Uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà Società
Abbiamo ogni tanto la soddisfazione di vedere nei vari TG nazionali e locali uomini di spicco delle grandi organizzazioni criminali che vengono catturati. Quasi sempre si accompagna l’auspicio - che poi si rileva vano - che quella importante operazione investigativa sia un colpo mortale per l’associazione dei delinquenti.
Le immagini sono spesso ripetitive: auto di polizia e carabinieri che procedono a sirene spiegate, uomini della legge incappucciati che esultano per il successo del loro lavoro con l’adrenalina ancora a mille per i rischi corsi, stuoli di cronisti e cameramen a riprendere l’evento.
Segue, poi, il rituale dei particolari della cattura: il boss era quasi sempre a due passi da casa, nel suo territorio; il suo rifugio era una sorta di bunker sotterraneo; la tana era piena di santi e santini e - a volte - anche qualche pistola a disposizione.
Che tipi di uomini sono questi “mammasantissima” di mafia, sacra corona unita e camorra? Facciamoci aiutare da Leonardo Sciascia, che nel suo libro “Il giorno della civetta” li fa classificare da uno dei suoi personaggi in questo modo:
Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà…
Quali valori esprimono questi boss in un momento cruciale della loro carriera criminale, al momento della cattura?
Già la situazione di partenza, non è un granchè. Non sono in lussuosi alberghi o in famosi resort turistici. Sono in rifugi molto simili a tane di animali. Se hanno qualche arma con loro, sembra che sia più un fatto di scena: bisognava tenerla, ma sempre da usare contro persone inermi, mai contro avversari al “loro livello” che ti possono fare “secco” in un attimo. Mai li sfiora il tentativo di saggiare il proprio coraggio in uno scontro a fuoco con la polizia.
Verso chi li cattura ostentano quasi ammirazione. Spesso si riportano frasi quasi di elogio per chi comanda il gruppo che lo prende. “Siete stati bravi” oppure “Complimenti, maresciallo, solo voi ci siete riuscito!”. Ma più che un riconoscimento all’avversario, sembra quasi una ricerca di benevolenza, una “leccata”. Si incomincia con il trattere bene il nuovo maschio dominante, come fanno gli animali nella savana. Poi, si vedrà.
Naturalmente, dopo qualche mese, incomincerà l’opera di pentimento. I vecchi sodali di un tempo verranno traditi per lucrare un regime carcerario meno duro, qualche facilitazione quotidiana, uno sconticino di pena.
Colpisce anche l’inusuale quantitativo di santi, santini, bibbie ritrovati nei loro rifugi. E’ difficile credere seriamente che le loro “gesta” possano essere accettate da una qualche divinità, figuriamoci dalla religione cattolica che predica l’amore per il prossimo e il perdono per ogni offesa ricevuta. Più probabile mi sembra la spiegazione di “lasciare una porta aperta”: hai visto mai che San Pio o la Madonna si ricordino ogni cosa al momento giusto! Una sorta di assicurazione preventiva. Non si sa mai. Sono previdenti o, come si usa dire in gergo, “paraculi”.
LUIGI PALMIERI