra falanghina, barbera e aglianico della Dop Sannio e tre piatti preparati da tre ‘Cuochi dell’Alleanza’ della Lombardia. Come riporta il blog di Luciano Pignataro, gli oltre centocinquanta soci di Slow Food partecipanti all’evento, guidato da Mauro Pasquali, presidente di Slow Food Veneto, e da Nicola Matarazzo, sono stati molto stimolati dall’assaggio del barbera del Sannio, rosso di grande caratterizzazione, intenso, caldo e morbido.

Martedì 8, l’ultimo appuntamento di confronto e dibattito per il pubblico interessato alla Campania, prima di tornare a parlare con i singoli produttori, è stato organizzato da Slow Wine, la guida vini di Slow Food: ‘Li chiamano territori emergenti: il Sannio ha spiccato il volo’. Degustazione di quattro aglianico e quattro falanghina presentata da Giancarlo Gariglio, curatore nazionale della guida, insieme a Nicola Matarazzo e a Luciano Pignataro, curatore della guida per Campania, Basilicata e Calabria. Durante la presentazione è stato realizzato un focus su falanghina e aglianico. Il vitigno è tipico soprattutto della zona intorno al Taburno, poiché “su 2000 ettolitri di falanghina prodotta in Campania, 1600 sono della provincia di Benevento” ricorda Matarazzo. Ma solo negli ultimi 30 anni si è iniziato a produrre falanghina. “La falanghina, non essendo un vitigno aromatico, - spiega Pignataro - era principalmente destinata a prodotto di distillazione. Il primo a vinificarla in purezza e rivalutare il vitigno fu Leonardo Mustilli”.

Con la degustazione di falanghina, tutte di annata 2013, si è tentato di fare un “girotondo” attorno al Monte Taburno, assaggiando un vino di Sant’Agata de’Goti (Mustilli), uno di Castelvenere (Antica Masseria Venditti), uno di Frasso Telesino (Cautero) ed uno di Guardia Sanframondi (Corte Normanna). Passiamo al rosso.

Il nostro aglianico verso una rivalutazione

Nei confronti dell’aglianico c’è ancora un complesso di inferiorità che va sfatato. Ne è convinto Giancarlo Gariglio, piemontese, che non esita a ricordare il detto che “l’aglianico è il Barolo del Sud”. Affermazione che inorgoglisce sicuramente quanti hanno a cuore i vini sanniti. “Anche se in verità - ricorda Luciano Pignataro - l’aglianico del Taburno, rispetto a quello irpino, ha sempre un po’ più di frutto in evidenza e fa i conti con escursioni termiche minori, al contrario del Taurasi”. Ricordiamo infatti che maggiore escursione termica fa risultare il vino più elegante. La provincia di Benevento e quella di Avellino si differenziano nel clima, “sono molto simili invece da un punto di vista geologico”, conclude Pignataro.

In degustazione sono stati presentati quattro Aglianico del Taburno Docg: il base 2010 di Fattoria la Rivolta, l’Arces 2009 di Torre dei Chiusi, il D’Erasmo 2008 di Nifo Sarrapochiello e il Vigna Cataratte 2007 di Fontanavecchia.

L’ultima giornata, quella di mercoledì, nonostante la minore affluenza in fiera, ha visto ancora una discreta presenza di visitatori agli stands della provincia di Benevento la quale, almeno in questo, non ha temuto eccessivamente il confronto con l’Irpinia, che con i suoi oltre 70 produttori presenti condivideva a metà con la regione Lazio un intero padiglione, ed è stata presa d’assalto per i quattro giorni di fiera ininterrottamente.

ALBERTO LA PECCERELLA

Altre immagini