ARPAIA - Straordinario documento epigrafico nell'abbazia di San Fortunato Cultura

Nella suggestiva abbazia di San Fortunato di Arpaia, gioiello dell’architettura medievale risalente al IX sec., è conservato uno straordinario documento epigrafico. Si tratta di un’iscrizione monumentale dedicata all’imperatore Caracalla.

L’Associazione “Officina Sociale Pro Arpaia”, si sta prendendo cura di entrambi i monumenti; ha provveduto alla cura del verde, che rischiava di coprire completamente le strutture murarie e ha raccolto dei volontari, che gratuitamente stanno lavorando alla creazione di una staccionata che delimiti un’area di rispetto intorno all’abbazia.

Infatti, fino a poco più di un anno fa, l’abbazia era incustodita e in stato di abbandono e degrado. Ho visitato il sito, su invito dei responsabili dell’Associazione, che si stanno impegnando per valorizzare il loro territorio. Dalla torre di San Fortunato si gode una splendida vista e si comprende bene la posizione strategica di Arpaia; situata nella stretta tra il Monte Taburno e i Monti del Partenio, costitisce un passaggio obbligato tra il territorio beneventano e caudino.

I Romani vi fecero passare un tratto della Via Appia, la Regina delle vie consolari romane, il cui intero percorso oggi è candidato a diventare patrimonio UNESCO. Anche per questo i soci di Officina Sociale Pro Arpaia si stanno muovendo per essere presenti in quest’importante occasione di crescita del territorio.

La storia di Arpaia, infatti, è collegata proprio alla sua posizione strategica, snodo di traffici commerciali fu continuamente terra di contesa. Proprio in quella stretta tra i monti dovette avvenire la memorabile sconfitta inflitta dai Sanniti ai Romani, l’episodio della Seconda Guerra Sannitica ricordato da Tito Livio e noto come la battaglia delle Forche Caudine del 321 a.C.

All’inizio del II sec. d. C., Caracalla (non ancora imperatore, ma associato al trono del padre Settimio Severo) e sua madre Giulia Domna concessero a Beneventum il privilegio di estendere il suo territorio giungendo fino alla stretta di Arpaia, risparmiando solo la città di Caudium, che restava indipendente da Beneventum. Due enormi iscrizioni furono poste ai lati dell’Appia a stabilire il confine dell’ager Beneventanus.

I veterani di Ottaviano e Antonio, nel 46 a. C., infatti, avevano ottenuto nuovi territori nel beneventano, deducendovi una colonia triumvirale che ebbe nome Colonia Iulia Concordia Augusta Felix Beneventi. In particolare, i soldati di Antonio ottennero possedimenti proprio nella zona di Arpaia, che divenne così una propaggine della colonia beneventana.

aturalmente sorsero delle controversie tra Beneventum e Caudium per il possesso di quella zona, che evidentemente nel 207 furono risolte a vantaggio di Beneventum.

Ecco perché, per ringraziare la famiglia imperiale del favore accordato alla loro città, la colonia beneventana eresse le due monumentali iscrizioni, di cui quella superstite con dedica a Caracalla è conservata a San Fortunato.

Essa fu scoperta ad Arpaia nel 1996, durante i lavori in una casa lungo via Roma che ripercorre il tracciato dell’Appia. L’archeologo Carlo Franciosi si preoccupò di farla mettere in sicurezza e fu scelto il sito di San Fortunato per custodire il grande masso, un parallelepipedo di calcare di diverse tonnellate di peso con la lunga iscrizione che descrive la discendenza da Nerva fino a Settimio Severo e Caracalla, con la dedica della Colonia Iulia Concordia Augusta Felix Beneventi che esprime devozione alle auguste maestà. Purtroppo la parte finale è mutila.

L’altra iscrizione non sappiamo che fine abbia fatto, ma nel 1637 fu vista e trascritta da uno studioso tedesco, Lukas Holste, che diede la notizia al cardinale Barberini in una lettera, che fu poi pubblicata da Raffaele Garrucci e riportata da Theodor Mommsen nel nono volume del Corpus Inscriptionum Latinarum, sotto la voce Arpaja, scritta con j, alla moda ottocentesca.

L’iscrizione dedicata a Giulia Domna, come dicevamo, era pur essa un grande masso che recava più o meno lo stesso contenuto di quella scoperta nel 1996, ma era completa nell’ultima parte. Che fine abbia fatto l’iscrizione di Giulia Domna non sappiamo. Chissà se non si trovi ancora seppellita lungo via Roma ad Arpaia, più o meno di fronte al sito dove è stata rinvenuta l’altra? Ecco un nuovo compito per l’Associazione arpaiese.

PAOLA CARUSO