2023 anno dell'olio In primo piano

Sarà presentato prevedibilmente a fine aprile, durante la Fiera internazionale dedicata al riconoscimento dell’IGP “Olio Campania”, il patto per l’agroalimentare made in Campania. Seguendo le indicazioni della nuova Politica agricola comunitaria cambia radicalmente la strategia della Regione,che dovrà intervenire sulle filiere produttive enon più in modo generalizzato. Ciò costringeràle piccole imprese, dei diversi settori produttivi,ad unirsi per accedere ad aiuti ed incentivi comunitari: dalle Reti d’impresa ai consorzi, dalle partnership alle joint venture, ogni strumento è buono per vincere la diffidenza e l’individualismo che fino ad oggi hanno frenato l’avvio di seri progetti imprenditoriali comuni.

RICONOSCIMENTO

L’IGP Olio Campaniaè uno strumento strategico ed inclusivo a disposizione dell’intera filiera olivicola ed una opportunità in più per competere sui mercati nazionali e internazionali. Un brand che agevolerà la promozione sui mercati anche delle 5 DOP campane di pregio, attraverso processi di accompagnamento funzionali alla crescente domanda di prodotto tipico d’eccellenza, creando cioè sinergie e complementarietà di azione e di obiettivi. Di questo e di altro abbiamo parlato con l’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Caputo, in visita all'Associazione Olivicoltori Sanniti di Frasso Telesino. “IGP Olio Campania” è diventata realtà. Questo apre prospettive e nuove opportunità per i produttori in particolare delle aree interne.

Il 2023 dovrà essere per la Campania l’anno dell’olio, dobbiamo fare tesoro del riconoscimento “IGP Olio Campania” dovuto soprattutto all’attivismo del presidente della Cia Raffaele Amore. Oggi ci sono, a mio avviso, diversi segnali positivi che possono far ben sperare che questo prodotto diventi punto di riferimento e testimonial della produzione di qualità della nostra terra. Partendo da un presupposto, però. Il dato caratterizzante della produzione olivicola campana è che molte imprese non si limitano alprofitto, ad avere fortuna in azienda, ma accompagnano la produzione con buone pratiche di sostenibilità ambientale, che sono poi gli aspetti fondamentali che ci vengono dalla nuova Politica agricola comune. Siamo proiettati in questo senso ed è bello verificare che ci sono aziende, come l’Associazione Olivicoltori Sanniti, dove si è riusciti ad applicare appieno il concetto di ‘economia circolare’, ottenendo il meglio da ogni singola fase di lavorazione.

In particolare nelle aree interne della Campania, il mondo agricolo presenta rinomate “eccellenze”oltre che nell’olio, anche nella viticoltura e nella zootecnia. In che modo la Regione può creare le condizioni per rilanciare i diversi comparti produttivi?

In Campania abbiamo una incredibile biodiversità, quindi tanti comparti forti, ma questo è anche il fattore che c’impedisce di adottare una strategia verso la singola filiera produttiva. Penso, invece, che sia giusto “scegliere”: siamo forti in tutti i settori alimentari, ma la filiera dell’olio,nel 2023, deve essere sostenuta e deve trascinare anche gli altri prodotti. In questa direzione, tutti i soggetti devono svolgere la propria parte e dare il proprio contributo. Se un settore arranca, non è per mancanza di volontà politica, ma perché insieme non siamo riusciti a creare le giuste condizioni di sviluppo.

Qualità di prodotto e sostenibilità ambientale, dunque, idue fattori strategicisu cui investire. Per le imprese non sarà semplice adottare nuovi modelli imprenditoriali, se non adeguatamente sostenute. Da dove partire?

Sull’IGP Olio Campania, che raggruppa tutte le varietà del settore, faremo un’iniziativa importante per superare innanzitutto un gap culturale e anche qualche devianza,come quella dell’autoconsumo, che deve lasciare il passo ad una commercializzazione veradel prodotto: ciò presuppone un aumento della quantità, oltre che della qualità. Come dicevo, il 2023 sarà l’anno dell’olio in Campania; a fine aprile faremo una Fiera dell’Olio in una zona interna della Campania per rappresentare la forza ed il sacrificio di queste imprese che fino ad ieri abbiamo definito ′eroiche′,perché in alcune zone interne è davvero così. Dobbiamo mettere in campo misure che fanno crescere i frantoi e le aziende agroalimentari, un percorso rispetto al quale sarà fondamentale l’aiuto delle organizzazioni. Il mio auspicio è che ci siano più associazioni d’impresa o consorzi, che dovranno organizzarsi e svilupparsi utilizzando con intelligenza i nuovi strumenti dei PSP (Piani Strategici della PAC) per valorizzarele nostre produzioni agroalimentari.

In altri territori italiani, a dare un forte impulso alle eccellenze del luogo è il turismo, da quello di massa in alcuni periodi dell’anno a quello esperienziale collegato al cibo e al paesaggio.

Col collega Felice Casucci,assessore alla Semplificazione amministrativa e al Turismo, stiamo mettendo insieme gli asset fondamentali del sistema produttivo della nostraregione, molto attrattiva dal punto di vista turistico; ma oltre ai beni storici, alla cultura, al turismo religioso o alla bellezza delle città deve anche avere, al suo centro, il sistema agroalimentare: le strade dell’olio, le strade del vino, le imprese virtuose, il ristorante o l’agriturismo particolare. Quando un turista viene in Campania deve tornarsene non solo con la percezione di aver visto il golfo di Napoli o la costiera Amalfitana, Pompei o la Reggia di Caserta, ma anche di aver assaggiato e apprezzato un buon olio, un buon vino e tanti buoni prodotti del territorio.

GIUSEPPE CHIUSOLO