Un autobus tutto pazzo Società

Nel bel mezzo del continuo duello al sole tra sindaco-maggioranza e opposizione scoppia la pace. Si discute di bilancio preventivo per l'anno appena iniziato e una rovata annulla le distanze.

Peccato che non l'abbia data il telegiornale, e pure la stampa l'ha data distrattamente. Eppure è una notizia da Guinnes.

Presto a Benevento chi vorrà salire sugli autobus urbani non dovrà preoccuparsi del biglietto, meno che mai dell'abbonamento. Si circolerà gratis. Evviva.

Evviva? Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, l'altro giorno ha detto: Le nostre strategie hanno un vincolo: produrre profitti. Ma in che mondo vive? Copii il consiglio comunale di Benevento, abolisca i biglietti, faccia volare gratis gli italiani.

Il consiglio comunale della mia città si è convinto della opportunità della decisione, quando gli è stato prospettato che con l'incasso di biglietti ed abbonamenti a stento la Ditta riesce a pagare gli stipendi dei controllori e della truppa che gira attorno alla fase di predisposizione, acquisto, vendita e rendicontazione.

Poiché il fastidio del biglietto costa più di quello che dà - è stato detto - noi, proprio per una rigorosa valutazione economica, lo aboliamo. Ragionamento da portare ad esempio di logica stringente, come il sillogismo del seminarista che, facendosi quattro conti, concludeva: Gli apostoli erano dodici. Pietro e Paolo erano apostoli. Quindi Pietro e Paolo erano dodici.

Sovente i consiglieri comunali dimenticano di essere rappresentanti del popolo: tutto il popolo, non solo quelli che li hanno votati, non solo i maggiorenni ma anche i bambini che non votano. Ritengono legittimo appresentare la fetta di popolo che è il personale seguito elettorale o categoriale o zonale. In questo caso hanno inteso tutelare il cittadino a cui non piace pagare il biglietto e, però, trova comodo usare l'autobus.

Hanno interpretato correttamente il pensiero di questa fetta di elettori? Direi di sì. Ma è questa la democrazia? Direi di no.

Ho sempre ritenuto che il consiglio comunale può approvare o non approvare il documento di bilancio proposto dalla giunta, ma non può giocare con gli emendamenti. Il bilancio proposto dalla giunta deve essere munito del parere del collegio dei revisori dei conti. Non ogni proposta di emendamento può essere munita di tale parere. Significa che: o gli emendamenti sarebbero illegittimi e renderebbero illegittimo il bilancio così manomesso o che, per l'appunto, non si pone proprio la possibilità di emendamenti.

Ai puntigliosi censori della legittimità l'argomento è sfuggito.

Ma c'è un altro argomento di tipo sillogistico un po' più convincente: non c'è legittimità senza economicità.

Sono consapevole che è argomento spinoso, questo, di non facile digeribilità ai sostenitori di frasi storiche come il consiglio è sovrano o di nostalgici di stagioni nelle quali il civico consesso dibatteva della guerra in Vietnam, ma neanche troppo accessibile a chi vota no alle centrali elettriche, fossero pure a gas.

La politica degli effetti speciali non contempla il fondamento economico di qualsiasi immaginaria giustizia sociale, equità, solidarietà. Se non gestisci le risorse secondo regole che non ne prevedano lo sciupio e la loro distruzione, mi sai dire come fai a farti avanzare, dopo aver mangiato, qualcosa da dare ai poveri?

Non c'è legittimità senza economicità è principio fondante di qualsiasi attività umana, ma soprattutto delle attività che i sistemi rappresentativi si sono inventate per sottrarre alla sfera della libertà degli individui ciò che più proficuamente ritornerà a vantaggio degli individui, se correttamente gestito dai cosiddetti rappresentanti del popolo, ma sempre con i soldi degli individui.

Lo Stato prende dagli individui con le imposte e realizza strade, ferrovie e scuole. Se lo Stato spende più di quanto incassa, non succede niente? Molti ne sono convinti, tant'è che se ne fregano. Se un capofamiglia spende più di quanto guadagna, non succede niente? Alla sua morte qualcuno busserà alla porta dei figli. O no?

Degli autobus urbani, sappiamo che costano ad ogni cittadino (malato o sano, giovane o vecchio, appena nato o col numero di telefono di Palombi sul comodino) circa cento euro all'anno. Questo è il contributo per tenere nel paesaggio cittadino i bus gialli e quelli, più nuovi, mandatici dall'EAV, che sarebbe l'Ente Autonomo del Volturno, che si è specializzato nell'acquisto di favorevoli stock di autobus e li sparpaglia, facendoseli pagare, tra le varie società di gestione del relativo servizio. Ente, l'EAV, sicuramente attento all'economia e, per questo, non fa riverniciare di giallo i bus.

Voi dite, ma i consiglieri comunali non hanno fatto proprio un ragionamento economico quando hanno costatato che i biglietti non pagano neanche gli stipendi dei controllori e, giustamente, hanno abolito il biglietto?

Io dico, un altro piccolo sforzo e arriviamo al dunque. Abolire gli autobus urbani, chiudere l'AMTU, licenziare autisti, meccanici, fattorini, presidenti e consiglieri di amministrazione.

Spendere più di quanto si raccoglie, sia pure con una procedura astrattamente ineccepibile, significa accollare alla collettività costi ingiusti.

Da inguaribile ottimista, già vedo il consiglio comunale al completo impegnato in una approfondita discussione sulla economicità della Ditta degli Autobus e sulla sua competitività. Soprattutto vedo già squadernati ai cittadini i bilanci della Ditta, gli stipendi, i costi di manutenzione, quelli del gasolio e quant'altro.

Carnevale passa, l'autobus pazzo potrà resistere allegramente?

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it