L'alterità di Benevento. Ovvero come si costruisce l'identità di città delle streghe (parte quarta) Cultura

Durante l’assedio posto a Benevento nel 1241, sembra che l’imperatore Federico II si sia fermato nel palazzo che aveva fatto costruire nella località del Cubante forse già nel 1229, quando aveva dovuto scacciare i beneventani dai territori del Regno di Napoli, che essi avevano illegalmente occupato. Forse il posto gli era piaciuto, essendo ricco di boschi e adatto alla caccia. Quindi nella seconda occasione di scontro coi beneventani, nel maggio del 1241, si fermò al palazzo del Cubante, da dove poteva godersi lo spettacolo della distruzione della città nemica operata dai suoi soldati. Per ordine di Federico, le mura furono divelte dalle fondamenta e così anche le torri della città fino al solaio.

Il palazzo dell’imperatore sorge in territorio di Calvi, presso il confine con Apice; è un’imponente costruzione, che la tradizione popolare chiama il casino del Principe (poiché fu poi proprietà dei principi Spinelli di San Giorgio del Sannio). La massiccia presenza di due torri quadrate, di finestre strombate ad ovoli, di una fascia decorativa di cotto in alto fanno ritenere che si tratti di una costruzione di età fridericiana, sia pure rimaneggiata in epoche più tarde. A riconoscere l’antichità della struttura e a determinarne l’attribuzione a Federico II, fu il compianto Mons. Laureato Maio, che dedicò all’argomento due articoli.

Il papa Gregorio IX reagì con forza all’offesa perpetrata dallo Stupor Mundi, come era soprannominato l’imperatore svevo, scomunicandolo. Vi fu allora uno scambio di invettive tra le due autorità, diffuse attraverso libelli satirici: Federico definiva il papa capo degli eretici, Satana in persona, nemico di Cristo; il papa definiva l’imperatore uno scorpione che schizza veleno dalla coda.

Ritengo pertanto che si deve alla propaganda sveva la ripresa di quella fama negativa che la città aveva ricevuto sin dal periodo carolingio. Non dimentichiamo infatti che nello staff dei consiglieri di Federico II, c’era anche il giudice beneventano Roffredo Epifanio, iuris civilis professor et imperialis curie magister et iudex che insegnò a Bologna, ad Arezzo e a Napoli, ricordato come il più autorevole tra i fondatori dello Studium napoletano. Proprio la presenza di Roffredo Beneventano potrebbe aver fornito a Federico i temi su cui impostare la sua propaganda negativa, quando definiva la nostra città come un covo di eretici. Grazie infatti alle Constitutiones Melphitanae, l’imperatore aveva definito l’haeretica pravitas, il reato di eresia, un crimine di lesa maestà, in quanto l’imperatore era garante della legalità e si era proclamato difensore della fede cristiana, togliendo questo compito al papa, indegno ai suoi occhi di rivestire questo ruolo. Ciò gli consentiva di esercitare i suoi diritti ovunque, anche nei domini papali, per estirpare gli eretici e la principale forma di haeretica pravitas, era appunto la stregoneria, la forma più pericolosa di opposizione alla fede, perché si credeva che quelle che erano ritenute streghe, giurassero fedeltà al diavolo, rinnegando Cristo. Quindi, la città di Benevento, possesso del papa, che Federico giudicava colpevole di simonìa, la compravendita di cariche ecclesiastiche, e quindi eretico, era essa stessa sede di avvelenatori e malefiche. Credo che gli anni tra il 1240 e il 1266, anno della Battaglia di Benevento tra Manfredi di Svevia, figlio naturale di Federico II, e Carlo d’Angiò, chiamato in soccorso dal nuovo papa Clemente IV, siano stati determinanti per rinnovare la fama sinistra di Benevento come città delle streghe; tale fama, già ricevuta in passato per la sua identità longobarda, si perpetuava ora per la sua appartenenza allo Stato pontificio. Benevento è sempre qualcos’altro rispetto al resto del territorio in cui si trova, per curiose contingenze storiche.

Eppure è un caso curioso che nella città delle streghe non si conservi alcuna documentazione di processi per stregoneria, mentre Benevento e il suo Noce sono continuamente nominati nei processi svolti altrove. Infatti, bastava che l’inquisitore facesse confessare alle presunte streghe di essersi recate al Noce di Benevento, perché fossero condannate a morte.

Per sapere chi ha contribuito a diffondere la leggenda del congresso notturno delle streghe sotto il Noce di Benevento, non resta che leggere la prossima puntata.

PAOLA CARUSO

Foto di Lucia Gangale ©