PPP e la sceneggiatura di Porno-Teo-Kolossal Cultura
Nella suggestiva cornice del Teatro Romano con una piecé teatrale, denominata PPP 3%, inserita nel cartellone di Città Spettacolo, diretta da Renato Giordano, è stata proposta la sceneggiatura di un film mai realizzato, del 1975, per la scomparsa del raffinato intellettuale, del poeta scandaloso, dello scrittore corsaro, del regista maledetto e del profeta inascoltato del ‘900 italiano.
Sul palcoscenico uno schermo gigante, con la scritta a caratteri cubitali Ostia Idroscalo 259 km, posizionato nel centro, sotto invece, una tavola imbandita, con una candela accesa, con i fiori, con 4 sedie. Intorno a quella mensa le altre 7 sedie, appoggiate orizzontalmente, alcune capovolte. Dal sottopassaggio dell’ingresso principale appare un uomo travestito con i tacchi a spillo, declama versi, si muove vistosamente, mentre ricorda le ultime ore, di una fredda serata autunnale, presagio di un’efferata e brutale uccisione, che è un romanzo criminale ancora avvolto in un infinito mistero e di trame ordite, per eliminare una scomoda figura, il grillo parlante di una società ormai alla deriva, imbarbarita di modelli esistenziali evanescenti, privi di valori, incapsulati dall’effimero.
Quella notte drammatica del 2 novembre del 1975, Pasolini e Pino La Rana, diventano gli attori di un set diverso, rispetto a quelli di altre riprese, il poeta viene ucciso dal ragazzo di vita, per una prestazione sessuale non desiderata, secondo la prima ricostruzione dei fatti. Il concorso di colpa di Pelosi, tuttavia presenta delle contraddizioni, altre piste poi vengono vagliate, tra cui si sarebbe saputo anni dopo che il movente fosse la restituzione delle pizze di Salò, rubate al regista. Possibili ipotesi rimanderebbero ad alcuni neofascisti, altre fonti avrebbero indicato a Johnny lo Zingaro, all’epoca quindicenne, per gli inquirenti alla Banda della Magliana, i mandanti sarebbero apparati occulti, legati ai servizi, ma anche il romanzo “Petrolio”, potrebbe essere stato il motivo della sua morte.
Mentre la voce recitante di Peppino Mazzotta, incanta il pubblico, conosciuto per il ruolo di Fazio, nella fortunata serie di Montalbano, sullo scherno scorrono le immagini di “Uccellacci ed uccellini” (1966), ambientato nelle periferie romane, interpretato da Totò con Ninetto Davoli, per evidenziare la parabola del sottoproletariato. La ricotta (1963), appare sullo schermo all’attento pubblico, con la scena del concetto dell’uomo medio, definito: mostro, pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista, lungimirante anticipazione di ciò che sarebbe avvenuto nella società del futuro. Entra in scena Anna Bonaiuto, legge magistralmente un copione intitolato: Porno-Teo- Kolossal, una scoperta postuma del regista friulano.
La sceneggiatura viene registrata per la prima volta, poi dattiloscritta, Pasolini inoltra una lettera, risalente al 24 settembre 1975, al grande Edoardo De Filippo, per proporgli di inserirlo nel cast.
Scrive l’intellettuale: “Epifanio lo affido completamente a te: aprioristicamente, per partito preso, per scelta. Epifanio sei tu. Il “tu” del sogno, apparentemente idealizzato, in effetti reale”.
La sinossi si sviluppa mediante un viaggio fantastico, iniziato da Napoli verso Roma in treno di Nunzio e di Epifano, che rimanda in parte a quello di Totò e Ninetto, in “Uccellacci e uccellino”, in una narrazione simbolica-ideologica, ideata con generi letterari diversi, la fiaba magica, il racconto picaresco e quello erotico, l’apologo biblico.
Pasolini mette in luce il linguaggio del corpo, inerente la sessualità, con le sue accezioni, dalla trasgressività alla scoperta dell’erotismo omofilo o eterofilo. Il Re Magio Epifanio segue la stella cometa, insieme a Nunzio, giungono nella capitale d’Italia, la dicotomia tra Sodoma/Roma, Gomorra/Milano, si contrappone per modelli variegati. Nella prima città, negli anni ’50, prevale il principio di tolleranza, la democrazia, con una visione della realtà non affatto contaminata da un’industrializzazione devastante, mentre a Milano, nella metà degli anni ’70, si diffondono i disvalori del neocapitalismo nonché si finalizza la strategia del terrore e la inaudita violenza. I due viaggiatori arrivano a Parigi/Numazia, il socialismo democratico e libertario, è minacciato dal neofascismo, assediato da un esercito, gli abitanti con un referendum decidono un suicidio di massa, sopravvive inizialmente solo il poeta.
La sceneggiatura attraverso le città-metafora, non è altro che il fallimento dell’utopia del marxismo. Nunzio ed Epifano, raggiungono l’Oriente dove vengono derubati di ogni cosa, persino di un misterioso pacco, contenente un presepe interamente d’oro che Epifanio, il Re Magio, ha portato in dono per il Messia. Un furto che rappresenta la fine dell’utopia della fede, segnata dalla scoperta della morte del Messia, nato e deceduto a causa del lungo viaggio.
Lo spettacolo teatrale PPP 3%. Le ceneri di Pasolini, è un’installazione sui versi di Igor Esposito, voce recitante Peppino Mazzotta. Il testo Porno-Teo-Kolossal è letto ed interpretato dalla nota attrice Anna Bonaiuto, una sorta di talk show multimediale con Pier Paolo Pasolini, Andy Warhol e Domenico Ingenito, per l’ideazione e la regia di Francesco Saponaro, il suono curato da Daghi Rondanini, il video da Diego Liguori. L’aiuto regista è Salvatore Scotto D’Apollonia, mentre la direzione tecnica e di Lello Becchimanzi.
Nicola Mastrocinque
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