E se portassimo una ''Passeggiata Archeologica'' a Pago Veiano? Cultura

L’archeologia e la sua capacità di traino culturale e turistico sembrano non avere cittadinanza a Pago Veiano, che pure è uno tra i comuni più ricchi di tali testimonianze, forse, addirittura, le più interessanti in assoluto. La chiesa di San Michele con le sue epigrafi ed i suoi bassorilievi, la Stele del Cavaliere Tracio, i reperti esposti alle “Fontanelle”, l’epigrafe a Caio Safronio, le tante iscrizioni, i torchi di epoca romana, le ampolle per unguenti, le monete antiche, sono alcuni degli esempi dell’importanza e della quantità dei reperti che negli anni sono affiorati dalla terra ubertosa di questo centro collinare. Che, evidentemente, fu scelto dagli antichi per la sua ottima posizione e per la fertilità dei suoi terreni.

In tanti anni che scrivo e mi documento sulla storia e sulle possibilità di sviluppo di questo centro, le cose, nel settore della valorizzazione archeologica, non si sono mosse di un millimetro. Nel senso che non vi è mai stata una azione coordinata su questi - come si dice oggi - “giacimenti culturali”, che potessero portare un ritorno di immagine ed un profitto economico a questo paese. Persino l’annunciata nascita di una associazione di amici dell’archeologia, ormai molti anni fa, naufragò nel vuoto e, da allora, è calato il silenzio sulle vicende archeologiche del paese (da sempre sovrastate, come tutte le altre cose, dall’assordante e scomposto frastuono della politica locale, che vuole buttare in politica ogni cosa).

Questa assoluta incapacità di valorizzare le proprie risorse, ha fatto sì che, per saperne qualcosa di più, occorra andare nelle emeroteche e rispolverare gli articoli che all’argomento dedicavano con passione il professor Nicola De Palma e l’attore Dodo Gagliarde, entrambi di Pago. Proprio Gagliarde continua a promuovere le ricchezze archeologiche di Pago Veiano attraverso i social. Però ci vuole qualcosa in più. Giornate a tema. Un piccolo museo di storia paesana con annessa biblioteca (pare che i giovani amministratori vogliano lavorare in tal senso). E poi, mettiamoci anche una “passeggiata archeologica” pagoveianese, che cominci a coinvolgere gli studenti del posto e poi diventi materia di visite guidate per i potenziali turisti. Però, per un turismo di qualità. Non per quello chiassoso e plebeo di qualche centro vicino. Qualcosa di vero spessore, che proietti il paese oltre i confini provinciali. Con stile ed eleganza. Ho scritto in passato che il turismo congressuale sarebbe il mio sogno, ma capisco anche che gente affezionata alla sagra di paese (con tutto il rispetto per le sagre che comunque portano ritorni economici) potrebbe non gradire. Ma chi l’ha detto che le due cose non possano coesistere?

Facciamo trekking, cicloturismo e passeggiate letterarie che si snodino, tanto per dirne una, da San Michele alle Fontanelle, alla ricerca delle tracce dei nostri antenati. I quali si fecero rapire dal fascino di queste colline aperte e ricche di doni e vi portarono le loro storie che ancora segnano il paesaggio e lo raccontano.

LUCIA GANGALE 

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