In una banca di Benevento la preziosa collezione del dottor Giovanni Fierro Società

Nell’uscire dal portone di casa scorgo il dottor Giovanni Fierro, nostro dirimpettaio, fuoriuscire dal suo palazzo, diretto verso l’auto, portando due pesanti involucri.

Premurosamente (grato anche per avere egli fornito al nostro giornale una splendida serie di foto beneventane d’epoca) mi avvicino, offrendomi di alleviare una parte del suo fardello. Affare fatto. Sistemiamo i due borsoni sui sedili posteriori.

Volete un passaggio? “mi chiede. Per mera educazione tentenno... ma finisco per accettare e sistemarmi accanto al guidatore che mi ringrazia per l’aiuto fornitogli:

Grazie per avere collaborato al trasporto dei miei gioielli!”.

Sorrido andando con la mente all’episodio di Cornelia, la famosa madre dei Gracchi, la quale, all’amica che le mostrava i suoi gioielli, richiedendole, a sua volta, di mostrarle i suoi, indicò i due teneri figli.

Dando al mio sorriso il significato di mero dubbio, il nostro interlocutore chiarisce: “Si tratta di gioielli - e che gioielli! - quelli che porto nei due contenitori...”.

E specifica, in riscontro al mio sguardo interrogativo: “Si tratta della mia pregiata collezione di francobolli...”.

Confesso: sento affievolirsi notevolmente la pur notevole considerazione in cui tengo l’autorevole collezionista di cimeli fotografici: “Puah! Ecco un altro che incolla francobolli usati sui quadernetti!”. E, per darmi un tono da esperto, chiedo: “E avete anche il Gronchi rosa (una rarità!).

Sì!” asserisce con noncuranza “Fa parte della “raccolta” della repubblica ...Ma la collezione che sto riportando in banca (non mi fido di tenerla in casa!) è molto, ma molto più preziosa...quasi unica”.

Incomincio a elevare qualche dubbio sulle capacità mentali del nostro... gioielliere che, leggendoci nel pensiero, quasi di colpo, accosta l’auto al marciapiedi. Lascia il posto di guida e apre lo sportello posteriore. Guardandosi attorno con aria circospetta, solleva uno dei due contenitori e se lo porta in grembo sul sedile di guida.

Con la delicatezza di chi sta maneggiando prezioso vasellame settecentesco, estrae un raccoglitore. Lo sfoglia e ci indica, con orgogliosa cupidigia un foglio cellofanato al cui centro si pavoneggia uno sbiadito mini-francobollo “Notate” decanta il proprietario di cotanta gioelleria “la chiarezza dell’annullo postale... la nitida data...”.

Osservo senza entusiasmarmi. Girando le pagine del “librone” il dottore Fierro, con estrema cautela, ci mostra un’accoppiata dei soliti mini-francobolli e, poi, ancora una quartina.

Non ho mai notato uno sguardo così voluttuoso!

Si era appena costituito il regno d’Italia” in comincia a spiegare. “I funzionari postali di re Vittorio Emanuele II ritennero di imporre agli utenti dell’ex regno delle due Sicilie la stessa partita di francobolli appena in uso nel resto dell’Italia. I responsabili delle poste napoletane, sdegnati, si opposero all’imposizione: “E che diamine! Ora facciamo d’ogni erba un fascio!”.

Allora la “zecca” italiana “coniò” una specifica serie di bolli per l’ex area borbonica. Con il valore espresso in moneta... locale.(si era ai tempi del “tornese” ricordato dall’autore della celebre canzone “‘E spingole francese”. Era il 1860. Quei francobolli ebbero valore per tutto (o quasi) il 1861.

Ed io,” continua a narrare il nostro estasiato espositore “venuto a contatto con alcuni specialisti del ramo, incominciai dal dopoguerra a raccogliere quei cimeli. A costo di incalzanti sacrifici finanziari, acquistavo bolli sempre più preziosi. Imparai a distinguere le varie serie anche per la leggera variazione di colore. Il prezzo dell’affrancatura variava a seconda del destinatario della missiva: quella diretta in Sicilia pagava in più...”.

E costano parecchio questi esemplari?” chiedo curioso.

Non tutti...Chi più, chi meno. Questo ad esempio” e mi viene mostrato una busta affrancata con una variegata serie di bolli “tutti con chiarissima stampigliatura della data di passaggio sotto il torchio postale...Anche allora c’erano i falsari. Ma nulla sfuggiva all’occhio indagatore del “timbratore”... che addebitava al destinatario della missiva la doverosa soprattassa con apposito francobollo... Noti, noti bene!...”.

E quanto può valere questa lettera speciale?” domandiamo.

Con precisione non so. Io la pagai circa mezzo milione di vecchie lire”.

Vecchie o nuove che siano state è sempre una bella cifra. Il dottore Fierro continua a far scorrere dinanzi al nostro sguardo attonito esemplari sempre più variegati, conturbanti. Riposto, poi, nel borsone il raccoglitore, il ...ricchissimo collezionista,“accendendo” il motore, ci chiede “Dove devo accompagnarvi?” .

No, grazie! Sono arrivato...” ed esco... precipitevolmente dall’auto; con tanti malintenzionati in giro non vorrei essere coinvolto in una rapina a mano armata. Non voglio neppure sapere a quale banca l’amico è diretto per depositare... quei milioni e milioni di euro.

Grazie del passaggio, dotto’!” recito, mischiandomi tra la folla. Perché tanta fretta? Io tengo famiglia!...

CLEMENTE CASSESE 

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