Pirateria e piattaforme illegali Cronaca
Internet, come ho ribadito più volte, può rivelarsi un far west, una terra di nessuno dove l’illegalità regna sovrana. E non mi riferisco solo al dark web, dove persone senza scrupoli comprano e vendono droga, armi, filmati pedofili e quanto di peggio si possa immaginare. È possibile violare la legge comodamente anche nella rete che usiamo tutti ogni giorno.
Sto parlando della pirateria. Una volta in strada esistevano le bancarelle dove venditori stranieri, o anche locali, vendevano film appena usciti nelle sale cinematografiche in videocassetta. I meno giovani ricorderanno che nel centro storico di Benevento, alla fine degli anni ’90, esisteva addirittura un negozio, che ufficialmente vendeva videocassette originali, ma dove in realtà ci si recava per acquistare copie pirata (peraltro di ottima qualità) di film e videogiochi per Playstation.
Poi è arrivata internet e sono nati i siti peer-to-peer, sistemi dove i singoli utenti erano connessi ad un network grazie al quale condividevano i propri file e scaricavano quelli altrui. Napster è stato il sito campione in assoluto nell’ambito dei file musicali, al punto che le case discografiche, piuttosto che impelagarsi in cause legali che sarebbero durate anni, arrivarono a comprarlo dai suoi fondatori per trasformarlo in un sito legale. Oggi il sito di peer-to-peer più usato è eMule, dov’è possibile scaricare veramente di tutto (virus compresi).
Ma la pirateria ha fatto passi da gigante da quando esistono le connessioni internet ad alta velocità e la fibra ottica. Scordatevi il pezzotto, ovvero il decoder pirata attraverso il quale è possibile accedere illegalmente ai contenuti della tv a pagamento. A che serve spendere soldi in dispositivi dal funzionamento incerto, quando basta collegarsi a siti illegali per vedere comodamente ogni cosa dal proprio pc?
Siamo sinceri: oggi per seguire le partite della propria squadra del cuore, in campionato o nelle coppe europee, bisogna fare i salti mortali. Sky, DAZN, Infinity+, Amazon si sono spartiti i diritti dei match casalinghi, in trasferta e delle partite in Europa. Lo stesso discorso vale per guardare film o serie tv: Netflix, Prime video, Disney+, Paramount+ e di certo altri che al momento non ricordo. Se m’interessa un film che è visibile in esclusiva su uno di questi servizi streaming ed una serie presente solo su un altro, quanti abbonamenti dovrei sottoscrivere?
Ecco dunque che in molti ricorrono alle piattaforme illegali. Che sono numerosissime, ma di cui non farò i nomi per non reclamizzare chi viola apertamente la legge. Perché, è bene ricordare, nonostante molti ritengano che guardare una partita o un film su un sito illegale sia in fin dei conti un “crimine bianco”, cioè un reato senza vittime, in realtà così non è. Oltre ai mancati introiti per lo Stato in termini di diritti d’autore ed imposte, questi siti rappresentano un danno per chi produce i contenuti legali che il sito rende disponibili gratuitamente.
Se da un lato infatti si finanzia la criminalità organizzata, che anche da questi siti trae profitto attraverso i banner e le inserzioni pubblicitarie, allo stesso tempo si sottraggono introiti alle major cinematografiche e televisive, alle squadre di calcio che si fanno pagare i diritti per le partite. Ognuno pensa che sia un’inezia, che un film scaricato da un sito illegale o una partita seguita in streaming allo stesso modo non manderanno in rovina nessuno. Si tratta in effetti di una goccia in un mare, ma il mare è fatto di gocce. E sottrarre soldi a chi produce legalmente i contenuti di cui si usufruisce in modo illegale, vuol dire far sì che in futuro quei contenuti saranno più poveri. Quindi la pirateria paradossalmente alla lunga finisce per danneggiare anche chi la sfrutta allo scopo di risparmiare.
CARLO DELASSO