L'Oratorio di San Giacomo, un gioiello di arte sacra nel borgo di Montefusco Cultura

Montefusco, posto a più di settecento metri d’altezza, è un piccolo borgo irpino che custodisce ancora tanti segni e significati di un passato che l’hanno reso importante. La storia di questo borgo non passa solo attraverso le oscure e tristi vicende dell’ex Carcere Borbonico, ma anche dalla bellezza di storie meno note e quasi nascoste, come è il caso dell’Oratorio di San Giacomo.

Con l’istituzione della Congrega di San Giacomo Apostolo nel 1652, la cripta ovvero il succorpo della chiesa parrocchiale di Santa Maria della Piazza, da sempre considerata parte integrante della stessa, diviene luogo sacro concesso ai Confratelli per i propri esercizi spirituali. Detta chiesa, della quale oggi ne resta superstite solo l’abside, ha origini lontane nel tempo essendo datata intorno al 1190; dunque una delle più antiche esistenti nel borgo di Montefusco.

La cripta, detta poi oratorio, non fu mai un luogo profano essendo già adibita a piccolo cimitero, poiché non vi era spazio a sufficienza nella chiesa parrocchiale.

La fondazione formale della Congrega di San Giacomo avvenne proprio nel 1652 allorché, per atto del notaio Geronimo Colle del tribunale di Benevento, alcuni devoti laici ebbero in concessione la cripta come proprio spazio sacro, Omnibus iurisdictio et signanter. Il Padre Spirituale di tale Congrega fu sempre l’Abate pro-tempore della chiesa di Santa Maria della Piazza al quale i Confratelli dovevano corrispondere 8 ducati e 3 libbre di cera bianca ogni anno, ottenendo di poter usufruire anche delle campane.

Fino ai primi anni del Settecento, la Congrega di San Giacomo ottenuta formalmente in concessione la cripta-oratorio provvide ad affrescare il soffitto e le pareti nonché ad abbellirla. Lo spazio rettangolare della cripta presenta un’architettura singolare con volte a crociera terminati in una volta a botte; l’ambiente è sostanzialmente modesto, ma all’epoca si presentava sontuosamente ricco di arredi. La porta d’ingresso, separata dalla chiesa di Santa Maria della Piazza, è posta a mezzogiorno e al di sopra dell’architrave recava anche un’immagine dipinta di San Giacomo Apostolo. Ad oggi non ci sono più tracce degli antichi arredi, ma le fonti documentarie attestano che la cripta prendeva luce da due finestre munite di grate poste ad oriente, ancora aperte. Nell’entrata, invece, sul lato destro vi era una piccola conca in pietra rossaad uso di acquasantiera mentre tutto intorno e lungo le pareti vi erano apposti dei sedili a spalliera in legno di noce.

Un unico altare di pietra era posto in fondo alla cripta e presentava un paliotto in legno dipinto, una cancellata in legno e al termine dei gradini una statua anch’essa di legno intagliato e dipinto, raffigurante San Giacomo Apostolo. Al centro della pavimentazione vi era una botola attraverso la quale si scendeva in  un altro piccolo luogo adibito a sepoltura, in cui si contavano 16 sedute e si leggeva la scritta Pro Confratibus.

A caratterizzare l’Oratorio sono sopratutto i segni ancora visibili di pitture ad affresco con datazioni differenti (XIII e XVII secolo). Tra quelle più antiche e significative c’è la rappresentazione di Santa Caterina d’Alessandria con la ruota aculeata, alcune teste di santi in tondi e lunette ed infine frammenti di altri santi rappresentati per intero posti al di sotto delle finestre.

Ogni singola vela che caratterizza il soffitto a volte è riccamente affrescata con storie tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento. Tra gli affreschi maggiormente leggibili, alcuni dei quali recanti anche un’iscrizione che li identifica, ci sono: la Decollazione di San Giacomo, l’Annunciazione, San Pietro che battezza i primi cristiani, lo Sposalizio della Vergine e la Crocifissione.

La Congrega di San Giacomo Apostolo, dopo più di due secoli di attività, si disgregò per mancanza di clero e di mezzi e la cripta a seguito dell’Unità d’Italia, nel 1861, fu incamerata come bene dello Stato. Mancano fonti certe ed attestate che riguardano sia la datazione che i riferimenti ad una possibile bottega artistica che eseguì gli affreschi. Probabile che, essendo la fondazione della cripta risalente al Basso Medioevo, i primi affreschi isolati siano da farsi risalire a detto periodo; quasi inconfutabile la fattura. Diverso il caso per i restanti affreschi che presentano una stratificazione di più stili pittorici che non vanno oltre il XVII secolo.

A causa del tempo inesorabile e di necessari interventi di recupero strutturale, i colori e la voce di questi affreschi stanno sparendo per sempre.

ROSSELLA MERCURIO