La neoplasia vescicale Società

Dopo aver trattato nel numero precedente la epidemiologia e le caratteristiche della neoplasia vescicale, credo sia necessario, per il lettore, individuare e riconoscere i sintomi che permettano di sospettare questa patologia.

E’ di estrema importanza sottolineare che le neoplasie vescicali non riconoscono sintomi specifici che possano insospettire ed allarmare il paziente, in modo tale da indurlo a contattare immediatamente un urologo. In una fase iniziale e non solo, i sintomi che il paziente avverte sono comuni, in genere, a quasi tutte le patologie del basso tratto urinario.

Mi riferisco alla disuria, difficoltà a urinare, con sintomi sia di natura irritativa, come minzione frequente, minzione notturna, bruciore minzionale ed urgenza minzionale, sia di natura ostruttiva come mitto ipovalido, gocciolamento minzionale e sensazione di minzione incompleta. In questa fase, nel sospetto di una patologia iperplastica prostatica, un’ecografia vescicale richiesta dal medico di base o dall’urologo, potrebbe segnalare già la presenza di un aggetto endovescicale ed indirizzare verso una diagnosi precoce di neoplasia vescicale.

Il campanello di allarme che dovrebbe indurre il paziente ad effettuare indagini più specifiche, è la ematuria, cioè la emissione di urine miste a sangue. Tale sintomo può comparire all’improvviso, avere carattere continuo o capriccioso o comparire saltuariamente a distanza anche di molti mesi da un precedente episodio.

Non raramente i pazienti più anziani tendono in una prima fase, a sottovalutare questo sintomo e a non comunicarlo né ai familiari, né al medico di base, ritardando così anche per molto tempo una diagnosi di certezza.

Spesso l’ematuria può provocare la formazione di coaguli ematici endovescicali che aggravano ancora di più i sintomi irritativi ed ostruttivi, per cui il paziente è costretto anche ad accessi in urgenza in pronto soccorso. Un eventuale grado di anemizzazione del paziente, dipende dalla entità della perdita di sangue con le urine, e da quanto tempo è presente la emorragia.

Le procedure diagnostiche da mettere in atto nel caso vi sia un sospetto di neoplasia vescicale, si basano sull’ecografia e sulla cistoscopia. L’ecografia, indagine di facile esecuzione, può mettere in evidenza la presenza del papilloma endovescicale.

La cistoscopia consiste nell’introduzione nella vescica, attraverso il canale uretrale, di uno strumento a fibre ottiche e a luce fredda, rigido o flessibile, che permette di vedere su di un monitor l’interno della cavità vescicale e fare così diagnosi de visu di neoplasia vescicale.

La Tac con mezzo di contrasto, la scintigrafia ossea e la Pet sono indagini di secondo livello necessarie per studiare la patologia, in previsione di un intervento chirurgico, nel follow up a distanza di tempo e nello studio delle recidive.

Il primo approccio terapeutico chirurgico di un tumore della vescica è la TURV o Resezione vescicale transuretrale, che permette la rimozione di neoplasie di piccole dimensioni, e non solo, non infiltranti, e consegna nelle mani del clinico un esame istologico che permetterà la successiva valutazione terapeutica; questa può consistere nella chemioprofilassi endovescicale periodica con farmaci chemioterapici o con soluzioni immunoterapiche contenenti il Bacillo di Calmette-Guerin, batterio della tubercolosi.

Queste metodiche, sempre più affinatasi nel tempo nella tecnica e nel protocollo, servono a ritardare il più possibile l’eventuale, recidiva della neoplasia all’interno della vescica e prolungare il follow up libero da neoplasia. In caso di neoplasie di grandi dimensioni o risultate infiltranti all’esame istologico, il trattamento terapeutico prevede l’asportazione chirurgica totale della vescica e la creazione di un serbatoio continente, o non continente, a seconda della età e delle aspettative di vita del paziente, della gravità della patologia e del suo stadio.

L’approccio terapeutico oggi comunque prevede interventi combinati e multidisciplinari, che possono vedere impegnati, in varie combinazioni, chirurgia urologica, chemioterapia o immunoterapia, e radioterapia (Parte seconda).

ENZO TRIPODI