A colloquio con il questore di Benevento Edgardo Giobbi per parlare dell'efficienza del suo ufficio Cronaca

Le notizie che giungono da un po’ ogni parte d’Italia non sono delle più confortanti in tema di rilascio passaporti. Da poco più di un decennio a questa parte anche a chi deve solo rinnovarlo viene consegnato ex novo un nuovo passaporto. A Roma chi ha prenotato a inizio maggio ha avuto una data utile non prima del mese successivo. E così a Varese, Imperia, Perugia, Catania. A Cosenza si può prendere appuntamento solo dopo Natale, a Potenza a novembre, a Bologna a ottobre, a Venezia a settembre, ad Ancona ad agosto. Anche a Benevento qualcuno si lamenta e Realtà Sannita ha chiesto e ottenuto di avere un incontro con il questore Edgardo Giobbi, 58 anni, una laurea in giurisprudenza, diversi incarichi ricoperti fino alla nomina a ispettore generale presso l’ufficio centrale ispettivo del ministero, Ufficiale al merito della Repubblica, insediatosi ufficialmente a Benevento il 20 settembre 2021.

Dottor Giobbi, checché se ne dica la modalità d’accesso non l’abbiamo trovata farraginosa. Le prenotazioni si possono effettuare on line o dal Comune di residenza o privatamente con lo Spid sulla piattaforma e, almeno in luglio, si ottengono anche dopo 24-48 ore.

«Assolutamente sì. Il sistema è organizzato così apposta per evitare che il cittadino debba venire una volta per prendere appuntamento, una seconda volta per fare il passaporto e una terza volta per ritirarlo. C’è un discorso di prenotazione on line, ormai a Internet accedono tutti, e lì ovviamente si va sulla disponibilità dei posti liberi rispetto all’agenda. L’agenda è aperta, però non è che possiamo ricevere 500 o 600 persone al giorno, possiamo ricevere le persone che possono essere trattate quel giorno».

Ora è tutto nella norma, sarà il periodo estivo ma non ci sono le file come accade altrove.

«Noi le file non le abbiamo mai avute, anche perché non abbiamo avuto la necessità di effettuare delle giornate aperte solo per quello».

Alcuni fotografi lamentano il fatto che le loro foto il più delle volte non vadano bene, eppure le stesse foto sono ritenute idonee per patente e carta d’identità elettronica.

«Per il passaporto c’è una normativa internazionale alla quale noi dobbiamo adeguarci. È inutile fare un documento con una fotografia che, poniamo, se lei va in Argentina non le consentono di entrare perché la foto non va bene».

Ci sono fotografi che ritengono la questura ce l’abbia con loro e che lo si faccia perché c’è l’apposita macchinetta con l’interesse di qualcuno.

«Diamo un servizio al cittadino. Poniamo che il cittadino dimentichi le foto, qui certo che abbiamo una macchinetta, l’ho pretesa, perché se arriva un cittadino che ha un problema con la foto che non va bene il cittadino la rifà. I fotografi è sufficiente che facciano le fotografie come previsto dalla normativa Icao [Organizzazione internazionale per l’aviazione civile, creata nel 1944 – ndr] e lo sanno tutti come debbono essere fatte».

Il problema sembra sia superato, mi diceva la funzionaria Anna Maria D’Avanzo dell’ufficio passaporti, da quando avete in dotazione Foto Live, la vostra apparecchiatura per foto, del tutto gratuita.

«È arrivata da poco. Fa l’acquisizione automatica della foto da parte del software. D’altronde, ripeto: forse è meglio avere un passaporto con una fotografia internazionalmente riconosciuta piuttosto che una foto che valga in Italia e non valga per gli altri Paesi».

Non tutti sanno che il passaporto italiano è tra i più sicuri.

«Il passaporto italiano s’è adeguato alla normativa, quella che ci pone in vetta, dopo l’attentato alle Torri gemelle e a tutte quelle misure di accentuazione della prevenzione del terrorismo, perché all’interno del passaporto italiano c’è un microchip elettronico che ne impedisce assolutamente la falsificazione. E poi ci sono i dati biometrici, con le impronte papillari».

Con l’exploit che c’è stato dopo la pandemia, molti vogliono recarsi all’estero, chi per studio, chi per lavoro e non solo per turismo; si è verificato quindi un forte aumento nella richiesta di passaporti.

«Sì, c’è stato un innalzamento delle richieste dovute alla Brexit, perché tutti coloro che andavano in Inghilterra, e noi sappiamo quanti ragazzi lo facciano per motivi di studio, hanno dovuto fare il passaporto perché la carta d’identità non è più un documento utile per l’espatrio verso l’Inghilterra».

Molti ricorrono al passaporto perché ritengono farraginoso l’iter burocratico per ottenere la carta d’identità elettronica.

«Questo è un problema che riguarda direttamente i singoli Comuni. Quando ho fatto la carta d’identità elettronica ero a Bergamo e anche lì ho prenotato on line. Dopo quattro giorni l’ho ottenuta. Poi però anche per quel documento c’è che deve essere stampato direttamente a Roma, alla Zecca dello Stato, con forse dei tempi che si allungano, e in seguito ritornare. In verità, quello dipende dall’organizzazione dei singoli Comuni e posso confermarle che a Bergamo dopo tre giorni avevo fatto tutto. A Benevento non lo so perché ho ancora quella valida».

Sarà un’oasi felice ma a Benevento abbiamo trovato un’organizzazione e una cortesia da parte del personale invidiabili.

