Il pittore Mario Rossi esalta le luci e le ombre Cultura
Il pittore Mario Rossi si è riproposto a Benevento con una ricca esposizione di vibranti opere nella “sua” galleria di via Porta Nuova; ovvero nelle adiacenze del mercato dei commestibili da cui sembra avere attinto i colori... dei prodotti ortofrutticoli offerti dai venditori con squillanti richiami.
E’ una girandola multicolore: il verde delle verdure, il rosso dei pomodori, il giallo dei limoni, l’arancione degli agrumi... La gente ammira, dubbiosa, le mercanzie, frastornata dagli schiamazzanti, quasi ossessivi inviti all’acquisto. Poi, sceglie.
Noi, davanti alla variegata “tavolozza” del nostro Artista, restiamo invece indecisi nell’indicare a quali quadri dare la preferenza: scegliere le marine dove le barche adagiate a mezza strada tra mare e spiaggia si dondolano sull’onda che allegramente schiumeggia? Oppure prediligere le ballerine che volteggiano sul palcoscenico teatrale in aeree, voluttuose evoluzioni?
Ma, quasi rimproverandoci, richiama la nostra attenzione un arzigogolato Pulcinella che fa il sentimento al Castel dell’Ovo e alle tante altre attrattive di Napoli. I monumenti e le marine (splendida l’opera “Tempesta”!) dell’area partenopea meritano indubbiamente la viva predilezione del pittore.
Ma Mario Rossi, sannita di nascita e di vita, non può non esaltare la sua terra. Lo fa inneggiando all’Arco di Traiano, facendolo vibrare di sferzanti fasci di luci e di colori, nel contesto di caratteristici caseggiati, alberi e prati. E’ la dichiarazione d’amore di un uomo che si inorgoglisce per le vestigia che ci fanno grandi. E non manca di esaltarsi per l’aureola di “bene dell’umanità” toccata alla splendida chiesa di Santa Sofia.
Ma è la terra, soprattutto, l’anelito artistico di Mario Rossi. Una terra generosa che nonostante la neve , il gelo e il ricordo di sconvolgenti alluvioni, premia, ma non sempre quanto dovuto, il sudato lavoro dell’agricoltore. Non bisogna mai scoraggiarsi, però, sembra dire il nostro pittore.
E coi suoi pennelli e la sua spatola, con tempere, “tubetti”, pastelli e carboncini “fotografa” la natura decantandone le bellezze. Ed ecco il miracolo: il campo cretoso, sassoso, si trasforma: diventa una serra fiorita. Accanto ai papaveri che incendiano la terra, oscillano al vento, ombrosi, i girasoli. Sullo sfondo le messi, indorate dal sole, mimetizzano il verde delle erbacce.
E l’Artista incalza: sogna e materializza gerle di fiori. Senti quasi il profumo delle rose, dei gigli, delle mimose che Lui offre alle innamorate, alle mamme...
Splendono le nature morte che, paradossalmente, sembrano vive.
E’ il risveglio della vita che Mario Rossi racchiude nel variopinto “chicchirichì” dei galli inneggianti al sole che sorge libero e giocondo.
L’anima si rallegra e ringrazia l’Artista di tanta giocondità.
CLEMENTE CASSESE