Lucia Gangale tra libri, giornali e radio svela: ''Sogno di realizzare un film sull'antica famiglia dei Casalbore di Pago Veiano'' Cultura

Eccoci tornati nello spazio dedicato al rilancio dei nostri beni culturali e ai sanniti che si fanno onore nel mondo. Protagonista della nostra intervista è in questo numero la prof.ssa Lucia Gangale, Direttore responsabile dal 2003 della rivista semestrale “Reportages Storia & Società”, giornalista, blogger, saggista, docente di storia, filosofia e scienze umane. Ha pubblicato libri di storia locale e studi monografici su tematiche di rilievo. Dal 2023 è a capo della rivista scientifica online Le partage culturel. Cultrice di filosofia politica, storia delle idee e storia delle donne. Suoi saggi di filosofia in italiano e in francese sono su diverse riviste accademiche. Collabora inoltre con Noi Donne e con Agora Vox France. È anche un’esperta di tecniche della comunicazione e di marketing del turismo. La ringraziamo per averci dedicato un po’ del suo tempo e accogliamo con gratitudine il suo contributo a sostegno della cultura della nostra splendida terra.

Prof.ssa Gangale, anche con Lei come con molti degli ospiti di questa nostro spazio c’è l’imbarazzo della scelta nel cominciare ad approfondire la sua vita così ricca di esperienze. Cominciamo partendo dalla sua esperienza con il periodico quindicinale “Realtà Sannita”.

La mia esperienza con “Realtà Sannita” parte tra la fine del liceo ed il primo anno di Università. Sognavo che la mia firma apparisse su un giornale, sognavo di fare questo mestiere e, quando andavo in edicola, trovavo che “Realtà” fosse quello meglio impaginato, graficamente più accattivante e con i contenuti più interessanti. Così, un giorno, telefonai al direttore Giovanni Fuccio e dopo mi presentai di persona nella redazione che allora si trovava al Viale dei Rettori, 27, di fronte alle mura longobarde e a due passi dall’Arco di Traiano. Lui mi mise subito a mio agio. Era una redazione piena di vivacità e di intellettuali, gran signori e signore che portavano il loro contributo in termini di ricerca, informazione, letteratura. C’erano anche dei poeti.

Mi ricordo, ad esempio, di Clemente Cassese, Serafina Pascarella, Edgardo De Rimini, Geppino Gino Guarino. Enzo Napolitano e Annalisa Angelone sono due validi giornalisti che si sono formati in quella redazione.

La più grande lezione, che fu la prima in assoluto e poi quella che si è rivelata la più valida nel tempo, fu: “Il giornalismo è servizio”. Fuccio non era uomo da sensazionalismi e polemiche, ha sempre coltivato un giornalismo garbato, raffinato, ma fermo e determinato, combattendo battaglie importanti. Tra le più importanti, quelle per l’apertura dell’ateneo sannita.

Il suo attivismo culturale, poi, era contagioso. Cene, congressi, presentazioni di libri, premi per il giornalismo scolastico, eventi di tutti i tipi. Non basterebbe un’enciclopedia a raccontarli. Con Giovanni Fuccio ho pubblicato diversi libri, l’ultimo dei quali è stato quello sulla “Storia delle donne nel Sannio”.

La sua impronta nella mia formazione è stata fondamentale. Al punto che gli ho dedicato la mia tesi di dottorato, che ho discusso nel 2024 in Francia, paese nel quale mi sono trasferita per un triennio.

Lei è impegnata anche come docente di storia, filosofia e scienze umane. Qual è il suo rapporto con le studentesse e gli studenti in questa epoca di capovolgimenti tecnologici che impongono una modernizzazione della didattica?

Il mio rapporto con persone in età evolutiva è caratterizzato da rispetto reciproco, tenendo presente la grande sensibilità e le molte insicurezze che caratterizzano l’età giovanile.

