Presto non avremo più bisogno di soldi... Società
Secondo il parere degli esperti, entro pochi decenni nelle nostre tasche non avremo più un soldo. No, non sto parlando delle opinioni più pessimiste a proposito dell’attuale crisi; intendo dire che, presto o tardi, i contanti spariranno dai nostri portafogli e anche per le spese di minore importo faremo affidamento su sistemi di pagamento alternativi.
Attualmente, in Italia circa l’86% dei pagamenti avviene ancora attraverso moneta contante. Siamo al di sopra della media europea, ma in ogni caso anche nei paesi dov’è più diffuso l’uso della moneta elettronica, i pagamenti in contanti non scendono al di sotto del 65% del totale. Eppure, le forme di pagamento alternative sono ovunque in rapida crescita. Ad eccezione degli ormai obsoleti assegni, che molto probabilmente spariranno ben prima della cartamoneta, tutti gli altri sistemi di pagamento vedono salire ogni anno la loro percentuale d’utilizzo.
È soprattutto una questione d’abitudine: secondo un sondaggio, in Gran Bretagna la maggior parte dei consumatori intervistati considera normale utilizzare il bancomat o la carta di credito per pagamenti da 6 sterline in su. In Italia, la cifra al di sopra della quale preferiamo non utilizzare i contanti è decisamente superiore. Ma le cose sono destinate a cambiare, bisogna soltanto vedere se ciò avverrà spontaneamente o se verrà imposto per legge.
Una normativa recentemente entrata in vigore prevede infatti che, a partire dal prossimo luglio, tutti gli esercizi commerciali siano tenuti ad accettare i pagamenti elettronici per somme superiori ai 30 euro. Ciò non vale soltanto per i grandi negozi, ma anche per le piccole botteghe, gli artigiani, gli idraulici, i parrucchieri, etc. C’è da vedere quanto questa norma sarà realmente rispettata nella pratica, soprattutto dalle nostre parti, dove molte categorie di professionisti non fatturano buona parte dei guadagni evadendo allegramente il fisco.
Ma in un futuro non troppo remoto, persino le carte di credito potrebbero diventare roba vecchia: è di questi giorni la notizia che una nota compagnia di telefonia cellulare, in partnership con due dei maggiori circuiti di carte di credito, ha lanciato un nuovo sistema di pagamento contactless, ossia che consente d’effettuare acquisti presso tutti gli esercenti convenzionati senza che l’acquirente debba materialmente tirare fuori la propria carta di credito, ma semplicemente avvicinando uno smartphone abilitato al lettore POS del negozio.
Ciò è possibile sfruttando la tecnologia NFC (Near Field Communication), che consente ai più moderni smartphone, purché dotati di una scheda sim di ultima generazione ed abilitati a tale scopo, di gestire portafogli elettronici, trasformandosi in strumenti di pagamento.
E chissà che un giorno il denaro stesso, inteso come la valuta corrente, non diventi totalmente virtuale. I primi tentativi sono già in atto: il Bitcoin, valuta virtuale inventata nel 2009 dal fisico giapponese Satoshi Nakamoto, è una moneta elettronica, accettata anche da diverse catene di centri commerciali (per il momento solo all’estero), che è basata su un algoritmo ma non ha, a differenza delle valute emesse dalle banche centrali degli stati sovrani, un corrispettivo reale garantito da un’autorità e non esiste in forma di monete o banconote, può solo essere acquistata tramite internet (pagandola in dollari o in euro) e detenuta in maniera virtuale.
Per alcuni si tratta di un investimento stabile, poiché, non essendo dipendente dalle politiche economiche di una nazione o dalle fluttuazioni valutarie, è più solida delle valute tradizionali. Per i più critici invece il Bitcoin non è molto distante dai soldi del Monopoli.Insomma, se vi capita di ritrovarvi con il portafogli desolatamente vuoto, soprattutto alla fine del mese, non siate giù di morale: non siete al verde, ma soltanto in anticipo con i tempi. Saluti dalla plancia,
CARLO DELASSO