A colloquio con Michele Pastore Economia

Le poche industrie del Sannio stanno vivendo momenti di grande sofferenza; è pur vero che la crisi è generale, ma la nostra già debole economia ora rischia il tracollo. È così?

«Innanzitutto non generalizzerei. Certamente sono diverse le aziende in crisi, ma non tutte la vivono con la stessa intensità e gravità. Va osservato, inoltre, che soprattutto le aziende familiari locali o che hanno un brand generazionale, contrariamente a quelle che fanno parte di grandi gruppi, difficilmente sono propense a delocalizzarsi in altri paesi. Con grande sacrificio, cercano di reggere la concorrenza, tenere il mercato ed aggredirne di nuovi. Certo, anche sulla nostra economia i riflessi negativi si stanno sentendo; ma grazie ad un nocciolo duro, non parlerei di racollo: a meno che non vi sarà un tracollo Paese».

Cosa sta facendo l’Unione degli industriali del Sannio per arginare questa situazione così grave?

«Confindustria sta facendo quello che un’associazione deve fare in questi momenti: essere accanto alle aziende per dare loro assistenza tecnica; stimolare i Governi (da quello centrale a quello regionale, a quelli locali) ad adottare politiche di sviluppo economico ed industriale; accompagnare le aziende nella loro quotidianità e nelle loro programmazioni aziendali; ricercare e creare occasioni di crescita. È soprattutto nei momenti di crisi che un’associazione come Confindustria deve essere maggiormente vicina alle aziende e corrispondere alle loro esigenze».

Quello che più preoccupa è la crisi occupazionale che scaturisce dalla crisi delle industrie. Salvare tutti i settori, sarebbe impossibile. Secondo lei su cosa si dovrebbe puntare nel Sannio per creare occupazione?

«La crisi delle industrie comporta certamente anche un risvolto negativo sull’occupazione, quindi di tipo sociale: ne siamo consapevoli e Confindustria cerca di arginare, dove può, questa deriva. Non sono d’accordo sulla sua affermazione: più che i settori, a salvarsi sono le aziende. In qualunque settore esse operino. Le quali riconvertendosi, investendo, innovandosi, elevando le competenze dei propri collaboratori, riescono a superare anche i momenti di crisi recessive come quella che stiamo vivendo. Personalmente, sono fiducioso che il sistema delle imprese sannite saprà superare questa fase negativa».

Può essere il turismo il settore su cui puntare per il rilancio del Sannio?

«Il turismo è da sempre uno dei settori potenzialmente vincenti, non solo dell’Italia ma anche di questa provincia: Confindustria l’ha sempre sostenuto e continua a sostenerlo. Dobbiamo, però, essere chiari su un punto. L’industria turistica ha bisogno di una politica seria, mirata, fatta di infrastrutture, di promozione, di una fiscalità in linea con gli altri paesi concorrenti, di investimenti culturali, di un sistema coeso. I flussi turistici, si creano solo dopo anni e anni di duro lavoro, non certo dall’oggi al domani».

Come sono i vostri rapporti con il sindacato, in questa fase così difficile: c’è collaborazione o conflitto?

«In momenti come questi è impensabile far prevalere la conflittualità. Devo dire che coi sindacati, aldilà di certe situazioni vertenziali, c’è sempre stato, reciprocamente, il massimo della collaborazione: qui nel Sannio, le relazioni industriali sono costruttive e abbastanza serene rispetto ad altre aree. Inoltre, assieme si sta cercando di lavorare per un piano di rilancio industriale e produttivo dell’intera provincia».

E con gli enti istituzionali quali Comune, Provincia e Camera di Commercio di Benevento?

«I rapporti di Confindustria con le istituzioni locali sono ottimi e molto collaborativi. Devo dire che Confindustria viene vista come un soggetto di riferimento affidabile, credibile e propositivo. In ultima analisi, in questa provincia tutti fanno sistema e, quando si fa sistema, i risultati non possono che essere conseguiti».

GIUSEPPE CHIUSOLO

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