Società - Investire per attrarre di più

Investire per attrarre di più Società

L’esponente dello Sdi, in visita nel paese di San Pio, rivendica il lavoro fatto, ma afferma la necessità di aumentare la ricettività per fornire servizi migliori.
All’inaugurazione della XX Edizione del Presepe Vivente di Pietrelcina era presente anche Marco Di Lello, assessore al turismo della Regione Campania. Nell’occasione abbiamo potuto scambiare alcune battute con lui, uno dei componenti di spicco della giunta esecutiva della Regione Campania presieduta dal governatore Antonio Bassolino.
On. Di Lello, i nostri lettori vorrebbero conoscerla meglio. Ci parla un po’ di lei?
Sono nato nel 1970, ho studiato al liceo ‘Umberto’ di Napoli, mi sono laureato a 24 anni. Provengo da una famiglia composta da quattro persone: mio padre, Mario, avvocato; mia madre, Maria, insegnante in pensione; mio fratello Massimo, avvocato; e naturalmente io. Sono avvocato e fino all’età di 30 anni ho lavorato nello studio di Bruno Von Arz. Quale è il suo approccio alla politica? Penso che l’impegno politico è stato sempre presente nella mia famiglia: mio padre, dirigente del partito socialdemocratico e mio nonno materno socialista anche lui e sindacalista della Cgil. Io sono stato segretario nazionale dei giovani socialisti, carica che ho mantenuto sino al 1998. Sono stato assessore regionale all’urbanistica nella prima giunta Bassolino e, dal giugno del 2005, sono l’attuale assessore regionale al turismo. Per quanto riguarda la mia impostazione politica, generalmente sono un ottimista, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno. I miei politici di riferimento sono Giuliano Amato ed Enrico Letta tra gli italiani ed in Europa Tony Blair e Zapatero. Lei è un giovane in carriera, mentre ci sono tanti giovani nella nostra regione che attendono il lavoro da anni. Quale è la sua riflessione in proposito? È vero, ricevo anch’io molte richieste di lavoro. Purtroppo sono costretto a riferire che il nostro assessorato non fa assunzioni. I fondi dell’assessorato al turismo sono sufficienti ma bisogna attrarre anche fondi dei privati. Ogni euro speso per il turismo ce lo troviamo poi moltiplicato. Dobbiamo investire di più sulla formazione e sullo sviluppo della cultura dell’accoglienza; in pratica pensare al turismo come se fosse una grande impresa, dobbiamo puntare di più sul prodotto turistico. Come pensa di sviluppare il settore turistico della Campania?
Con politiche di coordinamento, di collaborazione e di integrazione, ma anche con un’offerta turistica che possa contare di più sulla sicurezza, sui trasporti, sulle infrastrutture e sulla cultura. Per catturare l’attenzione dei turisti, soprattutto stranieri, occorre potenziare il sistema internet con portali web in più lingue dove proporre le proprie offerte.
Quindi a Pietrelcina non solo turismo religioso?
Assolutamente no. Pietrelcina deve diventare un luogo capace di attrarre autonomamente domanda. Questo implica il collegamento dell’aspetto territoriale con quello tematico, dal turismo culturale a quello enogastronomico, fieristico-congressuale, grandi eventi e così via. Quindi offerte da presentare in un book agli operatori nazionali ed internazionali, agli addetti ai lavori al fine di metterli in condizione di organizzare pacchetti turistici. Grande, in questo senso, è stato in passato l’impegno dell’Amministrazione regionale: vedi la Legge Speciale regionale per Pietrelcina. Tante opere pubbliche sono state avviate, alcune completate. Cos’è Pietrelcina per lei?
È il luogo dove è nato un grande Santo, San Pio, è una meta turistica tra le più visitate della Campania insieme a Napoli, Caserta, Pompei, Paestum. Qui gli arrivi sono stabili e non sembrano aver risentito degli effetti negativi del terrorismo internazionale. La ricettività rappresenta un pesante handicap. È difficile fare turismo dove sono disponibili solo poche decine di posti letto. Si deve investire di più, si deve fare sistema tra operatori e amministratori. La ricettività è troppo significativa, e dunque deve crescere ed essere competitiva. Il turismo religioso è davvero un fattore trainante che impone, però, risorse e professionalità adeguate. Quindi, un turismo qualificato, una nuova formula lontana dal classico ‘mordi e fuggi’, con più organizzazione, capace di innescare ricadute economiche su vasta scala.

ANTONIO FLORIO