Purtroppo i capovolgimenti tecnologici sono stati devastanti, non solo per l’utilizzo compulsivo che i ragazzi fanno del cellulare in classe, e contro il quale i docenti e gli stessi genitori fanno fatica a combattere, ma anche perché ormai non c’è un solo aspetto della mia professione che non sia legato alla grande abbuffata digitale legata agli interessi dei grandi colossi informatici piuttosto che a quelli di una didattica veramente umana, cioè basata su cose quali lo sguardo, l’empatia, la discussione, l’inclusione, l’educazione all’affettività di cui si parla tanto e non sempre a proposito.

I giovani, tuttavia, ci sanno sempre stupire. Li osservo quando si appassionano realmente alla spiegazione di un filosofo o di una filosofa (tra l’altro quest’anno in una classe spiego Maria Zambrano, che è sempre stata dimenticata nei libri di testo in uso nelle scuole) e ne colgo la soddisfazione per i loro primi successi, legati magari all’attribuzione di un bel voto. Sono capaci di invitarti alla loro festa dei diciotto anni oppure fare dei brindisi collettivi alla tua salute.

In ogni caso, sanno che con me si lavora, e anche molto. Anche io in classe faccio uso di uno strumento multimediale che oggi è entrato a pieno titolo nella didattica, e cioè la Lim, molto funzionale per mostrare loro clip, mappe concettuali, video e power point didattici (molti prodotti da me). Però la bellezza delle parole è insostituibile. Educare i ragazzi al pensiero critico è fondamentale. E loro queste cose loro le capiscono benissimo e le apprezzano molto.

Accenni alla sua esperienza come Direttore responsabile della rivista semestrale “Reportages Storia & Società”.

È una bellissima esperienza, che parte nel gennaio del 2003. Non era tra i periodi più facili della mia vita, ma in quel momento germogliò il seme di una esperienza destinata ad accompagnarmi fino a oggi. Pensa che la rivista la producevo in formato digitale quando ero in giro per il Piemonte ad insegnare e non potevo più recarmi nella tipografia dove all’epoca veniva stampata. Infatti, era ancora prodotta in offset e ne stampavo centinaia di copie. Ma poi, almeno dal 2015, ho cominciato a produrla in digitale, grazie alla potente piattaforma Youcanprint, che prende in carico tutti gli aspetti, burocratici, economici e di distribuzione della pubblicazione, con enorme risparmio di costi e di fatica da parte mia. Oggi è possibile acquistarla sugli store librari online.

Nonostante tutte le difficoltà, da quando è nata la rivista ha conservato la cadenza semestrale. Oggi gli articoli vi sono pubblicati in italiano e in francese, con abstract in lingua inglese (ma nessun timore, perché Reportages conserva il suo carattere divulgativo).

Si tratta di un’avventura entusiasmante, perché con la rivista negli anni ho portato avanti una serie di eventi, tra cui webinar, pubblicazioni, gadget, convegni, produzioni video e spot e le Assise del Giornalismo e della Storia, che sono in corso proprio in questi giorni. Le Assise, partite l’anno scorso, sono ciò di cui vado molto orgogliosa. È una tre giorni in cui si discute di editoria, comunicazione, giornalismo e l’ultima giornata è dedicata alla poesia. Poiché in Italia e in Francia negli anni ho avuto modo di assistere a dei festival a tema, appena rientrata a Benevento ho trasferito quanto avevo appreso in questi miei tour culturali. Con un riscontro inaspettato. Le Assise sono molto partecipate e soprattutto fanno comunità, diffondono gioia, fanno emergere talenti. C’è un’aria di famiglia. Tutti vanno via contenti alla fine di ogni evento, anzi, non vorrebbero più andarsene e questo non può che farmi piacere.

Alla rivista è legata Radio Reportages, che realizzo su piattaforma Spreaker e sulla quale carico i podcast quando ho qualche iniziativa da comunicare.

Ma comunque la forza di Reportages sono i collaboratori, perché per tutti noi è volontariato allo stato puro.

Ci racconta brevemente il perché di questa sua passione anche per i cortometraggi e mediometraggi?

