Molti scrivono, pochi leggono Società

Probabilmente è insensato affermare, come troppo spesso accade nei talk show, che siamo un Paese solo televisivo dove “nessuno legge”. Tuttavia c’è un problema reale: per esempio da parecchi anni la diffusione della stampa non aumenta. Le persone che leggono i quotidiani cinque o più volte la settimana sono circa il 36 per cento del totale dei lettori. Rispetto agli scorsi anni si accentua la flessione della lettura di quotidiani (quasi meno tre punti percentuali nel 2013 rispetto al precedente anno).

Cattive notizie pervengono anche da L’Italia dei libri 2011-2013, il rapporto sull’acquisto e la lettura dei libri in Italia, commissionato dal Centro per il libro e la lettura all’agenzia di rilevamento Nielsen. I dati relativi al triennio preso in esame fanno registrare un calo medio sia nella percentuale dei lettori (dal 49 al 43 per cento della popolazione) sia degli acquirenti (dal 44 al 37 per cento). L’Italia resta inoltre un Paese diviso a metà dove si comprano e leggono libri soprattutto nel Centro-Nord, tra le fasce di reddito più benestanti e tra chi possiede un titolo di studio più alto. Le lettrici prevalgono sui lettori (48 contro il 38 per cento) e la fascia di età più forte è quella giovanile tra i 14 e i 19 anni (dove i lettori si attestano al 60 per cento). Il genere preferito è la narrativa (71 per cento di gradimento), seguita da biografie-autobiografie e dai libri storici.

A crescere sono i lettori ultrasessantenni (dal 33 al 39 per cento), mentre una nota positiva arriva dagli ebook, i libri elettronici verso cui cresce l’interesse sia degli acquirenti (+14%) sia dei lettori (+17%). Mentre cala la quantità dei libri acquistati, aumenta quella dei volumi in prestito. Il risultato è che in Italia si legge più di quanto si acquista.

Sembra il quadro di una débâcle culturale. Mancano all’appello 723 mila lettori, molti dei quali “lettori forti”, di quelli cioè che leggono almeno 12 libri l’anno (il 5% della popolazione). Paradossalmente diminuiscono i lettori ma aumentano le pubblicazioni: più di 60 mila libri pubblicati ogni anno e un italiano su due che non ne legge nemmeno uno. In Italia quindi troppi scrivono, ma pochi leggono.

Della fuga dei lettori e della crisi dell’editoria si è parlato parecchio: addetti ai lavori, editori, traduttori, direttori di collane, librai e semplici lettori. Le loro analisi molto spesso coincidono. Uno dei motivi individuati per spiegare il fenomeno, quello più ovvio e forse più facile, è la crisi economica. In periodo di difficoltà molte famiglie sono costrette a tagliare sulle spese, comprese, purtroppo, quelle culturali. Come fanno notare gli esperti, c’era crisi anche nel 2009 ma il calo nelle vendite di libri non era marcato come oggi. Forse allora era meno percepita, oggi se ne parla e se ne sentono gli effetti più di prima.

Di questo parere è anche Alessio Masone dell’omonima libreria di Benevento, il quale ci conferma che anche qui da noi i dati non si discostano da quelli del rilevamento Nielsen. Anche il costo elevato dei libri è un tema che ritorna. I libri costano troppo e, aggiunge Alessio Masone, “i lettori soprattutto più giovani prediligono le collane più economiche: Newton Compton lancia collane a 0,99 centesimi”. Mondadori e Rizzoli si adeguano. Un costo attorno ai 10 euro sembra effettivamente più abbordabile dei 18 o 20 che si spendono in media ogni volta, e pazienza se si dovrà rinunciare alla copertina cartonata.

Tra gli scaffali della libreria ci siamo imbattuti in Alice, papà medico oculista, e Chiara, genitore architetto, entrambe studentesse del liceo classico di piazza Risorgimento, terzo anno, tutt’e due “lettrici forti” (molto più dei 12 libri l’anno) che ci hanno confidato di non leggere alcun quotidiano o periodico e di disinteressarsi completamente di politica, prediligendo la narrativa alla saggistica.

Oltre alla questione dei costi, nei commenti ricorre l’impressione di “un senso di saturazione” quando si entra in libreria: i libri sono troppi, tutti simili, e appaiono poco interessanti. Qualche direttore editoriale propone di pubblicare meno per dare tempo ai librai, ai lettori, ai critici, di “assorbire” la produzione delle case editrici. Tutti d’accordo poi sul fatto che ai ragazzi bisognerebbe offrire libri avvincenti, adatti alla loro capacità di comprensione e alla loro età, altrimenti identificheranno la lettura con un obbligo scolastico e non un piacere, e crescendo se ne terranno alla larga. Importantissimo, infine, per educare alla lettura, l’esempio. Legge chi ha avuto genitori lettori e molti libri in casa, o maestri e insegnanti che abbiano saputo appassionarlo.

Non è facile capire che solo leggendo moltissimo si potrà poi scrivere con consapevolezza, capire che cosa è già stato fatto e come, prima di noi, intorno a noi. La prima osservazione che bisognerebbe fare agli studenti delle scuole è di ordine pratico: anche per scrivere una lettera all’amministratore di condominio, una lettera d’amore o perfino per non essere raggirati è utile leggere, ossia capire.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it

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