L'arte contemporanea fa perdere la testa Cultura

In Europa i musei acquisiscono opere antiche e moderne in modo definitivo, le studiano, ne diffondono la conoscenza. Negli Stati Uniti, invece, molti musei vendono opere d’arte contemporanea dopo averle possedute per un certo tempo, e con i soldi incassati ne comprano altre da privati e alle aste internazionali. Apparentemente indifferenti agli scopi di lucro di tali compravendite, i turisti si lasciano attrarre dalle continue novità, ma tra loro c’è chi sospetta che manager affaristi siano impegnati a stabilire quali opere sono… ‘arte’ e quali no, per farne salire i prezzi.

Tante le perplessità suscitate dall’imponente scultura in bronzo, alta 14 metri, della francese Louise Bourgeois intitolata Maman, o Protector spider cioè ‘ragno protettore’: esposta davanti al MoMA, il Museo d’Arte Moderna di New York, è stata popolarmente definita ‘strana’. Il problema non è la stranezza ma la qualità artistica. Dato che l’arte è cultura e non può vivere di sospetti, occorrono certezze sul nuovo come sull’antico. Ovviamente, nessuno ha pensato a una truffa se, a un’asta di Sotheby’s a Londra, un museo autorevole come il Getty Museum di Los Angeles abbia pagato ben 35,7 milioni di euro, un record, per assicurarsi il famoso capolavoro ottocentesco del pittore inglese William Turner intitolato Il Campo Vaccino a Roma. Quando però il finanziere David Martinez è uscito da un’altra asta con ben 140 milioni di dollari in meno nelle tasche per aver comprato una composizione di lineette, macchie e gocce colorate dipinta su tela dal pittore espressionista astratto Jackson Pollock, i sospettosi hanno detto che il miliardario messicano Martinez s’è fatto spennare come un… pollo.

I ricchi insomma perdono la testa, e i meno ricchi li prendono in giro ma poi cercano di emularli. Ed è impressionante vedere quanta gente pensa che la valutazione dei prodotti artistici contemporanei sia nelle mani dei suddetti gruppi di manager attivi sul mercato per indurre ad acquistare. In realtà non è così. Come in ogni settore,è indispensabile affidarsi a specialisti di discipline artistiche per avere la garanzia che un’opera sia ‘arte’ secondo criteri estetici e storici oggettivi. Il risultato si vedrà sempre, come è accaduto per tanti grandi, da Goya a Velazquez, da Rubens a Degas, da Manet a Rousseau, artisti compresi in ritardo. Le loro opere hanno arricchito i pochi privati che le acquistarono fiduciosi, prima che i loro autori diventassero celebri.

Quanto alle opere di forme così fuori dall’usuale da apparire ‘strane’, bisogna tener conto del fatto che anche le opere antiche erano stranezze d’arte contemporanea quando furono create. Non si tratta di una disgregazione dei valori. Il perturbante che entra nell’ordinario è prodotto da artistiche, come sempre, elaborano teorie inattese indagandole stranezze dei tempi passati. Scoprono i limiti dei criteri greco-romani di armonia, simmetria, proporzione, si ispirano a simbolismi, a forme incongrue, recuperano materiali rari e abbinamenti arcaici di colori, li avvertono come odierni e li restituiscono alla cultura. La statuina della Dea Madre seduta con copricapo, rinvenuta a Cuccuru s’Arriu presso Oristano in Sardegna, sembra infatti ideata da un caricaturista dei nostri tempi ma è datata al V millennio a.C. A sua volta, la testa a profilo tagliente di un ex-voto del VI secolo a.C., custodita nel Museo del Sannio a Benevento, ha uno stile di primo Novecento alla… Modigliani.

L’aspetto definito ‘strano’ sta avvolgendo l’arte odierna di una seduzione irresistibile. Non c’è dunque da meravigliarsi se suscita voglia di comprare. “Lei quali opere mi consiglia di acquistare?” è la domanda che quando arriva mi fa sorridere, perché l’arte autentica non ha a che fare col prezzo. Immerso per decenni nel patrimonio di tanti musei italiani ed esteri, ho sempre pensato che non è necessario avventurarsi nel mercato dell’arte per ‘possedere’ un’opera, basta lasciarla penetrare nella mente e nel cuore.

Ai collezionisti propongo di riflettere sul caso ambivalente dell’artista inglese Damien Steven Hirst le cui opere, esposte nei principali musei del mondo, rimandano al suo duplice ruolo di artista di qualità e di ricco imprenditore. Nel 1991 Hirst ha creato lo Squalo sottaceto rivoluzionando teorie, studi critici, collezionismo e commercio d’arte. Si tratta diun vero squalo-tigre di quattro metri, da lui fatto catturare e poi conservato in formaldeide liquida dentro una enorme vetrina col titolo L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo. Dopo averlo venduto per una cifra non esorbitante, Hirst lo ha astutamente ricomprato e rivenduto per 8 milioni di sterline, come se con la prima vendita avesse sottovalutato la propria arte. Lo Squalo sottaceto è così diventato un simbolo della Britart in tutto il mondo.

Ai lettori chiederei ora se lo Squalo sottaceto di Damien Steven Hirst sia ‘arte’ per il prezzo elevato o per la fama dell’autore, dato che ormai anche l’impegno creativodi artisti significativi cede il passo all’avidità di denaro, come è accaduto a Salvador Dalì, che firmava centinaia di fogli bianchi e li vendeva a chi poi vi tracciava qualcosa a suo nome. Per questo il nome e il cognome di Salvador Dalì anagrammati son diventati… AVIDA DOLLARS.

L’ossessivo rapporto causa/effetto tra chi vende per far soldi e chi acquista pensando di fare un affare continua e continuerà ad eccitare, tenendo purtroppo sempre più a distanzala cultura. A prendersela con gli artisti accreditati sono infine gli artisti di ultima generazione che riflettono sulla creatività priva di limiti. Una filosofia messa in pratica. Sarà per questo che il belga Francis Alys ha deciso addirittura di non presentarsi di persona alla Biennale di Venezia del 2001, dove a rappresentarlo ha inviato un Pavone vivo con il titolo The Ambassador (foto).

Ma no - hanno commentato i benpensanti - non può averlo fatto per pavoneggiarsi, per un grande artista come lui sarebbe una idea indegna. Forse Alysha mandato il Pavone ambasciatore come opera d’arte che durerà più delle altre presenti in mostra, non perché si tratta di un animale vivo ma perché il pavone lascerà in giro…tracce da raccogliere, custodire ed esporre in una futura Biennale”.

Col tempo diventeranno costose.

ELIO GALASSO