Il grande regista esalta le alchimie dell'amore Società

Nell’ambito del Festival della Fede è stato invitato tra gli altri anche il noto regista Pupi Avati. Lo abbiamo incontrato nel Palazzo Arcivescovile e ci siamo intrattenuti con lui per un cordiale colloquio sui temi dell’amore e del matrimonio.

Le magiche atmosfere felliniane del film 8 1/2, dischiusero i suoi orizzonti per la settima arte. Nelle immagini di questa indiscussa pellicola cosa le colpi particolarmente?

Ma la larghezza e lo sguardo, il fatto che il cinema era ed io non lo sapevo, che il cinema poteva vedere fuori e dentro l’essere umano. Poteva raccontarlo nei suoi sogni e nelle sue aspettative, ma anche in quella che era la realtà, tutta quella che era la menzogna e tutta quella che era la verità dell’essere umano, quindi io ho visto nel cinema uno strumento per dirsi che non avevo intuito pur aver visto centinaia e centinaia di film.

Da sceneggiatore di Salò o le 120 giornate di Sodoma, l’ultima opera cinematografica di Pasolini ai primi lunghi metraggi, dai gialli-horror alla classica commedia Italia in che modo ha raggiunto le mete della sua fulgida carriera?

Io non le ho raggiunte, ma credo di avere davanti a me il film che voglio e debbo fare. Penso di essere una persona poco auto indulgente con una necessità di mettere ancora a frutto quel piccolo talento che il Signore mi ha dato.

Nel Festival della Fede, denominato “Il segreto dell’amore”, lei Maestro con un racconto-testimonianza tratta ha voluto narrare i rapporti di coppia e le alchimie dell’amore?

Perchè la famiglia attraverso il matrimonio è in disfacimento, sta implodendo e siccome nella famiglia si producono gli italiani, la qualità della famiglia oggi è molto scadente ed io sono molto preoccupato.

Inizialmente lei voleva diventare clarinettista, ma con l’ingresso di Lucio Dalla nella “Doctor Dixie Jazz Band” ha cambiato idea. Lucio quali abilità creative e genealità possedeva nella composizione dei brani?

Lucio Dalla era un poeta ed uno straordinariamente talentuoso musicalmente ed io non lo ero. Ho vissuto una grandissima invidia fino a quando non ho chiuso l’astuccio nel mio crene.

Maestro Avati cos’è la Fede per lei nella sua vita di artista all’alba del terzo millennio?

Confidare nella sacralità della vita.

NICOLA MASTROCINQUE

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