«Questo diciamo essere un principio basilare il sapersi porre all’utenza. Abbiamo fatto un percorso di miglioramento durato anni. Rappresentiamo un’azienda, come tutte le aziende commerciali e private ci sono dei parametri di comportamento dei dipendenti che devono essere osservati molto attentamente. In questo caso maggiormente abbiamo il dovere assoluto di comportarci in modo corretto e regolare perché noi abbiamo il monopolio del passaporto. Noi viviamo per la gente, la Polizia esiste per servire il cittadino sia in termini di sicurezza e prevenzione (gestione ordine pubblico, le volanti sul territorio) sia soprattutto per i servizi di polizia amministrativa (passaporti, permessi di soggiorno, licenze per le armi, licenze per alcuna categorie commerciali) e se no falliamo la nostra mission che è quella di essere al servizio del cittadino».

Come mai abbiamo una disparità sul territorio nazionale, tempi biblici a fronte di altri accettabili per il rilascio?

«Come tutte le amministrazioni pubbliche stiamo vivendo un momento che già è iniziato ma che troverà il suo culmine l’anno prossimo e nel 2025 di fortissimi pensionamenti. Abbiamo di fatto una riduzione del personale molto significativa rispetto a quello che era, per dire, dieci anni fa. Questo ha comportato specie nelle città, nelle province ad alta densità abitativa – e parlo un milione, un milione e mezzo di abitanti le grandi province – una obiettiva difficoltà a venire incontro a una situazione che è conseguenza di una crisi pandemica che non ha fatto più rinnovare i documenti e di colpo ci siamo ritrovati all’apertura, al ritorno alla vita normale con numeri di personale molto inferiori rispetto a prima della pandemia e questo ha comportato in alcune province un rallentamento sul rilascio dei passaporti. Poi ogni singola provincia ha i suoi motivi. A Benevento ho due fattori importanti: primo, il personale addetto all’ufficio che è di assoluta qualità, gente che lavora sodo; secondo, la densità abitativa della provincia non è così consistente e poi ho due punti di accoglienza per i passaporti che sono Benevento e Telese, quest’ultimo ha risolto il problema della Valle Telesina. Nei primi sei mesi del 2023 i passaporti rilasciati sono stati 4.467 (Benevento e Telese). Tenga presente che quando sono arrivato qui, proprio per arrecare il minor disagio possibile ai cittadini, avevo parlato con la polizia amministrativa perché volevo dei numeri per decidere eventualmente di fare il cosiddetto passaporto itinerante, cioè fare in modo che i poliziotti andassero, nel Fortore o nella Valle Caudina, una volta a settimana per acquisire le domande dei passaporti, stamparli e affidando poi alla polizia locale il compito per ritirarli. I numeri che abbiamo analizzato però erano tali che questo servizio non avrebbe avuto senso data l’esiguità degli stessi».

Con il turnover del personale come siete messi?

«L’amministrazione ha seguito anche le decisioni politiche che hanno permesso di effettuare nuovi arruolamenti, nuovi concorsi, ma non riuscirà a reggere l’impatto del prossimo biennio anche se piano piano comunque arrivano delle forze a integrare i pensionamenti già in corso».

Formazione del personale?

«È uno dei percorsi più rigorosi: prima di entrare ci sono corsi che durano molto, una prima parte di teoria per apprendere normative non solo nazionali ma anche specifiche della Polizia di Stato. In seguito un periodo di apprendistato, un affiancamento con il personale già in servizio».

I tempi per il rilascio del passaporto a Benevento rientrano nel diritto dei cittadini tutelato con la legge che imporrebbe agli uffici di consegnare il passaporto in 15 giorni? Quale il tempo medio di consegna a Benevento?

«Ora siamo a quattro giorni per la prenotazione on line. Il periodo di massima attesa è stato di 25 giorni. Siamo intervenuti prediligendo la presa delle domande e rallentando la stampa, aumentando i posti di prenotazione mettendo delle nuove postazioni. Oggi occorrono quattro giorni per l’appuntamento e quattro per la stampa. Da tener presente che quando riceviamo una pratica c’è una fase di accertamento per assicurarci che non ci sia un qualche divieto emesso dal tribunale all’espatrio. Infine il tempo di stampa perché il documento elettronico particolare va stampato solo da alcune stampanti e ce ne sono poche, però a Benevento sono state più che sufficienti».

Quando si sforano i 15 giorni per la consegna previsti per legge, che cosa accade?

«Bisogna far salve però le situazioni di forza maggiore, come il passaggio da 10 prenotazioni al giorno a mille e non è colpa nostra l’inadempienza. Siamo intervenuti quando c’è stato un momento d’allarme, come accaduto nei primi mesi dell’anno, gennaio e febbraio».

Ci sono Paesi che non reputano valido un passaporto a pochi mesi dalla scadenza.

«Sì, sono tanti, non pochi, tra l’altro gli Stati Uniti. Il passaporto deve avere una validità residua di almeno sei mesi dalla data del viaggio».

Il questore Edgardo Giobbi si è mostrato schivo nel farsi fotografare, “non amo apparire”, preferisce che vengano riconosciuti i meriti ai suoi collaboratori, alla prima dirigente Paola Inguaggiato della divisione della polizia amministrativa e sociale, alla funzionaria Anna Maria D’Avanzo dell’ufficio passaporti e al commissario capo Antonio Feleppa, splendido anfitrione e prodigo nel fornirci dati e informazioni utili, non dimenticando tutti coloro i quali nell’anonimato operano a favore dei cittadini. Tutto sommato a Benevento grazie a costoro non c’è di che lamentarsi, anche se, per dirla con Benedetto Croce, «strani questi italiani: sono così pignoli che in ogni problema cercano il pelo nell’uovo, e quando l’hanno trovato, gettano l’uovo e si mangiano il pelo».

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it