Geremiade beneventana: cibi maleodoranti, consumatori maleducati, monumenti maltrattati Cronaca

Disgrazia vuole che abiti nei pressi del McDonald’s, negozio della celebre ditta americana, che vende hamburgers e patatine e i cui olezzi impestano praticamente tutto il quartiere. La mattina, specie la domenica, la strada di casa è costellata di buste, cartoni e avanzi dei pasti acquistati dai clienti del noto negozio e lasciati dove capita. Quel che è peggio è che nella bella aria mattutina di settembre resta di fondo l’acre olezzo di grassi animali e di oli fritti e rifritti, mentre di sera zaffate di questi odori grevi giungono intense a colorare il bucato steso.

Quel che preoccupa è che questo tipo di odori si sta diffondendo sempre più. Al Corso Garibaldi, luogo del passeggio e degli eventi mondani, si attraversano nubi di glutammato monosodico, sprigionato dai due negozi di kebab esistenti, a cui se ne aggiungerà presto un terzo, tutti localizzati tra la Rocca dei Rettori e il Teatro Comunale Vittorio Emmanuele. E qui arrivano le dolenti note, perché in assenza di sedie e tavolini in queste rivendite di cibo da strada, i loro clienti utilizzano i gradini del Monumento ai Caduti, la base della Rocca dei Rettori e i gradini di accesso del Teatro Comunale per consumare il cartoccio di carne acquistato, dando un miserevole spettacolo dei nostri monumenti, che restano oltretutto inzaccherati di macchie unte. Più di una volta ho descritto queste situazioni per sensibilizzare istituzioni e cittadini, che forse le ritengono quisquilie e fanno spallucce, dimenticando che l’immagine è oggi di capitale importanza e quanto più si offre un’immagine dimessa e trasandata di una realtà, tanto più il suo degrado cresce.

Il degrado infatti si sta pian piano diffondendo tra i nostri monumenti; non bastano le partite a pallone dinanzi la chiesa di Santa Sofia, inserita nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, mai finite nonostante i nostri appelli e le denunce di colleghi di altre testate, ma ora c’è gente che forse emula in formato mignon Anita Ekberg de La dolce vita, usando la fontana Chiaromonte di Piazza Santa Sofia per rinfrescarsi, ma salendo sulla vasca della fontana, e compaiono scritte oscene sul piedistallo del Leone della Rocca, come si vede dalle foto inviatemi da un amico che preferisce restare anonimo, perché, di questi tempi, chi denuncia può anche aspettarsi ritorsioni o le paternali di chi crede che siano i nostri articoli a rendere brutta l’immagine della città. Mi è capitato anche che docenti animati dal solito buonismo abbiano indotto i loro alunni a fare una letterina al giornale, per dire che no, mi sbagliavo sui comportamenti degli adolescenti, che non si poteva generalizzare; che in fondo ... so’ ragazzi!

Intanto, mentre ci rassegnamo a tacere e tollerare, il nostro patrimonio va in malora: Ponte Valentino, un ponte romano su cui passava la via Appia Traiana, come è segnalato dalla grande iscrizione in marmo di età traianea conservata al Teatro Romano, oggi versa in gravi condizioni. La nuova geografia industriale della zona ha creato una deviazione del fiume Calore e ha lasciato il Ponte Valentino all’asciutto. Come dimostrano chiaramente le foto scattate in questi giorni, il Ponte Valentino è quasi completamente avviluppato da una folta vegetazione: erbe, arbusti e alberi sono cresciuti sopra e a ridosso del Ponte; l’attività di crescita delle piante e delle loro radici ne sgretola la muratura, minandone la stabilità. Abbiamo già denunciato in un precedente articolo dello scorso marzo la stessa situazione di degrado per il Ponte delle Serretelle, altro ponte antico, forse altomedievale, anch’esso mangiato dalla vegetazione incontrollata.

Lasciamo andare in malora ciò che la storia ci ha consegnato? Non dobbiamo però lamentarci dello scarsissimo turismo che ha come meta Benevento. Cosa dovrebbero vedere i turisti? I mangiatori di kebab assiepati sulla lapide degli Octavii della Rocca dei Rettori usata come comodo sedile? Le partite di pallone davanti Santa Sofia? Lo sperpetuo in cui versano i nostri monumenti e i ponti romani e altomedievali?

Non vorrei sentirmi come il profeta biblico Geremia, che si attirava il malvolere dei suoi concittadini, perché profetizzava sciagure poi puntualmente avveratesi, o di Cassandra, che allo stesso modo restava inascoltata dai Troiani.

PAOLA CARUSO