Un centro di formazione euromediterranea Società
Chiude la Scuola Carabinieri. Venticinque anni di Scuola Allievi, un picco di tre anni di Comando Generale Scuole, un complicato esercizio di sopravvivenza con i corsi di aggiornamento per i marescialli (o altra sottufficialeria). Non è un periodo “storico”, ma è pur sempre una stagione significativa di fine secolo per Benevento.
Abolito il servizio militare di leva, ha prevalso l'idea di pace universale e rimaste vuote le caserme. La scuola Allievi Carabinieri di Benevento addestrava i giovani che sceglievano, per adempiere al servizio di leva obbligatoria, l'Arma più popolare ma anche più prestigiosa della storia italiana. Con in più un trattamento economico non disprezzabile.
Per fare un paragone forse azzardato, se oggi si preferisce fare la guerra con gli aerei senza pilota, l'Aeronautica Militare dovrà ridurre per forza “gli uomini volanti” e aumentare gli informatici e i tecnici che da terra, maneggiando un computer, guideranno i droni per lanciare bombe e missili. Non sarà più l'aeronautica con “quei temerari sulle macchine volanti”. Basteranno, più meno, squadriglie di aeromodellisti.
Generosi i tentativi di “non perdere” i Carabinieri. Al più si potrà avere una proroga. Il destino è segnato.
Bisogna immaginare il migliore utilizzo della struttura che i Carabinieri lasciano, l'ex seminario regionale Pio XI, inaugurato il 25 ottobre 1933. Fino alla riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche, il seminario è stato un centro culturale di elevata qualità, che ha visto all'opera come docenti personalità della cultura religiosa e laica, che curavano la formazione scolastica (liceo-ginnasio e Teologia) di centinaia di giovani provenienti dalle province di Avellino, Benevento, Campobasso, Caserta, Foggia. Un centro di formazione, culla di idee e luogo di confronto.
Ottanta anni dopo è possibile - e doveroso - immaginare qualcosa che sia nel solco di questa singolare vocazione territoriale, che si rifà al ruolo svolto nella storia dalla città di Benevento, nodo di traffici, capitale della Longobardia, cattedra della chiesa cattolica.
Fantasia e realismo ci suggeriscono una iniziativa che stia al passo coi tempi e prospetti alla nostra comunità un ruolo il cui protagonismo possa giovare alle nuove generazioni la cui prospettiva di crescita è legata necessariamente ad un confronto globale.
Ecco, allora, l'idea di realizzare nella struttura che presto sarà lasciata libera dai Carabinieri un Centro di Formazione Europea e Mediterranea. Attenzione: non un centro europeo, ma formazione europea.
Prima o poi l'Europa si dovrà dotare di una classe dirigente formatasi sulla storia ma anche su un comune sentire di futuro, una classe dirigente che per ragioni anagrafiche non sarà attratta dalla retorica e dalla mitologia del passato, ma dovrà mantenere e rinvigorire un ruolo nelle sfide tra Stati Uniti, Cina, India, Brasile e tutte le nuove realtà oggi emergenti. C'è un'altra realtà che emergerà ed è quella dell'Africa e dell'Asia mediterranee.
Ebbene chi prima porrà le basi per una sede di formazione davvero internazionale e davvero interculturale si sarà garantito un futuro. Conoscenza, innovazione, tecnologia sono cose che servono alla politica, all'economia e alla pace.
La scuola di formazione Euromediteranea dovrà attirare le èlite e ciò costringerà non solo la città ma l'intero Mezzogiorno a confrontarsi con tali elevate soggettività. Cresceremo pur senza averlo voluto. Intorno ad una istituzione così immaginata gireranno interessi di stati e famiglie che ricoprono ruoli protagonisti. Benevento ha tutte le carte in regola per proporsi: la vivibilità di un piccolo centro con una ricchezza di patrimonio storico-culturale in grado di incuriosire chiunque e una sua “centralità” geografica di possibili corrispondenze con altri strategici giacimenti culturali (Roma, Napoli, Palermo).
Istituzioni europee, fondazioni bancarie, università possono dar vita ad un pool in grado di elaborare e presentare un progetto rapidamente “cantierabile”. Il “governo scientifico” non avrà difficoltà a selezionare i campi di intervento tra scienze diplomatiche, strategie di sviluppo, innovazioni tecnologiche e militari, sostenibilità ambientale, cooperazione internazionale, sostegno alle aree deboli del quadrante eruromediterraneo. Per farci capire una NATO orientata non più alla difesa ma all'attacco. Dello sviluppo pacifico.
MARIO PEDICINI
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