'Mani sulla città. Accuse e difese' Società

“Cavalie’, ih che spettacolo ci sta aspettando all’inizio dell’anno prossimo!” annunzia, tutta infervorata, la nostra lavascale.

Ignorando il nostro perplesso sguardo interrogativo, Gelsomina incalza “Che fuochi pirotecnici si alzeranno con la messa in scena del dramma “Mani sulla città”! Promosso dal procuratore Antonio Clemente, dopo due anni di concertazione, si reciterà il più clamoroso spettacolo beneventano del malaffare con oltre cinquanta attori... Ci riferiamo soltanto agli indagati: assommando poi i giudici e gli avvocati si arriverà ad un numero almeno a tre zeri... Di spettatori se ne prevedono un numero eccezionale, tanto che non mi meraviglierei se lo spettacolo... - va bene, come dite voi: il processo! - si facesse non in un’aula di tribunale ma addirittura nel cinema Massimo o nel teatro comunale... Fossi a quelli dell’organizzazione ingaggerei una banda musicale per accompagnare la passerella degli indiziati, tra gli scroscianti applausi degli spettatori. Ovviamente quelli più nutriti saranno riservati al sindaco Fausto Pepe che sembra si sia già accordato per una notevole klak (claque! Gelsomi’)...

Io già me l’immagino il rullo di tamburo che risuonerà nell’aula per imporre il silenzio assoluto onde far declamare i motivi che vedono i cinquanta indagati cinquanta (il numero è ripetuto come si faceva una volta per le gambe delle ballerine delle grandi riviste...). “Udite, udite! Siamo qui convenuti” squilla l’annunciatore “per presentare i qui presenti signori indagati di: peculato, corruzione, concussione elettorale e - voilà, mi voglio rovinare - ci aggiungo pure la truffa”.

“Cavalie’,” squittisce Gelsomina al culmine dell’euforia “ io già mi vedo, seduta in prima fila, a godermi lo spettacolo, sgranocchiando “ciceri e semmienti” (a mio nipote invece avrò comperato una busta di pop-corn). Mi pare già di sentire la voce squillante del... signore con addosso la tonaca nera (Gelsomi’, è il Pubblico ministero!), appunto: il ministeriale che scende nei dettagli: “Signore e signori, l’elenco dei peccati di cui noi siamo fermamente convinti si siano macchiati quei figuri che sono accalcati nella gabbia è ... incomensu... ingommen ...Insomma, “sintetizza, a modo suo, la buona donna “con le loro colpe si riempiono un sacco e una sporta...”.

“Tra i reati addebitati a questi malnati e malcresciuti” rimbomba la voce del pubblico accusatore “si annovera una fitta serie di appalti; a partire da quello del Parco archeologico di Cellarulo (dove , invece di scavare per portare alla luce altri reperti del primo insediamento della città, ci si baloccava a sperperare il denaro comunitario realizzando un viale alberato... Trascurando pure di ergere barriere per frenare eventuali masse alluvionali (regolarmente le acque tracimarono...).

Né si possono trascurare gli appalti, affidati a cuor leggero, di strade e stradine del centro storico.

E non finiscono qui le contestazioni che noi addebitiamo a ritta ed a manca. Addirittura si annovera un malaffare... sacrilego concernente la compravendita, a prezzo esagerato, della presunta “casa di San Gennaro” (che, in tempi non sospetti, sembra che la Curia dichiarò inattendibile che il Santo vi avesse dimorato)...

Signori, “continua l’accusatore di fatti e misfatti “dispiace dirlo, ma tra i collusi nelle attività truffaldine c’è anche la struttura burocratica del Comune capoluogo che derogava sfacciatamente alla funzione di far rispettare le leggi...”. “Cavalie’,” sottolinea a titolo personale la nostra lavascale “voi capite la gravità del caso?! Le leggi, quelli, se le mettevano sotto ai piedi !”.

Buste e bustarelle fioccavano a tutti i livelli. Dirigenti e tecnici orbitanti intorno e dentro Palazzo Mosti avrebbero beneficiato di regalie...”.

“Silenzio o faccio sgomberare il teatro! - pardon: l’aula! - ordina, perentorio, l’accusatore, all’uditorio da cui si alza qualche voce che cerca di contestare la pubblica accusa.

“Cavalie’,” interloquisce Gelsomina “ voi che state nel giro, (intendo dire che, come giornalista, mettete il naso anche nelle cose che... puzzano) mi potete fare qualche pettegolezzo?”.

“Gelsomi’, bada a come parli! Io mi guardo bene dal dubitare dell’operato della Magistratura!...”.

“Cavalie’,” con un sorriso melenso, annuisce la nostra interlocutrice “ vi conosciamo bene: voi mai e poi mai vi mettereste contro i potenti!... Io invece non contesto chi accusa; ma ci vogliono le prove. E le prove del passaggio di bustarelle da qualche imprenditore ad un certo numero di indagati scarseggiano assai...

Forse c’è pure potuto essere, che so, il dono di un panettone o di una cassetta di liquori, ma lo sanno pure le pietre che “roba ‘e mangiatoria nun se porta a confessoria”...

“Gelsomi’, questi sentimenti di difesa altruista del prossimo tuo altamente ti onorano. Brava!”.

“Grazie, cavalie’, del riconoscimento del mio buon cuore. Io non sopporto il torto, specialmente in questo caso che vede coinvolti alcuni miei parenti: un amministratore comunale , un tecnico-progettista ed un imprenditore che, caritatevolmente, dà pane a tanta gente, lavoratori e... chi chiude un occhio”.

“Gelsomi’, buona notte!”.

CLEMENTE CASSESE

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