L'IA entra nel quotidiano Cronaca

Negli Stati Uniti, un avvocato ha difeso un suo cliente presentando un elenco di sentenze nelle quali la corte si era espressa a favore di casi simili a quello in discussione (negli USA vige il sistema di common law, cioè i precedenti giudiziari hanno valore al pari delle leggi). Il giudice però non riusciva a trovare riscontro delle sentenze presentategli: è saltato fuori così che l’avvocato aveva lasciato che ChatGPT elaborasse la difesa del suo cliente e ChatGPT si era inventato delle sentenze favorevoli completamente inesistenti.

In Canada, un gruppo di ricercatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si è affidato all’intelligenza artificiale, che ha selezionato un nuovo antibiotico dopo aver valutato quasi 7000 molecole in sole due ore.

Dunque l’intelligenza artificiale è buona o cattiva? I due esempi che ho citato, presi singolarmente, suggerirebbero risposte diametralmente opposte. Ma la verità è che i fautori, così come i critici, dell’IA, troppo facilmente dimenticano che stiamo pur sempre parlando di un’invenzione umana. E tutte le invenzioni umane sono per natura neutre: siamo noi a scegliere che uso farne.

Quando Alfred Nobel inventò la dinamite, sperava d’aver creato un esplosivo stabile che avrebbe potuto aiutare l’uomo in molti lavori pericolosi, salvando innumerevoli vite. Non aveva previsto gli usi nefasti che della sua invenzione sarebbero stati fatti. Allo stesso modo, tra gli scienziati che realizzarono la prima bomba atomica, in molti erano convinti che quella da loro ideata sarebbe stata l’arma che avrebbe posto fine a tutte le guerre. Non avevano valutato che da allora in poi l’umanità avrebbe vissuto nella consapevolezza che sarebbero bastati pochi minuti per annientare la vita sulla Terra.

Ancora una volta quindi ci troviamo di fronte ad un punto di svolta cruciale per l’uomo. Come fu la scoperta del fuoco, della ruota, la scrittura, la polvere da sparo, la stampa, l’elettricità, il motore a scoppio, il nucleare, la televisione o internet, ora l’intelligenza artificiale è un nuovo vaso di Pandora: una volta aperto, non è più possibile richiuderlo. Sebbene esperti e scienziati raccomandino di sospendere gli studi, l’IA ora esiste e non verrà accantonata, anzi sempre più prepotentemente entrerà a far parte delle nostre vite.

Come già successo per le innovazioni tecnologiche che nei secoli si sono susseguite, l’IA diverrà qualcosa con cui impareremo a convivere. Essa cambierà molte cose alle quali siamo abituati: alcuni lavori spariranno, molti altri diventeranno diversi da come sono ora; tante delle nostre abitudini saranno modificate ed altre si consolideranno in breve tempo. Così come abbiamo imparato a servirci dello smartphone, ogni giorno tra le nostre mani, e non saremmo più in grado di tornare indietro e farne a meno, allo stesso modo dobbiamo prepararci, perché i cambiamenti portati dall’IA entreranno fulminei nella vita di tutti i giorni. È facile prevedere che i più giovani saranno i primi ad abituarsi ed a sfruttare le potenzialità di questo strumento, mentre le persone con più lustri sulle spalle, almeno all’inizio, rimpiangeranno i bei tempi andati in cui ancora non esisteva.

Dobbiamo quindi cominciare a gettarci alle spalle l’eccessiva diffidenza, comprensibile ma forse ingiustificata, per iniziare invece a chiederci in che modo l’IA entrerà nel nostro quotidiano, quali aspetti della nostra routine di tutti i giorni saranno alleggeriti da questa nuova tecnologia, quali strumenti ci toccherà imparare ad utilizzare da zero e quali invece diverranno presto obsoleti.

Perché il futuro non bussa alla porta e non si fa annunciare, ma piomba nelle nostre vite con irruenza, s’installa con prepotenza nelle nostre case e non si lascia più mandar via.

CARLO DELASSO