È una passione antica, legata al gusto per la documentazione, i viaggi e la ricerca (che, come detto, svolgo anche in ambito accademico) ed al mio personale interesse per il cinema, che trovo formidabile anche come strumento didattico. Infatti durante le lezioni spesso ai miei alunni parlo di film a tema con gli argomenti trattati. Ho realizzato alcuni spot per la città di Benevento e dei lavori di taglio storico più ampio, che potete trovare in giro per la rete.

Adesso sto accarezzando il sogno di realizzare un film sulla storia dei miei illustri antenati, i Casalbore di Pago Veiano, famiglia di proprietari terrieri e professionisti di gran valore, alcuni emigrati in America, sui quali è in uscita un libro storico. Spero che i pagoveianesi mi diano una mano interpretando qualche parte. Per adesso, in quanto alla traccia vocale, ho raccolto i primi risultati di una collaborazione, ma per adesso meglio non svelare più di tanto.

Può accennare a quale delle sue tante pubblicazioni è più legata?

In effetti ho veramente difficoltà a scegliere, perché ogni libro è legato ad un momento della mia vita oppure ad una fase della mia evoluzione personale. Non saprei…

Sono legata all’ultimo che è uscito, I Longobardi nella storia di Benevento, perché è oggettivamente molto bello, un oggetto da regalare. Il grafico di Delta3 ha fatto un lavoro egregio.

Sono legata ai diversi che ho scritto sull’Irpinia, che è una terra che ho bisogno di frequentare perché i suoi paesi ed i suoi angoli sempre meno sconosciuti mi sanno ogni volta stupire ed emozionare.

Sono legata a quello che ho scritto su Martha Nussbaum con l’editore Il Prato, di Saonara, perché è stato in Italia il primo studio critico sul pensiero di questa grande filosofa (tant’è vero che sono stata contattata da un docente dell’Università di Urbino che mi ha chiesto di scrivere un saggio per la sua rivista scientifica). Sono grata di avere pubblicato i 25 luoghi imperdibili sulla città di Benevento e il grosso volume sulla pittrice Fryda Ciletti, entrambi con Youcanprint, perché il primo è stato recensito da un portale web fra i dieci migliori libri sulla città, mentre il secondo si trova nelle biblioteche di alcuni importantissimi atenei americani. Al Diario Stresiano, edito da Genesi, sono legati i miei ricordi di giovane docente catapultata sul Lago Maggiore alle prese con una delle esperienze più formative nella Scuola Alberghiera “Erminio Maggia”. Ma indimenticabili sono soprattutto i libri pubblicati con “Realtà Sannita” e con Giovanni Fuccio, a partire dal primo libro di storia locale dedicato a Pago Veiano, a quello su Cervinara, dedicato all’amatissima amica Elisabetta, scomparsa prematuramente nel fiore degli anni, fino all’ultimo libro pubblicato con lui, Storia delle donne nel Sannio, per il quale il direttore Fuccio organizzò una splendida presentazione all’Hotel President, con tutte le spese a suo carico.

Il suo entusiasmo coinvolgente che ha caratterizzato tutti i progetti da lei realizzati è un ingrediente vincente che dimostra quanto la volontà e la passione si possa tradurre in concretezza. Ha fiducia nei giovani e li indirizzerebbe alla professione giornalistica e editoriale?

I giovani hanno energia, voglia di fare, di viaggiare e di esplorare. Non ho ricette o consigli da dare quanto piuttosto raccomandare loro di fare ciò che sentono, essere affamati ed essere folli, come diceva qualcuno.

Ci lasci un motto per rilanciare il nostro Sannio.

Sannio: non una, ma mille vite da vivere.

GIUSEPPE NICCOLO’ IMPERLINO

Nella foto di gruppo, un momento delle Assise del Giornalismo e della Storia - II edizione (13 maggio 2025), da sinistra: Angela Del Grosso, Tullia Bartolini, Lucia Gangale, Maria Buonaguro, Marialaura Simeone, Annamaria Gangale e Lella Preziosi.