Scatti e Ri...scatti - L'Arco del Sacramento e il Quartiere Triggio Cultura

Ed eccoci tornati, come di consueto, con Scatti e Ri…Scatti che lascia più spazio alle immagini ed usa l’essenziale per le parole. Questo per riaccendere i riflettori sui luoghi noti e meno noti del nostro territorio, a partire dalla nostra amata Benevento. In questo numero abbiamo spostato il nostro obiettivo su un’ampia zona della città andando a curiosare nel quartiere Triggio. Al limitare del quartiere nel quale ricade un’interessante zona archeologica, ovunque, possiamo osservare esemplari di epoca romana. Parliamo della zona urbana sorta intorno al Teatro Romano di cui già abbiamo avuto modo di parlare.

L’Arco del Sacramento

Quasi dimenticato, dimesso, nascosto l’Arco del Sacramento che possiamo osservare in questa immagine ci ricorda la città prima della città, con i suoi agglomerati urbani e le sue vestigia.

Nascosto quasi dalla Cattedrale, che prossimamente descriveremo, questo arco di fattura romana accoglie i passanti sulla via Carlo Torre e, come dicevamo, oggi sorge lateralmente al Palazzo Arcivescovile. Essendo più interno alla via principale, bisogna andare a cercarlo con sguardo attento per apprezzarne la bellezza. Leggiamo che l’arco è databile tra la fine e l’inizio del II secolo. Oggi a noi si presenta nella sua essenzialità color mattone, primo dei fregi di un tempo, degli eleganti rivestimenti in marmo e spogliato delle statue che all’epoca erano posizionate nelle nicchie ai due lati dell’arco stesso. Questa costruzione dava accoglienza a chi accedeva a quest’area detta del Foro. Esso ricade in una più ampia area archeologica che conteneva anche un ampio complesso termale.

Quartiere Triggio - scorci

Abbiamo lasciato alle nostre spalle l’Arco del Sacramento che ci ha accolto e ci addentriamo ora nei vicoli del caratteristico Quartiere Triggio il cui nome deriva dal latino Trivium. Il quartiere sorge tra le mura longobarde. Camminando tra queste vie si nota chiaramente la sovrapposizione della città nuova (di costruzione longobarda) rispetto alla (città vecchia) romana. Qua e là, osservando con attenzione, non è difficile imbattersi in reperti romani riutilizzati nella costruzione delle case attuali, come pure icone votive di varie epoche, dalle più antiche alle più recenti. L’atmosfera è suggestiva e puoi scattare immagini significative con varie angolazioni. Mi sono divertito infatti a immortalare alcuni scorci che sarebbero “perfette scenografie” per uno spettacolo teatrale, o dipinti nei quali il mattone stesso gioca con il verde e l’immagine che ne scaturisce è davvero senza tempo. Chi abiterà questo luogo magico: una strega? Un poeta? Un vecchio artista? Un longobardo tornato dal passato? Il quartiere custodisce molti segreti e leggende e ci riserva sempre nuove sorprese, ogni qualvolta ci torniamo in visita.

Quartiere Triggio - Zona Teatro Romano

Sebbene abbiamo già parlato del Teatro Romano, aggirandoci nel Quartiere Triggio non potevamo trascurare questa angolazione della struttura che ci dimostra, in questo scatto, quanto verde sia presente nel cuore del Centro storico e quanto in maniera appropriata si sia pensata e realizzata la sua riqualificazione. E’ molto piacevole camminare in questa zona e ascoltare i rumori della vita che in essa pulsa.

Quartiere Triggio - Il Cimitero dei Morticelli

In questa immagine possiamo osservare l’ingresso di un’antica chiesa. Mai avremmo immaginato che proprio qui sorgeva un Monastero benedettino di grande importanza durante il ducato longobardo di Benevento. Detto Monastero, databile intorno all’anno 837 d.C, pare fosse stato dedicato a Lupolo, martire capuano, e Zosimo, vescovo di Siracusa. Quando tale luogo di culto cadde in disuso, fu utilizzato come cimitero dei bambini. Il Cimitero detto quindi “dei Morticelli”, insieme al resto, fu colpito quasi interamente dai bombardamenti degli americani durante la Seconda Guerra Mondiale. Progressivamente cominciò il suo abbandono e, nel rispetto dei resti mortali ancora presenti sul posto, si diede loro nuova degna sepoltura trasferendoli nel cimitero comunale. Ancora oggi i “Morticelli”, prima monastero, poi cimitero, ha un fascino straordinario che profuma di antico.

GIUSEPPE NICCOLO’ IMPERLINO

Aiuto foto: Francesco Verdicchio 

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