Ciò che il popolo vuole 'davvero' e mai avrà Società

Benigni ha proposto uno spettacolo sulla bellezza ideale della nostra costituzione, così recepita dai Padri fondatori. Principi, ideali, aspirazioni che tutto il popolo italiano aveva maturato dopo venti anni di dittatura e guerre. Ciò che gli Italiani veramente volevano, era lì: scritto nero su bianco.

Oggi, dopo oltre mezzo secolo di democrazia formale, ciò che gli Italiani veramente vogliono è certo che non verrà realizzato. Da qualunque sondaggio emerge con chiarezza che non vorremmo:

Questo numero elevatissimo di parlamentari: paesi come gli USA ne hanno la metà, con una popolazione sei volte maggiore. E così negli Enti locali.

Il mantenimento degli stipendi dei nostri rappresentanti: osceno a fronte di una crisi lacerante per i ceti medio bassi.

Una presenza assillante di nani/ballerine/indagati nei palazzi del potere, nominati praticamente da una ristretta cerchia di “unti” del Signore.

L’abolizione di cinquanta province, ma di tutte, necessarie solo a garantire una ulteriore frangia di “poltrone” da occupare per gli “amici degli amici”.

I finanziamenti ai partiti, le spese di rappresentanza, le auto blu, le scorte inutili, ancora pretese da personaggi che, al più, si potrebbe prendere un “vaffa…” dal primo passante, e non altro.

L’impunità civile e penale a fronte di un saccheggio della cosa pubblica più unico che raro nei paesi civili.

Spese pubbliche orientate su opere di grandissimo impegno finanziario, proprio in un momento nel quale la maggioranza dei cittadini fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Si torni alla normalità e, poi, ci si ripensa.

Questi i “desiderata” della gente comune. Ma, al contrario dei nostri concittadini, che videro i loro ideali specchiati nella Costituzione, noi non avremo nulla di tutto questo. Anzi, se proprio si guarda a cambi della Carta fondamentale, è sempre nell’ottica di rafforzare le prerogative di chi governa e mai di ridimensionarle. In oltre cinquanta anni anni il sistema di potere ha così pesantemente sperimentato, e assai gradito, questa situazione di privilegio – trasversale per tutto l’arco costituzionale – che non ha bisogno nemmeno di parlarsi più. Basta guardarsi in faccia: ci diminuiamo i compensi? Rinunciamo agli extra? Togliamo posti preziosi agli amici, tutti così utili al bisogno, negli enti locali? Veramente vogliamo rimetterci i soldi per i nostri spostamenti? Che figura facciamo se non abbiamo la scorta? E per i certificati penali: veramente vogliamo badare al capello? E, se domani mi ci trovassi anch’io nella rete di un’indagine: perché rischiare? Le chiacchiere stanno a zero: nei momenti cruciali stanno tutti dalla stessa parte.

Lo chiamano “populismo”, mentre sarebbe solo la “volontà popolare”.

Buon Natale a tutti!!

LUIGI PALMIERI 

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