Una grande scuola in una piccola provincia Società

Ho avuto il piacere di conoscere il dott. Angelo Marcucci, qualche anno fa, persona amabile, seria, gentile e riservata. Conosciuto nell’ambiente scolastico sannita proprio per aver assicurato la sua presenza sul territorio muovendosi quasi in punta di piedi preoccupato di non apparire pensando esclusivamente a risolvere i problemi.

Coniugato con la prof.ssa Rosalia Manasseri docente presso l’Istituto d’Istruzione Superiore di Caiazzo sez. di Alvignano, padre di una splendida bambina di otto anni, Stefania Maria che all’atto dell’insediamento ha inviato al suo papà un bellissimo fascio di rose rosse.

Il dott. Marcucci laureato in lettere, dirigente tecnico per i servizi ispettivi del Ministero della P.I. dal 1° agosto è il nuovo dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Benevento all’età di 61 anni, succede all’ing. Pietro Esposito.

Il giorno in cui ha preso servizio, cosa non usuale, ha festeggiato con pasticcini e spumante, tanta era la sua gioia?

Sì, devo ammettere che mi sono sentito gratificato per l’incarico prestigioso in terra sannita, anche in virtù del fatto che ho lavorato nella Provincia per oltre un decennio e conosco la serietà degli operatori del mondo della scuola a vario livello. Inoltre, cambiare lavoro nell’ambito della stessa Istituzione stimola a mettersi in gioco, utilizzando le esperienze pregresse. In realtà, il primo giorno, si è trattato di rivedersi tra amici, pur nella consapevolezza del lavoro e dell’impegno che ci attende.

Lei proviene come il suo predecessore dal ruolo degli ispettori, se la sente di dirigere un ufficio già diretto nel passato dalla Lecaldano, da Gagliardi, da Pedicini che appunto provenivano dal ruolo?

Bella domanda!.Chi osa mettersi a confronto con siffatti Sigg. Provveditori agli studi. Loro sì che hanno gestito la scuola con competenza e con perizia amministrativa. Oggi, però, con l’Autonomia scolastica, c’è più spazio lasciato ai Dirigenti delle Istituzioni Scolastiche. L’Ufficio Provinciale deve provvedere a dare le risorse utili all’organizzazione delle singole scuole. Speriamo di poter incidere, comunque, sulla qualità organizzativa, e sulla scelta di progettazioni efficaci e sull’utilizzazione al meglio delle risorse, al fine di registrare i migliori risultati nella formazione, nell’istruzione e nell’educazione delle giovani generazioni.

L’ ufficio Scolastico di Benevento è ridotto ormai a soli 45 unità almeno per quest’anno. L’anno prossimo l’organico diminuirà ancora. Ritiene che un uffico così modesto, almeno nei numeri, possa avere un dirigente ed anche un vicario. Non le sembra un po’ troppo?

E’ vero, i numeri si riducono, ma la qualità non manca! Avere un vicario è una necessità, per un triplice motivo: in qualunque situazione di esigenza dettata da necessità, l’Ufficio deve avere un rappresentante ufficiale; la continuità, specie in questo momento di avvio, è una necessità imprescindibile; la persona individuata e quella individuabile per il futuro per questo rappresentano una garanzia di serietà professionale e di responsabilità.

Quest’anno vi saranno diverse immissioni in ruolo. Quali sono state le difficoltà maggiori che ha incontrato?

Le difficoltà non sono poche. Prima di tutto il periodo di caldo, coincidente con il diritto alle ferie del personale. Altra difficoltà: sicuramente i tempi strettissimi per le operazioni propedeutiche alle immissioni in ruolo. Ma, alla fine, ben vengano le difficoltà, se ci saranno, finalmente…dei sorrisi.

La provincia di Benevento rappresenta, come del resto per tutte le altre cose, la cenerentola della Campania. Secondo il mio parere a livello regionale non è tutelata da nessuno tanto meno dai politici. La provincia di Benevento anche a livello scolastico è sempre bistrattata, vedi posti in meno sia per docenti, per l’assegnazione dei posti di sostegno e per posti per il personale ATA.

