Anche per internet è valido il detto 'dimmi con chi vai e ti dirò chi sei' Società

Uno dei vantaggi della rete è senza dubbio quello di unire persone geograficamente lontane. Ma oltre ad unire, la rete è in grado anche di dividere; per la precisione, di dividere gli utenti in gruppi d’interesse, che a volte si tramutano quasi in autentiche sette.

Come nelle sette, religiose o politiche, i membri dei gruppi su internet si contraddistinguono per delle caratteristiche peculiari: tra di loro tendono ad esprimersi in un linguaggio specifico, quasi un codice, allo scopo di escludere dalle loro conversazioni tutti coloro che al gruppo non appartengono.

Queste comunità possono sorgere intorno agli interessi più svariati: dalle squadre di calcio alle serie televisive, dai videogiochi al collezionismo. Per non dire delle comunità che hanno come obiettivo principale l’uso di internet per fini non propriamente legali (gruppi di hacker, o community per scaricare illegalmente musica, film o altre opere protette da copyright).

Ciò che hanno in comune tutte queste “sette” sono un notevole senso d’appartenenza che accomuna i partecipanti, la possibilità per nuovi utenti di entrare a farne parte, a condizione di condividere gli interessi comuni del gruppo (a tale scopo, i nuovi iscritti, in gergo detti newbie, vengono sottoposti ad una sorta di giudizio collettivo da parte dei membri più anziani, i quali stabiliscono il possesso o meno dei requisiti per fare parte della comunità), la settarietà, che porta alla conseguente conclusione che i non appartenenti al gruppo sono persone incapaci di comprendere i profondi valori che hanno portato alla nascita di quest’ultimo.

Infine, ogni categoria di gruppi prevede l’uso di una serie di termini, spesso neologismi presi in prestito dall’inglese, che possono risultare incomprensibili per chiunque non nutra la stessa passione intorno alla quale è stata creata la comunità.

Nota caratteristica è che ogni gruppo non si limita a mettere insieme un certo numero d’appassionati, ma si spinge oltre: così, se i patiti di telefilm, oltre a discutere degli episodi appena trasmessi, si dedicheranno ad immaginare i futuri sviluppi nelle trame della serie (dando vita a finali alternativi, storie d’amore tra personaggi al di fuori di quelle canoniche ed ipotizzando inattesi colpi di scena), tra i maniaci dei videogame ci si scambieranno informazioni ed anche trucchi per completare in maniera più veloce un gioco o per migliorare i propri punteggi.

Un discorso a parte vale per i gruppi che nascono per scopi palesemente illegali: all’insaputa della maggior parte degli utilizzatori di internet, esistono forum di discussione e comunità chiuse di pirati informatici, per accedere alle quali non basta la passione per l’argomento o l’approvazione degli anziani della community, ma occorre saper dimostrare effettivamente le proprie capacità superando sistemi di protezione che solo un hacker saprebbe aggirare.

Facile comprendere il motivo di tanta precauzione: trattandosi di gruppi che svolgono attività contrarie alla legge, è nel loro interesse impedire che non solo dei semplici curiosi, ma soprattutto i rappresentanti delle forze dell’ordine possano ficcare il naso nelle loro discussioni.

A tal proposito, paradossalmente, proprio uno dei bug che ho citato nel mio articolo precedente, il tanto temuto Heartbleed, ha dato una mano agli investigatori in tempi recenti: così come molti hacker l’hanno sfruttato per rubare i codici d’accesso di ignari utenti, allo stesso modo le polizie di diversi stati ne hanno approfittato per introdursi nei forum dei pirati, che normalmente sarebbero stati inaccessibili per gli estranei.

Insomma, anche su internet è valido il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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