Più che Spina Verde, una spina nel cuore. Triste epilogo di un progetto bellissimo Società

E’ stata inaugurata a maggio del 2016, la Spina Verde. A distanza di quattro anni e mezzo, oggi è una spina nel cuore.

Ci sono voluti sei anni per completare il progetto di riqualificazione e rigenerazione più corposo e importante della città di Benevento. Esso, infatti, è stato finanziato dal programma PIU (Piano Integrato Urbano) Europeo e ha previsto un asse di intervento urbanistico al Rione Libertà - il quartiere più popolare e popoloso della città - che congiunge la zona di San Modesto alla zona dell’Addolorata, attraverso la costruzione di una Mediateca, di una Casa della Musica, di alcuni camminamenti con fontane, campi di pallacanestro, panchine e spazi verdi.

Il Progetto è dell’Architetto Raimondo Consolante il quale ha spiegato in una lunga lettera la scelta di riqualificazione culturale e non commerciale del Rione Libertà, quartiere già degradato.

La Casa della musica - che si trova sul lato san Modesto - è un piccolo auditorium per 110 posti e, per la sua particolare conformazione e per i materiali di pregio utilizzati per costruirla, ha ricevuto anche riconoscimenti internazionali per le qualità acustiche.

La Mediateca invece - che sta sul lato Addolorata - è un plesso dedicato a biblioteca multimediale, spazi di co-working, luogo di aggregazione tra ragazzi e adulti, tra studenti e ricercatori, adatto anche alle associazioni culturali.

La Spina Verde è stata consegnata alla cittadinanza di Benevento ormai 5 anni fa con una cerimonia ufficiale. La speranza di tutti era che diventasse un posto in cui associazioni culturali, sociali, religiose, scoutistiche, potessero coesistere insieme in una comunità di cittadini di una realtà urbana.

In realtà durante i lavori di costruzione della Spina Verde le polemiche, talvolta aggressive della popolazione del Rione Libertà non sono mancate, quasi come se un intervento volto ad aiutare e arricchire culturalmente il loro quartiere fosse stato preso dagli abitanti come una “invasione”.

In verità, forse è mancata una “progettazione partecipata” di questo intervento. Si poteva dare più stimoli culturali e coinvolgere in questo progetto “rivoluzionario” tutta la popolazione del rione che, invece, ha mostrato disinteresse verso il progetto.

E’ accaduto, quindi, che dopo l’inaugurazione - dal momento che nessuna delle strutture della Spina Verde è stata assegnata dal Comune a qualche associazione - sia la Casa della Musica che la Mediateca hanno subito più volte vandalizzazioni, al punto che non è rimasto nulla di integro delle due strutture di eccellenza costate una notevole quantità di soldi pubblici.

Perché tutto questo?

Forse perché noi beneventani non riusciamo a vedere la bellezza di un centro di sviluppo culturale, al di là dei centri commerciali ai quali invece siamo maggiormente abituati.

Forse perché non riusciamo a sentire come “nostro” il bene pubblico e invece siamo abituati a difendere solo il “bene privato”.

Forse perché culturalmente non siamo stati educati alla bellezza in senso lato e la vediamo come “estranea”, quasi che sia qualcosa di tanto pericoloso al punto da distruggerla.

ANNAMARIA VAIANA