Moda e beneficenza, due mondi sempre più vicini Società

Quello della moda e quello della beneficenza sono due mondi apparentemente opposti e lontani, il primo incentrato sul consumismo e sul lusso, il secondo rivolto all’altruismo e ai più deboli.

Eppure, questi due emisferi, negli ultimi tempi, sembrano essere quasi due lati della stessa medaglia: sono sempre di più gli stilisti che decidono di collaborare con associazioni benefiche e sempre di più le manifestazioni dedicate alla moda, che prevedono il versamento di parte dei proventi a favore di opere per rivalutare città o a beneficio di associazioni Onlus.

Recentemente, i ricavi degli accessori in edizione limitata delle notti della moda di Milano, Roma e Firenze svoltesi a settembre, sono stati devoluti alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma mentre, attualmente, è ancora in corso una campagna organizzata da un noto colosso svedese della moda low cost che ha lanciato una collezione di abbigliamento per bambini, la “All for children”: il 25% del ricavato dell’iniziativa, che coinvolge ben 300 punti vendita, andrà a sostegno di un progetto Unicef per promuovere la scolarizzazione in Bangladesh.

Ovviamente, la correlazione tra moda e beneficenza non è e non può essere senza fini di lucro; stiamo pur sempre parlando di grandi marchi che, alle loro spalle, hanno l’appoggio di solide strategie di comunicazione.

D’altra parte, se è vero che il lato commerciale dell’unione dei due mondi non può che far bene al commercio, è altrettanto vero che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, durante il quale le donazioni benefiche sono messe in secondo piano, anche gli introiti derivanti da operazioni di marketing sono graditi al fine di fare del bene.

In fin dei conti, se un marchio vuole intraprendere una campagna pubblicitaria al fine di convincerci a fare shopping, l’unione moda/beneficenza è, probabilmente, il metodo socialmente più accettabile.

RENATA DEL PRETE 

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