Via Vairo, una strada cancellata a due passi dall'Arco Traiano Cultura

Alle spalle e a lato del palazzo dei marchesi Perrotti (oggi sede del Banco di Napoli) si aprivano diverse stradine: via Pontile, Via Carlo di Tocco, Via Leonardo Vairo.

Sicuramente sfuggirà alla memoria di molti la figura di Leonardo Vairo (monaco benedettino), a cui andò l’intitolazione della stradina, a pochi passi dall’Arco di Traiano, oggi non più esistente a causa dei lavori di riqualificazione ch ebbero inizio nel 1936.

Vairo nacque a Benevento nel 1523. Fu priore di Santa Sofia, ma molto insidiato nella vita.

Salvatosi dagli effetti del veleno propinatogli nel cibo da un monaco, perdonò l’attentatore e a due altri suoi complici.

Nel 1583 dette alla luce la sua maggiore opera, i tre libri “De Fascino” che si riallacciavano alla demonologia del XVI secolo.

Vairo definiva la fascinazione come una forza magica, una qualità perniciosa frutto di un patto diabolico fra i demoni e l’uomo (e per questo presenta una serie di amuleti e riti per scongiurare l’illusione diabolica).

L’opera cerca di distinguere il naturale dal soprannaturale mentre discute argomenti come nascite mostruose, lupi mannari, il sabba, la natura dei poteri demoniaci, i basilischi, la facoltà di divinazione pertinente ad alcuni animali, la profezia soprannaturale e la possessione demoniaca che può colpire più frequentemente le persone malinconiche.

Come già ricordato l’opera è divisa in tre libri: il primo libro tratta di negoziazione con le magie demoniache; il secondo riguarda i limiti del potere umano in materia di stregoneria: i demoni sono gli agenti di incantesimo e divinazione, con l’immaginazione umana che svolge un ruolo passivo nel processo. L’ultimo espone la dottrina della Chiesa sulla stregoneria e si conclude con un curioso discorso intitolato “De veneno domino Leonardo Vairo. exhibito, Horatij Albini Enarratio”.

Nel 1587 fu nominato vescovo di Pozzuoli e resse questa sede per sedici anni. Un affresco del 1636, ben conservato nella diocesi di Pozzuoli, è l’unica traccia del suo ritratto con la seguente iscrizione ai suoi piedi: LEONARDVS VAIRVS BENEVEN. CANONICVS / REGVLARIS XSTO PP. V. ANNO 1586

CESARE MUCCI