Il Modern - Museo della pubblicità. Un luogo per l'anima Cultura

L’occasione è stata triste, la sorpresa è stata enorme.

L’11 settembre scorso, al Modern - Museo della Pubblicità nel Palazzo Jelardi, in San Marco dei Cavoti, è stata intitolata la “Sala della Stampa” all’indimenticabile Giovanni Fuccio, per iniziativa del suo brillante allievo Andrea Jelardi, eclettico giornalista, scrittore, ideatore e direttore del Museo.

Sono andato alla cerimonia, con animo commosso e grato, avendo con Giovanni Fuccio un inestinguibile debito di riconoscenza per avermi invogliato a scrivere ed accolto, con semplicità ed affetto, nella famiglia di Realtà Sannita, dando corpo ad un sogno da troppo tempo chiuso nel cassetto, e pubblicato sempre i miei articoli senza alcuna modifica o invito alla prudenza, anche quando forse lo avrebbero richiesto.

La cerimonia è stata intima, partecipata, toccante; sobria ed essenziale, come era il nostro caro Direttore, vera e commuovente. Il luogo, semplicemente magico.

Mi sono addentrato nelle bellissime sale del Museo ed ho trovato un mondo che credevo perduto. Le cose dell’infanzia, i volti, le persone, le fotografie, gli antichi mestieri, le réclame, i libri, le targhe, la raccolta di bambole, le scatole di latta (dei mitici biscotti Lazzaroni, del panettone Motta, dei torroni Borrillo), e tantissime altre a cui, data l’occasione, non sono riuscito a dedicare l’attenzione che meritavano.

Una sensazione di benessere e di serenità mi ha avvolto, finalmente il tempo ha smesso di correre inutilmente, la calma ha preso il sopravvento. La dolce nostalgia per il bel tempo andato, senza rimpianti però. Le scatole di latta usate per riporre le cose preziose di bambino, la voce di mia madre, il Natale, il film della mia famiglia, un turbinio di emozioni trasmesso dal profondo dell’anima di queste “cose”, sapientemente raccolte ed ordinate, al profondo della mia anima.

Un piccolo miracolo di amore e di passione; una sinergia inaspettata trasmessa da oggetti non freddi ed inanimati, ma vivi, vitali, vivaci.

Una insperata ricarica di umanità, di quella “magia simpatica” con cui Marguerite Yourcenar, nel prendere in mano un cucchiaio di legno, correva subito con il pensiero all’operaio che l’aveva intagliato, all’albero che aveva fornito il legno, alla natura tutta.

Mai avrei pensato che al turbamento dell’arrivo al Museo avesse fatto seguito la serenità del rientro a casa, riscoprendomi in macchina a pensare alla vita che, anche quando ci mostra i suoi lati oscuri, “vale la pena di essere vissuta”.

Ecco, il Modern - Museo della Pubblicità è uno dei luoghi dell’anima, per riscoprirsi e riscoprire le cose belle della vita, che, presi dalla miopia della routine quotidiana, non riusciamo più a mettere a fuoco.

Questo Museo, nato dall’amore, dalla passione e dalla dedizione del suo ideatore e direttore, Andrea Jelardi, andrebbe maggiormente pubblicizzato e valorizzato dagli enti preposti, quasi sempre in tutt’altre faccende affaccendati, quale piccolo gioiello della storia incastonato nella magica cornice di Palazzo Jelardi a San Marco dei Cavoti.

Devo ancora una volta ringraziare il Direttore, il caro Giovanni Fuccio, che mi ha stupito anche in questa occasione, regalandomi una emozione che non si può descrivere, si deve vivere.

Mi riprometto di ritornarci per riempire gli occhi dei colori ed il cuore del calore di quelle piccole“cose” che costituiscono il sale della vita.

UGO CAMPESE 

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