Purtroppo, la provincia di Benevento, in termini di istituzioni scolastiche è la meno numerosa. D’altro canto, però, comprende un territorio che, dal punto di vista geografico, è molto esteso e molto accidentato nella dislocazione delle comunità e quindi delle scuole. Non erogare servizi adeguati a tali popolazioni è una ingiustizia. E’ questo il punto da ribadire, nel rivendicare risorse e opportunità. Non voglio contrariare, ma la politica della provincia non è estranea a questo impegno. Anzi! Le amministrazioni locali del territorio rappresentano continuamente i bisogni e sollecitano risoluzioni. Anche la politica a respiro più alto, provinciale, regionale e nazionale, offre appoggio e mi ha espresso solidarietà e vicinanza per questo nuovo impegno. E ringrazio. E’ solo problema di congiuntura sovraprovinciale che inceppa, a volte, anche la normalità. Un particolare. Anche il brutto anatroccolo potè essere cigno!..E la scuola beneventana, nonostante le limitazioni, che non sono affatto astratte, si pone al’attenzione, nel panorama pedagogico regionale, per i risultati positivi che esprime.

Dal giorno del suo insediamento ha già incontrato le delegazioni sindacali della scuola: sui problemi veri della scuola ha ottenuto la loro collaborazione o si prevede un muro contro muro?

C’è stata subito chiarezza. Gli obiettivi sono gli stessi, fatta salva l’asimettria dei ruoli. C’è stima reciproca e convergenza di intenti.

Lei ha dichiarato di voler utilizzare il servizio amministrativo in funzione della didattica. Ci vuole precisare meglio?

L’amministrazione serve a garantire il funzionamento delle scuole. Una Amministrazione puntuale, trasparente, efficiente consente alle scuole stesse di organizzarsi per garantire i migliori risultati e l’efficacia dell’azione pedagogica.

Perché ha fatto affiggere un avviso per il quale l’ingresso agli uffici è consentito solo dalle ore 11,30?

Certo! E’ una determinazione dettata appunto dall’emergenza del momento (avvio dell’anno scolastico). Avere qualche ora per concentrarsi sui processi da attuare, consente agli operatori di evitare errori e di non essere in ritardo, nella corsa contro il tempo, per approntare tutti i provvedimenti entro i tempi previsti (31/08/2011). Di ciò è stata fatta giusta informazione alle sigle sindacali. In tempi ordinari tale provvedimento può essere inefficace.

Rapporto generazionale tra adulti e mondo giovanile considerando che al centro dell’attenzione degli studiosi è l’attuale mutamento socio-culturale. Cosa intende fare?

Il mondo esterno alla scuola non può essere ignorato. La scuola osserva che succede intorno. E’ informata. Da questa informazione trae gli elementi per definire il proprio progetto educativo. Perciò, non una scuola che ripete il mondo esterno, né una scuola che si oppone ad esso. Tra tesi e antitesi si propone la sintesi. La società e le istituzioni devono guardare alla scuola come fonte per “rigenerare” e preparare i giovani ai mutamenti incessanti dell’irrequieto mondo esterno.

Professionalità e responsabilità risultano essere per lei gli imperativi del momento attuale. Questo suo credo intende trasmetterlo anche agli impiegati del suo ufficio?

Sono imperativi dell’attualità. In una società che propone paradigmi non adeguati, si avverte la necessità di trovare dentro ciascuno di noi i modelli comportamentali orientati al successo. Perciò, non si può prescindere dalle competenze, né dalla responsabilità.

Nei vari settori dell’ufficio scolastico provinciale ha trovato professionalità e competenza?

Non ancora conosco a fondo le singole professionalità. Ma ogni volta che si affrontano problemi lo si fa con competenza e professionalità. E’ chiaro, si può anche sbagliare. Basta avere l’umiltà di riconoscerlo. Tra gli operatori c’è l’intima determinazione di essere all’altezza. Ciò è positivo e crea condizioni per lavorare bene.

L’ esito di un processo educativo non dipende dal caso o dalla fortuna, dipende invece dall’opera, dal lavoro, dalla qualità di chi lo conduce. E’ convinto di tutto ciò?

Sì. E comunque bisogna crederci, per non essere deterministici e rinunciatari. In funzione dell’istruzione di massa, la scuola è diventata una grande impresa il cui funzionamento è ormai considerato in termini di costi e di ricavi. Di qui l’esigenza della rendicontazione delle iniziative. Sono proprio le teorie dell’organizzazione che, progettando modelli innovativi, mettono in evidenza la responsabilità dei singoli attori. Il lavoro di un docente, dunque, si misura non solo sulle buone intenzioni, ma anche, se non soprattutto, sui risultati ottenuti. Egli è responsabile di quello che avviene. Non può nascondersi.

NICOLA AMOROSO

 

 

 

 

 

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