Primo Carnera negli spettacoli del dopoguerra beneventano Cultura

Cosa è la cultura se non genera curiosità, pensiero e discussioni? Me lo chiedevo nella Villa-Museo ‘Primo Carnera’ a Sequals presso Pordenone, durante un Convegno dell’Associazione Nazionale dei Musei Italiani. Mi sarebbe rimasto qualcosa uscendo da quel luogo di testimonianze storiche estranee ai miei studi? La risposta me la diede un ‘forse’, a cui per fortuna feci caso. Passarono visitatori con una guida che raccontava la vita di Carnera, unico pugile italiano capace di conquistare nel 1933 il titolo di campione del mondo dei pesi massimi. Un giornalista di quel gruppo tornò un’ora dopo per dirmi che cercava fotografie del manifesto e cronache di una serata in cui Carnera si esibì a Benevento come lottatore, preceduto dallo show di un pianista jazz. Gli chiesi la fonte di quelle informazioni ma lui aggiunse che tutto si svolse forse’ in un teatro nuovo, mantenendo il segreto. Sentendo che non ne sapevo nulla non mi credette, mi lasciò senza un cenno di saluto.

Recuperare un episodio così eclatante consentirebbe di approfondire la conoscenza della vita locale del dopoguerra non solo dal punto di vista culturale. Carnera in esibizione in un teatro nuovo, dopo uno show di jazz, potrebbe essere accaduto nel Cine-Teatro Massimo che, inaugurato nel 1953, divenne presto la più importante scatola scenografica della città. E se la storia del Massimo giace purtroppo nel dimenticatoio, è noto che ancor prima di concludere la carriera pugilistica l’atleta si era dato al catch wrestling, o lotta libera americana, e che proprio in un teatro, il Teatro Puccini di Milano, nel 1942 aveva vinto il primo Campionato Italiano di lotta per professionisti.

Carnera però fu anche divo del cinema, cosa che apre un possibile spazio di ricerca. Nato nel 1906, era attivo in entrambi i settori per necessità economiche quando si esibì a Benevento, da cinquantenne, poderoso, alto due metri. Arrivò forse da Napoli, dove fece una tournée. Una ricerca nella Sezione Manifesti Storici del Museo del Sannio, nell’Emeroteca Provinciale, nell’Archivio di Stato, nelle raccolte di collezionisti privati, aprirebbe prospettive impreviste per una città che non è ancora intervenuta nel campo della produzione cinematografica. Non credo invece che la Villa-Museo di Sequals, già residenza della famiglia Carnera, conservi documenti sulle presenze del campione nel Mezzogiorno, dato che il progetto espositivo tende lì a sottolineare l’orgoglio del ‘friulano di campagna’ pervenuto a notorietà internazionale col mito del gigantismo. Ma ogni indagine va fatta.

Quanto alla sua vita oltre lo sport, la Villa-Museo di Sequals ne evidenzia l’immagine di maschio latino che gli spalancò le porte di Hollywood, allora scenario di attori e attrici famosi nel mondo. Primo Carnera fu dunque multiforme uomo di spettacolo, timido ma divertito accanto a dive come Jean Harlow, la fatale biondissima che lo circuiva, e come Myrna Loy la maliziosa star che con lui girò L’idolo delle donne e gli palpeggia i muscoli in una rara immagine del 1933. Ritrovarne tracce sarebbe possibile magari nelle fotografie della pubblicità di importanti film proiettati nei cinema al chiuso e all’aperto negli anni ’50: l’Arena Italia attigua alla Caserma Guidoni, il Teatro Comunale, il Cinema Italia e il Cinema Vittoria al Corso Garibaldi, l’Arena ENAL dietro il Palazzo Collenea, il Supercinema in Piazza Bissolati. Attrici e attori conosciuti da Carnera ne erano i protagonisti, i loro nomi si leggono nei manifesti affissi sul campanile di Santa Sofia, sui muri del centro storico, addirittura sui resti del duomo sventrato dai bombardamenti: Betty Hutton in Bionda incendiaria (1945); Anne Gwynne e Robert Lowery in I gangsters del fuoco (1949); Maureen O'Hara e Dana Andrews in Strada proibita un film di Jean Negulesco del 1950; ancora Maureen O'Hara e MacDonald Carey in Pelle di bronzo (1950); Otello Toso e Franca Marzi in Carcerato (1951); Ernest Borgnine e Broderick Crawford in Luci sull'asfalto (1951)…

Erede involontario del ruolo di Rodolfo Valentino morto nel lontano 1926, Carnera dunque arrivò a Benevento negli Anni ’50, troppo tardi se nemmeno le donne hanno mai parlato di lui. Aveva perduto un po’ di fascino il loro monumentale ex-idolo, ma il corpo parlava ancora un linguaggio seduttivo. L’arricchimento della serata con un concerto jazz sembra nascondere qualcosa di personale di Carnera in età avanzata, la sua delicata contrarietà all’uso ‘cattivo’ della forza fisica, la remissività con cui ormai accettava le scelte dei manager che gli sottraevano guadagni. Forse per richiamare anche un pubblico femminile aggiunse alla sua esibizione nel Teatro Massimo uno show di jazz, eleganza all’americana.

ELIO GALASSO